Anche l'assessore viaggia a sbafo di Francesco Grignetti

Anche l'assessore viaggia a sbafo Tre anni fa Teodori denunciò gli sprechi oggi Napolitano taglia le spese della Camera Anche l'assessore viaggia a sbafo Dai funzionari Usi ai Comuni, tutti a spese dello Stato ROMA. Addio ai viaggi gratis. Giorgio Napolitano, presidente della Camera, ha dato un taglio alle spese. Sembra demagogia. Ma intanto si risparmiano 4 miliardi e per sovrappiù gli onorevoli non disertano le sedute. E perché, ci si domanderà, dove andavano? Risposta: dappertutto, nel mondo, a fare del «turismo politico». Il primo a iniziare questa battaglia impopolare (agli occhi dei colleghi deputati) è stato l'ex-onorevole radicale Massimo Teodori. Scrisse una lettera aperta a Nilde lotti, il 5 agosto di tre anni fa, che iniziava con qualche ironia: «E' tempo di vacanze e di turismo; la Camera dei deputati sembra adeguarsi». Proseguiva con uno sterminato elenco di viaggi in corso o in programma nelle più diverse commissioni: la Difesa in Gran Bretagna, Finanze in Canada e Stati Uniti; Cultura in Giappone e in Germania; Ambiente negli Stati Uniti e in Messico; Agricoltura in Brasile... Conclusioni di Teodori: «In un mese saranno in movimento all'incirca 200 deputati e una cin¬ quantina di funzionari». Sì, perché i deputati non viaggiano mai soli: sono sempre una decina, come minimo, con funzionari e collaboratori al seguito. Gli anni sono passati. Ma invano. Nel 1981 erano previsti 300 milioni di spesa, per i viaggi dei deputati. Negli ultimi anni le spese si calcolano in miliardi. A scorrere l'elenco delle «missioni» si trova di tutto. Si va a studiare il sistema finanziario in Germania, o le tasse in Usa, e si incontrano i colleghi del Parlamento britannico. «E fin qui è giusto», commenta un deputato missino, Filippo Valensise. Ma si viaggia anche per compiti meno pressanti. Tipo il sistema scolastico in Giappone. Oppure l'agricoltura brasiliana. O il sistema elettorale statunitense. E francamente è difficile dire quanto il viaggio serva veramente a «sprovincializzare» il deputato dalla semplice vacanza. Spesso, poi, quando un viaggio si annuncia particolarmente interessante, si infila persino qualche deputato di altre commissioni. «Da anni, alla commis¬ sione Bilancio, noi facciamo rispettare il principio della insostituibilità», dice Valensise. Sottinteso: in altre commissioni sono meno rigorosi. Ma da oggi si cambia. Napolitano annuncia rigore. Nel resto del 1992 viaggeranno soltanto i deputati della commissione Esteri, che ne hanno diritto per il tipo di lavoro parlamentare che svolgono. Ma non ci sono soltanto loro, gli eletti della Camera, che amano girare il mondo. C'è una folla di sconosciuti consiglieri e assessori comunali, provinciali e regionali, che preme per varcare il confine a spese dell'Erario. Ci sono i piccoli potenti delle Usi che vanno per convegni di aggiornamento, in Italia e nel mondo. E' un universo di trasferte ben poco conosciuto. Raramente si innescano polemiche. Così è stato l'anno scorso, ad esempio, a Roma, quando il Verde Athos De Luca ha «pizzicato» l'assessore socialista del Comune, Daniele Fichera, e il consigliere de Paolo Ricciuti, che se ne andavano una settimana a fine agosto in Giappone. Spesa preventivata 15 milioni, per partecipare alla conferenza generale delle «città messaggere di pace» a Yokohama. Oppure quando nell'agosto scorso Anna Maria Mammoliti, consigliere psi, andò dieci giorni in Brasile. Motivo ufficiale del viaggio: la partecipazione al convegno «Diritto latinoamericano e sistema ecologico mondiale». Poi la Mammoliti si è trasferita a Porto Alegre, nello Stato del Rio Grande, e lì ha animato un bel convegno di studi garibaldini. Niente da fare. L'estero tira, in tutte le salse. C'è il gruppo sterminato di consiglieri e fun¬ zionari regionali che vanno a Siviglia, per visitare l'Expo. Oppure le donne consigliere della Regione Lazio che prendono l'aereo e sbarcano a Rio de Janeiro per seguire il summit mondiale sull'ambiente. Tanti rivoli di spese inutili. «Il mio ministero dovrebbe autorizzare queste spese regionali, di cosiddetta rappresentanza - si lamenta il neoministro Raffaele Costa, pli - ma spesso la richiesta arriva sul mio tavolo a viaggio già effettuato». Anche qui si annuncia un giro di vite. «Negherò il visto alla metà di questi viaggi», annuncia battagliero Costa. Ma questi sono viaggetti piccoli piccoli, a confronto dei grandi viaggi di Stato. Si pensi al clamore che circondò il viaggio in Cina, nell'autunno '86, dell'allora capo del governo Bettino Craxi. C'era Andreotti, che era il ministro degli Esteri, con moglie al seguito. E c'era una tribù di socialisti: venti persone con la qualifica di «esperti e collaboratori per le relazioni commerciali e industriali». Più un codazzo di quaranta tra giornalisti e cameramen. A scatenare le polemiche, fu la «scandalosa» Marina Ripa di Meana, moglie di Carlo, attuale ministro all'Ambiente e all'epoca signor Nessuno. La cosa suscitò i lazzi di Beppe Grillo, che sbeffeggiò il presidente del Consiglio dal teleschermo durante una seguitissima puntata di Fantastico. E poi ci sono i recenti chiacchieratissimi viaggi in giro per il mondo di Gianni De Michelis. Ogni tappa, un colloquio ad alto livello e una puntatina in discoteca. Anche a Rio, quando s'è trattato di partecipare al summit, De Michelis è arrivato, ha visto ed è andato a ballare. Con il seguito di ragazze portate dall'Italia, naturalmente. Francesco Grignetti Il radicale Massimo Teodori diede il via alla battaglia con una lettera alla lotti Marina Ripa di Meana e Giorgio Napolitano, presidente della Camera