Arriva a Trieste e Milano la grande onda di Sarajevo di Andrea Di Robilant
Arriva a Trieste e Milano la grande onda di Sarajevo Seicento donne e bambini dopo il sì italiano ai profughi Arriva a Trieste e Milano la grande onda di Sarajevo VIENNA DAL NOSTRO INVIATO «Anch'io ho vissuto l'esperienza dello sfollato», dice Giuliano Amato. «E posso dire una cosa: lo sfollato cerca di rimanere il più vicino possibile alla sua casa, per tornarci». Per questo, assicura il presidente del Consiglio, il governo italiano non muterà la linea tenuta fino a questo momento: le ondate di profughi nella ex Jugoslavia «vanno fronteggiate in loco, proprio per farli tornare a casa il più presto possibile». Questa è del resto la linea ribadita ieri al vertice dell'Iniziativa centroeuropea (ex Pentagonale). Ma non è da escludere che venga almeno in parte modificata, di fronte alle proporzioni immense - lo stesso presidente del Consiglio ha parlato ieri di «un esodo biblico» - che il fenomeno va assumendo, soprattutto in Croazia. Stamani al valico ferroviario di Villa Opicina vicino a Trieste dovrebbe arrivare un primo treno con circa 600 profughi dalla Bosnia - in prevalenza donne e bambini - che vagava da giorni senza meta e che il governo italiano ha deciso di accogliere «per motivi umanitari». I profughi saranno poi smistati verso Gorizia e Jesolo. Ma è probabile che il governo si troverà ad affrontare al- tri «casi umanitari» già nei prossimi giorni. Un treno con circa duemila profughi era fermo ieri sera nella città croata di Zapresic, poco a Nord di Zagabria, in attesa di poter partire per Fiume, ed eventualmente proseguire per l'Italia. Un altro convoglio di autobus e camion con 116 persone, tra le quali 96 bambini, organizzato dall'associazione umanitaria francese «Equilibre» è stato evacuato da Sarajevo con una scorta di caschi blu. E' in viaggio verso Spalato da dove si sposterà via mare in Italia. Saranno ospitati a Milano presso famiglie, a spese del Comune. Dei quattro treni partiti dalla Bosnia carichi di profughi due sono già arrivati a destinazione, a Budapest e Vienna. Il ministro degli Esteri croato Zdenko Skrabalo assicura che il suo Paese è ormai sopraffatto dal carico di oltre 600 mila profughi e che non è più in grado di far fronte al flusso continuo di sfollati che viene su dalla Bosnia. Amato riconosce che le pressioni sulla Croazia sono ormai «fortissime». Ma insiste che «questi profughi non si muovono perché sono attratti dalla ricca Italia; si muovono perché sono terrorizzati da cosa lasciano». Per l'Italia, insomma, la prospettiva è quella di continuare ad aiutare la Croazia ad ospitare gli sfollati in loco, ma di accettare un numero crescente di «casi umanitari». A Vienna, i leader dell'Iniziativa centroeuropea (Austria, Italia, Ungheria, Polonia, Slovenia e Croazia) hanno fatto un drammatico appello al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché trovi nuove soluzioni per quella che il documento finale definisce «la più grande e terribile crisi di profughi in Europa dalla fine della Seconda guerra». L'unica proposta concreta emersa dal vertice non è un'idea dell'Iniziativa centroeuropea, ma un megaprogetto che i croati stanno mettendo in cantiere con l'aiuto degli austriaci. Hanno deciso di costruire un immenso campo - il cancelliere austriaco Vranitsky l'ha definito «una città-profughi» - capace di ospitare fino a centomila sfollati. In pratica, la più grande tendopoli mai costruita in Europa. Ma Vranitsky ha riconosciuto che un progetto del genere ha forti controindicazioni, soprattutto di ordine sanitario. Il via definitivo potrà venire solo la settimana prossima dopo una serie di riunioni tecniche. Andrea di Robilant Questa donna che piange in cella è un cecchino di Sarajevo Sparando da casa sua ha ucciso alcuni Civili [FOTO AP)
Persone citate: Giuliano Amato, Zdenko Skrabalo
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