Viareggio, il paradiso perduto di Pierangelo Sapegno

Viareggio, il paradiso perduto UNA CITTA' DIVORATA DAL SUCCESSO Omicidi, attentati, criminalità: la Versilia nera cancella un mito dell'estate Viareggio, il paradiso perduto Ma sul mare numero chiuso VIAREGGIO I L vecchio signore un giorI no si mise l'animo in pace. Sognava un posto per tanti amici, una pinta di birra e il whisky scozzese per tirare la notte dietro a un tavolino, sognava un'orchestra che suonava i lenti magari sotto la luna e altre stelle da portare qui, dopo i Platters e Ginger Rogers, dopo Liza Minnelli e Celentano. A Sergio Bernardini, «novecento amici da coccolare» non bastavano più. Ne voleva duemila, tremila, e la Bussola era diventata così piccola. E poi ne servivano ancora di più, chissà quanti. II vecchio signore aveva fatto il suo tempo, per questo si arrese. Viareggio, invece, cambiò semplicemente i suoi giorni, come si cambiano le mode, o si smettono i vestiti. «Noi siamo cresciuti», dice Enrico Buonpensiere, il padrone dell'Hotel Kursal, vicino alla pineta, a due passi dal mare. «E quando si cresce, si diventa diversi. E' normale, no?». Certo, è normale, lo ammette anche Bernardini, il vecchio signore con i capelli grigi e gli occhi stanchi. Vi ricordate quella volta che minacciò Marlene Dietrich, che voleva portarle via le pellicce bianche di visone perché lei non sapeva più se venire o no alla Bussola? Tutto finito. Guardatevi intorno, ora. I ragazzi fanno la coda alla Canniccia, al Midhò, al Victoria, riempono disordinatamente i piazzali sul lungomare. Rombano le moto, sgommano le macchine. Clacson e urla, odori di fritto e di mare. Le spiagge di sabbia sono quasi nascoste dalla folla di bagnanti. «E' una domenica eccezionale come io non avevo mai visto», ripete Oreste Giannelli, del bagno Nettuno: «Ho dovuto mandare via i turisti, e ho cominciato presto, alle prime ore di sole, perché non c'era già più un metro libero». E c'è davvero tanta di quella gente che a Torre del Lago da ieri mattina alle undici hanno deciso di mettere addirittura il numero chiuso alle macchine: sul viale Kennedy, transenne e vigili per ricacciare indietro le lunghe code di turisti. Fa un caldo che si soffoca, e tutto d'un colpo. «Vedete? Come si fa a parlare di crisi d'immagine?» Antonio Cima, il sindaco uscente di Viareggio, allarga le braccia: «La gente viene e più di prima, e la verità è che noi dobbiamo affrontare un problema di quantità. Siamo diventati una metropoli del turismo ed è con questa realtà che dovremo confrontarci da ora in avanti. Tutto il resto non conta, credetemi, sono solo chiacchiere al vento». Ecco, nel tempo andato, la piccola città delle vacanze avrà forse perso i suoi sogni e la sua quiete. Anche le memorie di Bernardini sono spazzate via. Oggi, la Versilia racconta altre storie, magari più anonime e più tristi. L'ultima è quel¬ la di Giovanni Giacco, che aveva 29 anni e un fuoristrada, una vita comune e una passione straordinaria, per Milva Fabbri, professione entraìneuse e amicizie pericolose. Lei ferita, lui morto. L'hanno trovato sulla sua macchina, il capo reclinato sul sedile, un colpo alla tempia. Strano suicidio, affermano gli inquirenti. Prima di morire avrebbe sparato per vendicare l'amante centrata ai fianchi da un bandito prepotente. Le cronache dei giornali locali titolano con un po' d'enfasi: «Amore, morte e malavita». Non è forse un giallo molto speciale, ma è a modo suo lo specchio deformante di una realtà nuova, quasi impensata. Un po' come quello di Maria Luigia Redoli, condannata all'ergastolo per aver ucciso assieme all'amante Mario Cappelletti il marito Luciano Iacopi, che era uno di quei ricchi senza passato e che aveva brutta fama d'usuraio. Una storia piena di magia nera, una vicenda di soldi, sesso e mistero per raccontare una capitale del turismo che ha cambiato le regole e i valori, per restare alla fine prigioniera della sua rivoluzione del suo successo effimero. Era l'estate di tre anni fa. E da allora la Versilia ha vissuto altre vicende oscure di malavita comune. Luciano Tonni, procuratore generale presso la corte d'appello di Firenze, ha aperto l'anno giudiziario con un grido d'allarme per le «attività mafiose entrate in maniera diffusa su tutto il territorio regionale». La riviera, ha aggiunto, è attraversata dal cancro della criminalità organizzata: «Negli ultimi due anni, cinque omicidi e decine di attentati». Qualche mese fa, 21 arresti per decapitare un clan. Tutti segnali non isolati. E l'anno nuovo è cominciato proprio com'è finito quello vecchio. A gennaio, una bomba ha devastato la villa «I cipressetti», al Forte, nel cuore di Roma Imperiale, ai confini con la pineta: un ordigno sotto il loggiato che circonda la costruzione, un cartoccio di esplosivo collegato a una miccia. Era, narravano le cronache, il diciottesimo misterioso attentato compiuto ai