Fischi a D'Alema dai fans di «Cuore» di Maria Grazia BruzzoneDiego Novelli

Fischi a D'Alema dai fans di «Cuore» Alla festa del settimanale satirico il leader pds affronta il tema: «Settimo non rubare» Fischi a D'Alema dai fans di «Cuore» «Sulle tangenti parla da funzionario» MONTECCHIO DAL NOSTRO INVIATO ~~~ Non ha convinto la platea dei fans di Cuore il più rigido dei neodirigenti pidiessini. Massimo D'Alema inaugurava con Diego Novelli, Paolo Mieli e Renato Farina la serie di dibattiti alla festa del settimanale a Montecchio, parlando sul tema più caldo del momento: «Settimo, non rubare. E poi?». Ha parlato a lungo, più di tutti, davanti a un pubblico foltissimo e attento di vecchi ma soprattutto giovani pidiessini, simpatizzanti e generici ragazzi «di sinistra». Ma i suoi richiami alla concretezza, i distinguo, il linguaggio soprattutto («funzionariale» lo hanno definito i cuoristi), ha lasciato freddo l'uditorio che ha cominciato a bombardarlo di domande. E solo quando alla fine Michele Serra, ironico conduttore, lo ha apostrofato dicendogli: «C'è un plotone di esecuzione pronto, mi pare: vuoi dire l'ultima parola?», solo allora D'Alema l'intransigente ha avuto un sussulto di grinta e ha riscattato la fama di dirigente «di ferro». E sì che al ristorante del pesce, poco prima, mentre, seduto accanto a Giovanna Pajetta del Manifesto, ricordava scherzando quando da bambini abitavano nello stesso quartiere e i bambini comunisti come lui facevano parte dei pionieri, usava toni più adatti ai ragazzi di Cuore. Dopo, D'Alema si dilunga a parlare delle «basi di massa dell'illegalità», del «sistema fondato sulla complicità che accomuna affari, politica e economia». «Nulla è più falso che contrapporre una società civile sana a una partitocrazia corrotta», esordisce, spiegando che «le tangenti sono solo la forma più rozza e primitiva di corruzione». Freddezza, silenzio. Noia. D'Alema distingue fra i colpevoli. «Dei 36 per i quali è stata chiesta l'autorizzazione a procede, solo uno è dei nostri». Accusa larvatamente i miglioristi: «Il coinvolgimento è stato più agevole dove si è abbassata la guardia, dove c'è stata smania di adeguarsi agli altri». Salva il compa¬ gno Cappellini, che ha preso 350 milioni ma in tranches da 30, forse senza sapere molto, ne ricorda l'onestà e il tenore di vita modesto. «Lo conosco da quando eravamo alla Fgci, abita in periferia e guadagna un milione e 600 mila al mese». Ma spiegazioni dettagliate, sfumature in politichese, distinzioni sacrosante cadono nel vuoto. I ragazzi di Cuore non fischiano ma rumoreggiano. Preferiscono le poche battute dure e pure di Novelli: «I ladri sono ladri e non bisogna dar loro dignità culturale» afferma il capogruppo della Rete rispondendo a un intervento di Farina. «La colpa del pei è stata quella di tollerare certe situazioni per non mettere in crisi la giunta». Scrosci di applausi. E fioccano le domande imbarazzanti. Cosa ne pensa D'Alema del caso Sicilia, dove la giunta regionale si è alleata col pentapartito? Lui sottolinea la condanna da parte della direzione del pds, ma si tira fuori. «Io comunque non me ne sono occupato». Ma la platea non è convinta. Scalpita. Incalza il capogruppo pidiessino. Qualche fischio sale dalle ultime file. D'Alema insiste: «Delle ragioni dovevano averle, non si poteva mica espellerli. Io non ne so di più perché faccio un altro lavoro». L'arena ormai è surriscaldata. Un anziano chiede la restituzione del maltolto. Si parla di soldi. Poi ancora di Cappellini. «Se non sapeva quello che faceva tanto vale che cambi mestiere», urla un ragazzo. E un altro, consigliere di zona a Milano, durissimo, quasi lanciando un ultimatum: «Occhietto a Milano è arrivato troppo tardi. E la decisione di uscire dalle Usi non l'ha saputa nessuno». D'Alema finalmente si scalda: «Ma che cosa volete? La decisione di uscire dalle Usi e dalle municipalizzate è sacrosanta e caso mai andava fatta prima. Se non vi va bene neppure quando si fanno degli atti giusti...» Novelli malinconico deplora l'eccessivo autolesionismo dei pidiessini. Per D'Alema un Di Pie¬ tro non basta. «Occorre un nuovo schieramento di forze per rigenerare la politica. I magistrati potranno eliminare la prima fila dei politici. Ma in questo sistema verrà avanti una seconda fila». Ormai ha trovato il piglio giusto. «Comunque anche tutto quel che succede avviene in un sistema democratico», quasi grida. E' pace col popolo di Cuore. Ma un gruppo di ragazzi in seconda fila resta pieno di dubbi. «Mi pento di aver votato pds» dice uno. «Rifondazione era peggio. Io ho votato Rete» risponde un altro. E un terzo: «La Rete è un movimento. Io voglio un partito di governo». Maria Grazia Bruzzone «Ma che cosa volete? Siamo usciti da Usi e Municipalizzate» E piovono applausi Michele Serra direttore del settimanale satirico «Cuore» e moderatore del dibattito A sinistra: Massimo D'Alema In basso: Diego Novelli

Luoghi citati: Milano, Montecchio, Sicilia