Canal Grande 5, nuova festa di Venezia di Francesco Fornari

Canal Grande 5, nuova festa di Venezia La celebrazione del Redentore targata Fininvest con ponte di barche, addobbi, fuochi artificiali Canal Grande 5, nuova festa di Venezia La città ricorda un voto fatto nel '500 contro la peste Un amarcord con stilisti, attrici e re della finanza VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Correva l'anno 1575 «allorché Venezia fu colta tutta dal terribile flagello della peste» e la Serenissima divenne triste e muta come un cimitero: più di 50 mila persone morirono per l'epidemia. Poiché la medicina dell'epoca poco o nulla poteva contro il terribile morbo, il Senato feve voto di costruire un Tempio al Redentore «al cessar del flagello». Nell'inverno dell'anno seguente la pestilenza finì, al Palladio fu dato l'incarico di progettare il Tempio all'isola della Giudecca e per ringraziamento il popolo andò in processione nel luogo dove sarebbe sorta la chiesa. Per facilitare l'accesso della gente, venne varato un ponte di barche dalla riva delle Zattere all'isola della Giudecca. Sono trascorsi più di quattro secoli ma la tradizione è rimasta immutata: il ponte di barche è sostituito da un più funzionale ponte Bailey, lungo 333 metri, eretto dal Genio militare, ma la festa, segue l'antico cerimoniale. Le cerimonie religiose della domenica sono precedute dalla «notte famosissima» della vigilia, in ricordo dell'arrivo dei pellegrini che venivano dalla terraferma e raggiungevano l'isola della Giudecca in barca. Poiché erano in massima parte contadini e non avevano troppa confidenza col mare, arrivavano già nel pome- riggio del sabato, preferendo non navigare la notte, e si «accampavano» con le barche tutto intorno all'isola, dando vita ad una festa agreste, con suoni, canti e grandi scorpacciate. Le barche, burchielli, tope, burci, peote, bragozzi, erano ornate con frasche e illuminate con torce, lampade a petrolio, candele. Negli ultimi anni, però, la festa aveva assunto un aspetto turistico che poco piaceva ai veneziani autentici, gelosi delle loro tradizioni: le antiche barche erano sempre di meno, sfrattate da moderni cabinati, motoscafi scintillanti di cromature, grossi battelli affollati di turisti accorsi in massa per assistere ai «foghi», i fuochi d'artificio che concludono la festa. Quest'anno il Comune, con la collaborazione della Fininvest e l'aiuto di cinque sponsor (Swatch, Konica, Reebok, Imetec e Gillette), ha deciso di riportare la festa alla sua genuina tradizione. Sono stati distribuiti circa 20 mila addobbi per le barche e il regista Davide Rampello, cui è stato affidato il compito di realizzare la «notte dei fuochi», in omaggio alla tradizione oltre al mitico «galleggiante», grande zattera decorata con fiori e luci, ormeggiata davanti a Ca' Giustiniani e da sempre grande attrazione della festa del Redentore, ha ristrutturato quattro «teatri del mondo», costruzioni a pagoda o «gazeebo» su pontoni dove la Serenissima riceveva gli ospiti illustri e che ieri sera, ormeggiati nel bacino di San Marco, hanno ospitato delle orchestre. Ma l'apporto più grande l'hanno dato i veneziani, accorsi in gran numero sulle piccole barche che, una volta tanto, hanno occupato il bacino tenendo lontani i «ferri da stiro» traboccanti di turisti. Spiega l'antiquario Paolo Zancopè, Gran Priore della Compagnia de Calza «I Antichi»: «Non siamo contro il turismo, ma queste imbarcazioni così alte e grosse, impedivano la comunicazione fra gli occupanti di sandoli e tope, fra burci e mascarete, togliendo il sale alla festa». Il gran richiamo della «notte famosissima» sono stati il «trabaccolo», una barca di legno a due alberi che nel '500 veniva usata per il trasporto delle merci nell'Alto Adriatico, e le sette «peote sollazziere», ormeggiate in punti strategici dove si sono esibiti mimi e suonatori, gruppi carnevaleschi, la donna mangiafuoco, un grande harem con odalische, eunuchi e giannizzeri. Accanto alle peote le barche degli spettatori e quelle degli ospiti illustri, come l'ammiraglio Mario Buracca, che nella prima fase della guerra del Golfo ebbe il comando della nostre navi impegnate nel conflitto, che sulla sua imbarcazione ospitava la contes¬ sa Lucia Zavagli Tito, il conte Girolamo Marcello Del Majno, Fulvia e Dino Sesani; il finanziere Orazio Bagnasco, con personaggi dell'alta finanza internazionale; Raoul Gardini con Luciana e Giulio Malgara. Assenti i politici, in laguna di questi tempi tira brutta aria per loro, del mondo dello spettacolo si è vista Mara Venier, ospite della stilista Laura Biagiotti. Fedele Confalonieri, presidente della Fininvest e Marcello Dell'Utri, amministratore delegato di Publitalia 80, hanno approfittato della festa del Redentore per assistere ai concerti della settimana musicale. Francesco Fornari Un'immagine delia festa del Redentore che costituisce un momento di unione tra il sacro e il profano nella vita di Venezia. I fuochi artificiali illuminano la laguna

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