danni di una villa. Altri quattro ne sono seguiti, da allora. E pure l'estate è cominciata così, con questa maledizione. La mezzanotte del 21 giugno sono andate in fiamme le cabine del Bagno Marconi. Turisti spaventati: «Ora basta, non ne possiamo più. Bisogna far come Ri- Bern«Non tornindi rdini si può nare etro» mini che durante la notte chiude l'accesso agli stabilimenti». Poco dopo, altro attentato. Bruciano i muri del ristorante Lo Sparnocchio, in darsena, alle tre e mezzo. «Teppisti», sostengono gli inquirenti. Ricorda Sauro Bertolucci, il gestore: «Mi hanno svegliato nel cuore della notte e non volevo crederci, non riuscivo a crederci. Poi sono andato giù, ho visto la cucina distrutta, la sala annerita dal fumo. Eppure, io non ho mai ricevuto minacce di nessun tipo, lo giuro». La stessa dichiarazione rilasciata da Guglielmo Polacci, titolare del Bagno Marconi, ai giornalisti: «Non so spiegarmi quello che è accaduto. Nessun ricatto, nessuna minaccia». E guai sospettare il contrario: possono piovere le querele. Ma allora qual è il cancro che ammorba la Versilia, con il suo lungomare soffocato dalle macchine ferme in coda sotto il solleone, con i cartelli del «Tutto esaurito» appesi alle porte delle pensioni, con il numero chiuso a Torre del Lago e le discoteche che festeggiano «l'estate più pazza del mondo»? Sergio Bernardini scuote il capo: «Questa Riviera rimarrà sempre una Ferrari. E' in ascesa, e ne sono felice perché io adoro questo posto e non potrei farne a meno. Pazienza se siamo diversi. Tutto cambia, è il mondo che cambia. Ai miei tempi c'era il parcheggiatore con la visiera, le biciclette non sparivano, venivano gli artisti. Quando io ho cominciato nel '47 a fare spettacoli nel complessino che veniva qui c'era Piero Angela al pianoforte ed era il più bravo di tutti. Ora, fa il giornalista ed è sempre il più bravo. Così può essere per ogni cosa, capisce? La verità è che la Bussola di quegli anni non ha più senso adesso e i rimpianti non servono a niente. Allora si trattava di coccolare mille o duemila persone per una stagione intera che durava quattro mesi: erano sempre le stesse persone, era l'Italia che veniva dalla guerra e aveva tanta voglia di divertirsi. Oggi bisogna coccolarne milioni concentrati in soli quaranta giorni. Io non avrei saputo cambiare e mi sono fatto da parte... Ecco, in questo momento io guardo gli altri e provo piacere. La Versilia è cambiata come la mia Bussola, è cambiata nel bene e nel male». Così va il mondo. E molti la pensano nella stessa maniera. Enrico Buonpensiere, presidente dell'associazione albergatori: «Il degrado fisiologico è innegabile, ma ci sono grosse potenzialità. Al Forte si preannuncia un ritorno in grande stile del turismo, le richieste sono in aumento, la nostra offerta è buona». Antonio Cima, de, ex sindaco travolto da una crisi che ha diviso il psi, partito alleato: «Viareggio oggi è una città di mare di sessantamila abitanti con un forte peso industriale. Ci sono problemi, forse si è fatto qualche errore in passato, c'è stata una crescita non controllata. Ma, per carità, nessuna nostalgia. Il tempo andato dev'essere un'esperienza da sfruttare per il futuro. Fermarsi a guardare indietro sarebbe l'errore più grave». Antonio Molino, de, da due anni sindaco di Forte dei Marmi: «Il mondo di una volta ormai non c'è più. E' inutile pensarci. Di oggi, la cosa che ci preoccupa di più è questo turismo pendolare che non dà sufficienti sicurezze e che può vivere come un lampo e sparire in un attimo. Basta un fine settimana con il cielo buio per creare dei problemi. La criminalità? Certo, c'è, ma fa parte di questo mondo. Gli incendi nelle ville? Atti vandalici. Il racket? Invenzioni dei giornali a caccia di scoop». Chissà che non sia tutto vero. E poi l'estate lontana dai rumori, dalla folla, dal disordine sembra un ricordo svanito anche fuori da qui. Sul lungomare, palazzine liberty e cubi di cemento stanno insieme in uno strano miscuglio. Dove c'erano caffé, ci sono boutique. Adesso il sabato sera bisogna mettersi in coda dal Patriarca, da Tito del molo, o da Romano, e sperare di trovare un tavolo libero con un po' di pazienza, si può passare dalla pasticceria di Carlo Campani e restare schiacciati in mezzo ai turisti, si può girare mezza città per trovare un buco qualsiasi in un albergo qualsiasi. «Può non piacere, è,vero, ma è così», dice Bernardini. «Io amo la Versilia perché si vende bene. E non importa se io non ci sono più, se io non ho più niente da vendere». Va bene, buttiamoci nella mischia. E Marlene Dietrich? Sergio Bernardini si passa una mano davanti agli occhi. «Ah, anche lei non esiste più». Pierangelo Sapegno Bernardini «Non si può tornare indietro» La vittima dell'ultimo giallo della Versilia, trovata senza vita nella sua auto

Luoghi citati: Firenze, Forte Dei Marmi, Italia, Roma, Torre Del Lago, Viareggio