Frutta, i rischi dell'esotico

Frutta, i rischi dell'esotico In commercio banane trattate con additivi e il kiwi straniero costa di più Frutta, i rischi dell'esotico Perché è preferìbile scegliere il «mode in Italy» ROMA. Molti si chiedono se sia pericolosa e cosa significhi la dicitura «trattate con tbz», riportata sulle etichette affisse ad alcune specie di banane. Tbz, che significa Tiabedanzolo, è un additivo antimicrobico con cui vengono trattate, in superficie, alcune specie di frutta per poterle conservare a lungo. Se sia dannoso o meno rimane ancora un dubbio perché si stanno eseguendo ricerche in questo senso. Comunque l'osservazione ci consente di ribadire quanto abbiamo già scritto più volte sui pericoli che comporta l'acquisto e il consumo di frutta estera (in questo caso frutta esotica), sottoposta a legislazioni sanitarie non sempre severe come quella in vigore in Italia. La frutta made in Italy è molto meglio perché più rigorosamente tutelata dal punto di vista sanitario e poi perché si raccoglie vicino a casa, quindi non c'è bisogno (come nel caso delle ba¬ nane) di staccarla dalla pianta ancora acerba e poi di farla viaggiare a lungo, cospargendola di conservanti. Poi perché si risparmia. Un chilo di banane con la buccia spessa che si ritrovano - costa non meno di 3 mila lire, mentre per un chilo di pesche si pagano soltanto 2 mila lire. Stesso prezzo, e cioè meno di 2 mila lire, pei le prugne e le albicocche. E tra l'altro quest'anno, comprando frutta italiana, diamo anche una mano ai nostri produttori, falcidiati dal maltempo: in Piemonte, tanto per fare un esempio, il raccolto di frutta sarà per alcune specie ridotto alla metà. In offerta troviamo anche il gustosissimo melone romagnolo, 1500 lire il chilo, per non parlare del frutto estivo per antonomasia, l'anguria, a 500 lire. Se vogliamo un frutto più «sofisticato» possiamo rivolgerci alle pesche-noci, con prezzi che variano da 1700 a 3 mila lire il chilo. La provenienza di tutta questa frutta è italiana: molte albicocche arrivano dalla Camania, ma anche dall'Emilia, dal Veneto e dal Piemonte. Pesche: sempre dal Piemonte, molto raccomandabili quelle di Asprofrut, ad esempio, perché marchiate con «l'ombrello azzurro», sinonimo di genuinità e salubrità in quanto controllate; oppure quelle del Veneto ed Emilia. A proposito di frutta straniera a cui bisogna fare attenzione, dobbiamo citare il kiwi. Sono in arrivo infatti i primi cartoni dalla Nuova Zelanda e dal Cile: all'ingrosso dalle 2200 alle 3200 lire il chilo, nei negozi superano anche le 6 mila lire. Non sono male, ma perché è necessario mangiare di nuovo il kiwi (in questo caso straniero), quando soltanto da pochissimo tempo abbiamo terminato di gustare quello nostrano? Gianni Stornello

Persone citate: Gianni Stornello