Il Papa dal Gemelli: un grazie a tutti

Il Papa dal Gemelli: un grazie a tutti Giovanni Paolo II, con voce ancora sofferente, ha recitato l'Angelus, trasmesso dalla Radio Il Papa dal Gemelli: un grazie a tutti Tra i fedeli inginocchio u San Pietro Ancora dubbi sulla natura del male CITTA' DEL VATICANO. Il Papa ringrazia, con la voce chiara, appena incrinata dalla sofferenza, dalla sua stanza del Policlinico Gemelli, quattro giorni dopo l'operazione che lo ha liberato di un tumore al colon. E' quasi sicuro che oggi venga reso noto il quarto bollettino medico. Il più atteso: dovrà dire di quale natura era l'adenoma tubulovilloso cresciuto nel corpo del Pontefice. Secondo anticipazioni autorevoli, il referto degli esami compiuti sia al Gemelli sia da un laboratorio dello Stato sarebbe stato consegnato sabato pomeriggio all'equipe medica che ha operato, e valutato alla presenza del Segretario di Stato, card. Angelo Sodano. Sempre in base alla stessa fonte, gli esami darebbero sostanzialmente gli stessi risultati. In un punto del tumore asportato, ma solo in quello, alcune cellule avevano già cominciato a «virare» dallo stato benigno a quello maligno. Il bollettino probabilmente sottolineerà l'aspetto fondamentalmente benigno dell'adenoma; ma non è errato dire che l'operazione è stata compiuta giusto in tempo; un ritardo ulteriore avrebbe potuto avere conseguenze di diversa gravità. Alla luce di queste considerazioni diventano sempre più comprensibili anche gli inviti ripetuti dai componenti dell'equipe medica ad attendere i risultati istologici prima di pronunciare un giudizio definitivo. Secondo uno specialista, il prof. Mustafà Amini, primario di anatomia patologica a Viterbo, anche nel caso che come pare - siano state trovate cellule maligne, «l'intervento di resezione di un grande tratto del colon e di tutti i linfonodi locoregionali effettuato sul Papa dovrebbe garantire la completa guarigione». Ieri, dopo una settimana esatta di silenzio, la voce di Giovanni Paolo II è tornata a risuonare a Piazza San Pietro. Una voce chiara, ma ancora debole, e talvolta percorsa da una vena, un'incrinatura di sofferenza. Poca gente nella grande piazza, quando dai microfoni della Radio Vaticana si è cominciato a irradiare l'Angelus del Papa. Un messaggio che Giovanni Paolo II aveva registrato qualche ora prima, seduto in poltrona, nella sua stanza. «Recito quest'oggi l'Angelus in ospedale - ha detto il Pontefice -, insieme con i medici e gli ammalati di questa casa di sofferenza e di speranza, unito anche ai fedeli raccolti a piazza San Pietro e a quanti sono collegati mediante i mezzi di comunicazione sociale». A Piazza San Pietro, e sulla spianata di fronte al Gemelli, più di uno si è messo in ginocchio ad ascoltare. «In questi giorni - ha proseguito senza interruzioni Papa Wojtyla - mi sono state di conforto le espressioni di solidarietà giuntemi da ogni parte del mondo. Grazie! Grazie ai medici e al personale del Policlinico Gemelli e del Vaticano, tanto attenti e premurosi nei miei confronti; grazie a chi in vari modi mi ha espresso la propria vicinanza spirituale, con affettuosi messaggi augurali». E questi continuano a giungere a un ritmo impressionante sulla scrivania di Mons. Domenico De Luca. Fra l'altro hanno scritto l'arcivescovo di Canterbury, George Carey, il pastore statunitense Billy Graham, il patriarca armeno cattolico Kasparian e il Catholicos degli armeni ortodossi, Vasken I. «Grazie soprattutto per le preghiere ha proseguito -, dono più gradito e mezzo più efficace per vivere con fede e serenità i momenti impegnativi e sofferti dell'esistenza. Carissimi fratelli e sorel- le - ha concluso -, vi saluto e vi benedico tutti. Rivolgo un particolare pensiero a quanti sono riuniti, attorno al loro vescovo, a Domegge, in Val Cadore, dove oggi avrei dovuto celebrare la Santa Messa. Ccn la recita dell'Angelus affido al Signore, per le mani di Maria, le sofferenze fisiche e spirituali di tutti gli ammalati del mondo insieme con le mie per la Chiesa e l'umanità». Davanti al Gemelli si era radunata una piccola folla. Molti polacchi, con le sporte piene di panini e bibite, e varie decine di suore polacche, nella speranza che Wojtyla si affacciasse. Le suore hanno intonato il tradi- zionale inno alla Madonna nella lingua di Wojtyla, e hanno cantato per parecchi minuti, le mani levate al cielo e i volti imperlati di sudore. Al decimo piano è apparsa una figura vestita di bianco: ma non era il Papa, era un giovane medico. Marco Tosarti «In questa casa di dolore e di speranza mi hanno confortato tutti i messaggi di solidarietà e le preghiere» Un gruppo di religiose ascolta l'Angelus con la radiolina. Sotto: ammalate s'affacciano al Gemelli

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Viterbo