Panic, blitz sotto i bombardamenti
Panic, blitz sotto i bombardamenti Panic, blitz sotto i bombardamenti A sorpresa vola nella capitale bosniaca per trattare ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO A bordo di un velivolo dell'Unprofor, il contingente di caschi blu stazionati nell'ex Jugoslavia, il premier della Federazione serbo-montenegrina, Milan Panie è arrivato ieri a Sarajevo. Panie ha annunciato che le forze serbe ritireranno tutte le loro armi pesanti da Gorazde e le consegneranno all'Unprofor. Ad accoglierlo all'aeroporto c'era il generale Lewis MacKenzie, comandante delle forze dell'Orni nella capitale Bosniaca. «Vengo qui per portare la pace, una pace incondizionata. Come segno di buona volontà consegnerò un carro armato delle forze serbe arcaschi blu. Ma il mio è un gesto simbolico, un invito a tutte le parti, serbi, musulmani e croati a fare altrettanto». Nel quartier generale delle forze di pace dell'Orni Panie ha incontrato il presidente bosniaco Alja Izetbegovic. Il colloquio è durato quasi tre ore. Alla fine i due uomini non hanno posato per i fotografi stringendosi la mano, come era stato annunciato in precedenza. Sembra del resto che Izetbegovic abbia accettato di incontrare Panie soltanto dopo molte esitazioni. In una breve conferenza stampa, Panie ha detto che vuole mettere fine al più presto a «questa stupida ed inconcepibile guerra», e intende dare «poco tempo» a Izetbegovic per verificare l'effettiva volontà di pace del governo di Sarajevo. «Altrimenti - ha aggiunto - tutto il mondo saprà chi è che vuole continuare il conflitto». Il cessate il fuoco sottoscritto a Londra nei giorni scorsi dalle parti in causa nel conflitto è en¬ trato in vigore alle 18. Ma anche questa nuova tregua è nata sotto incerti auspici. Un nutrito fuoco di artiglieria (che secondo l'agenzia Tanjug proveniva dalle postazioni musulmane e che secondo fonti bosniache proveniva invece dalle postazioni serbe) ha martellato infatti la zona dell'aeroporto di Sarajevo poco prima che vi atterrasse l'aereo della forza di pace delle Nazioni Unite che trasportava Panie. Più tardi, quando Panie e Izetbegovic hanno terminato il loro colloquio nella sede dell'Unprofor, il fuoco è ripreso. Il presidente bosniaco, che era già uscito dalla palazzina dell'Unprofor, ha dovuto ritornarvi in tutta fretta ed è stato costretto ad attendere mezz-'ora prima di potersene andare. Intanto, come sempre alla vigilia delle tregue annunciate, i combattimenti si stanno ina¬ sprendo in tutte le parti della Bosnia. L'esercito continua ad attaccare nella zona di Bosanski Brod, bombardando ininterrottamente la città gemella di Slavonski Brod, sulla sponda croata del fiume Sava. Sette persone hanno perso la vita nelle ultime 24 ore nei violenti attacchi dell'artiglieria pesante. «L'intenzione delle truppe serbo-federali è di aprire il corridoio fino alla Sava per collegare attraverso la Bosnia settentrionale la Serbia con la Krajna, il territorio occupato dai serbi in Croazia», dice il generale Antun Tus, capo dello stato maggiore dell'esercito croato. Ma la battaglia più feroce si svolge intorno a Gorazde, la città musulmana sul fiume Drina assediata dai carri armati dell'esercito serbo. Negli ultimi giorni centinaia di cetnici dalla Serbia e dal Montenegro sono venuti a dar manforte ai miliziani e ai soldati che tentano di sfondare le linee di difesa della città. Le uniche notizie che arrivano da Gorazde parlano di una città completamente distrutta con le strade piene di cadaveri. Gli abitanti, tra cui 12 mila bambini, sono ridotti alla fame. Ieri hanno lanciato un nuovo disperato appello alla comunità internazionale affinché fermi il massacro con un intervento militare contro le truppe serbo-federali. «Se l'ultimo cessate il fuoco firmato a Londra non verrà rispettato, il mondo dovrà cominciare a prepararsi a un'azione militare», ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri austriaco Alois Mock in visita a Teheran. ingrid Badurina
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