Badoglio, la falsa gloria e i fantasmi
Badoglio, la falsa gloria e i fantasmi LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' di O.d.B. Badoglio, la falsa gloria e i fantasmi To Badogliate Gent.mo sig. Del Buono, anche il signor Rivara di Monza con la sua lettera da voi pubblicata il 30 giugno si unisce a coloro che ad ogni costo vogliono riabilitare Badoglio e dimostrare che, stante il suo «fulgido» passato, aveva ben diritto di esprimere giudizi anche drastici sul popolo italiano. Ragioniamo con i fatti e non con l'emotività o le preferenze soggettive. Come quando Badoglio salvò l'Italia traendola da una situazione difficile e immettendola in quella via che portava alla rinascita? In realtà, il Maresciallo fu l'uomo che Re Vittorio ritenne il più adatto a operare il «salto di campo». Quando al Re apparve chiaro che le probabilità di una vittoria tedesca erano pressoché nulle (e, forse, nemmeno più desiderabili) e che anche le speranze in una pace di compromesso erano oltremodo illusorie, si mosse per estromettere Mussolini e firmare un armistizio con gli alleati. Quando questa mossa - ovviamente da compiere all'insaputa del partner nazista - sarebbe stata resa di pubblico dominio, avrebbe provocato una rabbiosa reazione hitleriana e la quasi sicura occupazione di gran parte dell'Italia. Che l'armistizio sia stato reso pubblico l'8 settembre anziché tre o quattro giorni dopo ha un'importanza relativa perché, in ogni caso, le conseguenze erano scontatissime. Dove sta, dunque, la gloria di Badoglio? Fu solo l'uomo scelto dal Re per portare l'Italia nel campo avversario, gettando le premesse per salvare soprattutto l'istituto dinastico. Per fortuna il popolo italiano non dimenticò di essere stato bassamente strumentalizzato dal Re (come, del resto, lo era sempre stato, altro che Re costituzionale) e il 2 giugno '46 si comportò di conseguenza. Di quale carica di disinvolto cinismo fosse permeata l'intera manovra badogliana lo capirono naturalmente anche gli alleati i quali coniarono il famoso «To Badogliate». Che doveva fare allora Badoglio il 25 luglio? C'era poco o niente da fare perché non era possibile rimediare radicalmente ad una politica negativa condotta dal Re a partire dal 28 ottobre '22... Pippo Portoghese, Torino Una delle conseguenze del pro¬ lungarsi della vita umana fa sì che si continui a discutere su fantasmi che da un pezzo non fanno più apparizioni. Parlar male di Badoglio è forse proibito come parlar male di Garibaldi? [o. d. b.] Puzza di retorica Egregio signor Del Buono, sono un caporale alpino della classe 1914. Alla lettera su Badoglio dell'ing. Scolari di Verona, desidero aggiungere anche il mio punto di vista dissenziente. Lasciamo perdere il comportamento del marchese duca sulla faccenda di Caporetto dove i pezzi di artiglieria rimasero silenziosi. Sulle indagini militari di allora scese un non luogo a procedere e anche sospetti, esattamente come su Ustica oggigiorno. Veniamo ai fatti della recente guerra. Il Maresciallo disse a suo tempo che non eravamo preparati a scendere in campo per via del materiale logorato in Africa Orientale e Spagna. I due compari dalla doppia greca optarono per l'intervento. Uno, ubriacato dalle vittorie naziste, volle entrare nell'agone per banchettare come una iena sulle spoglie dei vinti. L'altro, semiconvinto ma soprattutto intimidito da un possibile colpo nazifascista per esautorarlo, avallò l'errore madornale. In questo caso, Badoglio avrebbe dovuto chiedere le dimissioni delle alte cariche ricoperte, mettendosi a riposo senza nessuna preoccupazione finanziaria. Però in lui albergava lo spiritello di Machiavelli. Infatti: a) se l'Asse vinceva, restando a cavallo, alla fine sarebbe stato ricoperto di prebende, onori e forse ci sarebbe scappato qualche altro titolo nobiliare; b) se si fosse dimesso come detto prima, ritirandosi a vita privata, sarebbe stato dimenticato dai mass-media; c) se per ipotesi, come è accaduto, le cose fossero andate male per Hitler, annusando da lontano la disfatta, avrebbe sempre avuto il tempo di cambiare bandiera, voltando gabbana e passando armi e bagagli nel campo vincente, ottenendo il perdono e magari guadagnandoci ancora. Non siamo forse passati dalla Triplice Alleanza alla Quadruplice Intesa per finire nell'Asse cardanico Roma/Berlino/Tokyo! Scusatemi, ma non credo di aver fatto un processo errato alle intenzioni. Per quanto alla frase: «Egli aveva partecipato a più guerre, affrontando coraggiosamente (sic) i pericoli come tutti gli altri combattenti», no, per favore! Tutto ciò puzza di retorica come la faccenda del Re Soldato. Il sottoscritto è stato in Balcania dove sono morti tanti suoi compagni. A lasciarci le penne sono stati i soliti soldati insieme con i sottufficiali e gli ufficiali subalterni. Dal grado di maggiore in su (salvo poche eccezioni) il pericolo era molto, ma molto minore. Per me l'Albania è stata la strage dei sottufficiali e degli ufficiali subalterni. Essi solo dovevano dare l'esempio alla truppa davanti al nemico... Enzo Siepe, Biella Fantasmi che non si rassegnano a scomparire. Lo scarso numero di nomi di generali che vengon ricordati dal popolo italiano, oltre questo di Badoglio, ci indica un distacco concreto, non immaginario, tra storia militare e società italiana. Provare a chiedersi dieci nomi di generali italiani celebri di tutti i tempi: Cadorna e Diaz, Badoglio e Graziani, e poi chi ancora? [o. d. b.] Un tempo, i generali Egr. sig. Del Buono, ho letto con interesse l'intervento del 6 luglio a firma del generale Paolo Matucci, il quale lamenta lo scarso attaccamento dei giovani al servizio militare. Mi permetto di ricordargli che se un tempo lontano il servizio militare poteva giovare nell'educare i giovani, oggi i giovani sono già in possesso di una cultura, pertanto so- no 12 mesi sprecati. Dobbiamo arrivare alla consapevolezza e alla mentalità delle altre nazioni europee in cui il servizio militare è volontario. In merito agli obiettori di coscienza, sarebbe auspicabile che i giovani di tutto il mondo si dichiarassero obiettori di coscienza, ciò significherebbe non più eserciti e non più guerre... Un tempo non lontano, di regola i generali non esternavano; recentemente, da quando si è iniziato a parlare di riforma delle forze armate, hanno preso a circolare interviste e spesso anche testi di discorsi che, francamente, lasciano grande perplessità. La riforma delle forze armate, sia chiaro, è un problema che interessa non solo i generali, bensì tutti noi e, quindi, la prima preoccupazione è la ricerca di un responsabile equilibrio in osservanza delle direttive Nato e anche in linea con lo sviluppo socio-economico di ogni nazione che ne fa parte... Albino Porro, Asti Il guaio è proprio lo sviluppo socio-economico della nostra nazione, gentile signor Porro. Non tira un gran buon vento [o. d. b.j
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