Una peste incombe sul mondo intero

Una peste incombe sul mondo intero «Le condizioni demografiche e ambientali sono ideali perché un virus faccia strage» Una peste incombe sul mondo intero Allarme dall'Australia: sarà peggio delVAids CANBERRA. Il mondo intero rischia di essere sconvolto da un flagello epidemico ancor più vasto e micidiale dell'Aids. Lo sostiene un gruppo di scienziati australiani che, dopo un approfondito studio comparato di microbiologia, sociologia e statistica, è giunto a drammatiche conclusioni: sul pianeta esistono «condizioni ideali per lo scoppio di una pestilenza globale». Secondo il professor Frank Fenner, docente di microbiologia in uno dei più prestigiosi istituti di ricerche mediche di Canberra, le possibilità di contagio si sono moltiplicate sia con la crescita della popolazione sia col cambiamento delle abitudini sociali e sessuali. In particolare Fenner si è detto preoccupato del dirompente problema dei profughi, il cui numero è stato in continuo aumento negli ultimi anni. «Ve ne sono ovunque e vivono in condizioni pessime», ha sottolineato il professore durante un convegno a Sydney: «Una ventina di anni fa esiste- vano circa cinque milioni di persone classificate dall'Onu come profughi, adesso il loro numero è forse dieci volte tanto». Le ricerche storico-statistiche hanno dimostrato che le epidemie sono un mezzo per riequilibrare un eccessivo sviluppo demografico. La peste che infierì in Europa nel XIV secolo, per esempio, diminuì di un quarto la popolazione del continente, che si aggirava allora sui 160 milioni di persone. L'ultima pestilenza di questo tipo risale alla fine dell'Ottocento nella Cina meridionale: si calcola che la «morte nera» vi abbia mietuto dieci milioni di vittime in un ventennio. Come nel caso della peste, propagata dai topi, e in quello dell'Aids, presumibilmente de- rivante dalle scimmie, Fenner ritiene che il principale veicolo di contagio della prossima epidemia possa essere inizialmente rappresentato dagli animali. Tra gli altri fattori che gli scienziati australiani giudicano pericolosi per lo scoppio di un'epidemia è l'effetto serra, cioè un presunto riscaldamento di tutta l'atmosfera dovuto principalmente ai gas di scarico. Il professor Adrian Gibbs ritiene che i mutamenti climatici possano influire notevolmente nella diffusione delle malattie epidemiche: un ampliamento delle zone infestate dalle zanzare, per esempio, può contribuire molto alla propagazione della malaria o della febbre virale nota come «dengue». Secondo Gibbs, che è un biologo, un grave pericolo è anche rappresentato dalle mutazioni genetiche dei virus, governati da meccanismi contro cui la scienza è ancora del tutto impotente. lAnsa-Reuter]

Persone citate: Adrian Gibbs, Frank Fenner, Gibbs

Luoghi citati: Australia, Canberra, Cina, Europa, Sydney