Tangenti: imputato Chiesa, alzatevi di Ugo Bertone

Tangenti: imputato Chiesa, alzatevi Prima udienza oggi a Milano. L'inchiesta del giudice Di Pietro era partita il 17 febbraio Tangenti: imputato Chiesa, alzatevi Si apre il processo «Mani pulite» MILANO. I commenti sono inutili: leggete questa lettera. «Caro papà, i tempi non sono facili, come diceva un quotidiano qualche giorno fa. Siamo sulla lama di un rasoio. Il vero problema è che io mi rado con il rasoio elettrico: non sono abituato alle lame e forse neanche tu». Comincia così la breve, affettuosa lettera di Davide Garampelli al papà Fabrizio, titolare dell'Ifg Tettamanti. Sarà lui, il Fabrizio, a presentarsi, dopo l'arresto di Mario Chiesa, al giudice Antonio Di Pietro. E il consiglio di Davide, finora inedito, ha avuto la sua parte. Forse, senza queste parole, l'inchiesta avrebbe avuto un altro corso. E vai la pena di pubblicarla, questa lettera, alla vigilia del probabile avvio della prima fase processuale di Mani Pulite. Oggi, sciopero degli avvocati permettendo, si inizia con i processi, con l'udienza preliminare dedicata a Mario Chiesa e altri imputati (compreso Garampelli) per le tangenti alla Baggina, il Pio Albergo Trivulzio. Poco più di un rito formale, di una formalità. Il grande scontro è rinviato all'autunno ma, forse, non ci sarà nemmeno questo: gli avvocati in sciopero potrebbero far rinviare anche questo primo confronto. Ieri pareva certo. Oggi, dopo l'attentato di Palermo, qualcuno, tra i difensori, potrebbe cambiare idea. Ma terminiamo la lettura della breve lettera di Davide Garampelli, poco sopra i vent'anni, al papà. «La cosa importante - si legge - è combattere secondo coscienza, confidando ancora una volta in quella giustizia che sembra sempre più lontana ed iniqua. Appelliamoci al buon senso di chi muove i fili, nella speranza che sappia ancora discernere la differenza tra il male e il necessario. Ti sono vicino». Lavorano tutti con il papà i quattro figli Garampelli: E Davide, in particolare, prende lo stipendio di impiegato del terzo livello sotto la guida di un vecchio stimato capomastro: Mario Vecchi, grande artigiano, già al fianco del nonno e già maestro del papà. Chissà, il monito anti¬ tangenti arriva da lontano, da una tradizione ambrosiana che era stata annegata (ma non del tutto) negli anni dei grandi affari. La data della lettera? Intorno al 20 febbraio scorso. Mario Chiesa, da anni grande esattore dell'Ifg di Garampelli, titolare di numerosi appalti al Pio Albergo Trivulzio, è già in galera. Sono, infatti, i giorni dell'avvio dell'indagine Mani Pulite quella che parte dall'arresto in flagranza di Chiesa il 17 febbraio. Il giorno 24, dopo un primo incontro con l'avvocato Dinoia (fu lui il primo a parlare con Antonio Di Pietro già il 19 febbraio), Garampelli prende contatto con Di Pietro. Parla? No, per ora ascolta. Per due ore Di Pietro, oscillando tra il bastone e la carota, fa leva sul suo senso civico e, sull'altro fronte, gli fa intravedere le conseguenze della non collaborazione. Continua il confronto a distanza. Il secondo appuntamento tra Garampelli e Di Pietro data al 3 aprile, alla vigilia delle elezioni. E' il confronto decisivo, quello che fa cadere le ultime resistenze dell'imprenditore. Anche se, in una cena della tribù (Garampelli ha, come detto, quattro figli, tutti impegnati in azienda, e una moglie cuoca squisita che si esibisce in un polpettone), tutti hanno consi¬ gliato l'imprenditore ad aprire i cassetti, a parlare, ad ammettere. Perché a una cosa il Garampelli ci tiene: non è il delatore, l'uomo che ha scoperto gli altarini. Lui, semmai, ha solo confermato cose che Di Pietro già sapeva, già aveva inquadrato nella sua lunga attività di investigatore. «Ricordo il suo preambolo spiega infatti a Di Pietro in occasione del terzo incontro - per illustrarmi una situazione che lei già ben conosceva. Mi sento in dovere, come uomo e come cittadino, di aiutarla in questo immenso lavoro». Papà Fabrizio, titolare di una bella azienda (230 dipendenti, più di sessanta miliardi di fatturato), ha fatto la sua scelta, da decisionista qual è: bell'uomo, vestito come un figurino, la macchina sportiva, una Bmw targata Venezia. Un fisico, insomma, da yuppie anche se il Garampelli si è costruito (quasi) da solo. E' con lui che la ditta hft fatto il salto di qualità, trattando con la pubblica amministrazione. Anche il Trivulzio, in cui Garampelli già lavora prima dell'arrivo di Chiesa. Nessuno, probabilmente, lo conosce più di lui. Ma non solo il Trivulzio, perché, ad esempio al Piccolo Teatro, Garampelli lavora su tante altre iniziative della pubblica amministrazione. Profittatore? Tangentiere? Senz'altro Garampelli ha pagato e non ne fa mistero. Pentito? Chissà. Lui tace, in attesa del processo. Ma, all'inizio di giugno, non si è negato al confronto con gli industriali, lui, già vicepresidente dell'Assimpredil (l'associazione dei costruttori milanesi), già autore di denunce in epoca non sospetta delle tangenti. E che dice? «Dobbiamo recuperare - è il suo intervento la nostra dignità, il nostro orgoglio di essere imprenditori, di essere cittadini e non sudditi che aspettano che qualcuno dal palazzo getti la pagnotta». Ugo Bertone Gli imprenditori taglieggiati: «Recuperiamo il nostro orgoglio» | Nella foto grande: il procuratore Saverio Borrelli | Qui a fianco: il magistrato Gherardo Colombo In basso: Matteo Carrera

Luoghi citati: Milano, Venezia