Intini: sparano nel mucchio

Intini: sparano nel mucchio Intini: sparano nel mucchio «Qui vogliono criminalizzare tutti i dirigenti politici» MILANO. Sotto ai riccioli c'è lui, Ugo Intini, garofano fedelissimo del grande capo, commissario di quel che resta della federazione milanese psi che Di Pietro ha messo in gabbia o in fuga. E' stato da Gianfranco Funari, a «Mezzogiorno italiano» per il caso tangenti. Ma ha ancora voglia di sfogarsi, di parlare. Intini, è vero che vi sentite assediati? E' assediato il sistema dei partiti. Tra gli assediami lascerei entrare volentieri i cittadini che vogliono rinnovare il sistema dei partiti. E lascerei fuori le lobby che invece vogliono cancellarlo per sostituirvisi. A chi si riferisce? Ai potentati economici, a certi gruppi editoriali. Mettere in prima pagina i politici arrestati è una minaccia per la democrazia? La vera minaccia è criminalizzare tutti i dirigenti politici. Ci sono migliaia di amministratori onesti. Se si facessero i conti, si scoprirebbe che loro e i partiti non sono in debito, ma in credito verso il Paese. Non le sembra di andare un po' troppo controcorrente? Niente affatto. Martelli, a proposito degli inquisii, dice: non mi convince chi non si difende abbastanza. Condivide? Sì, anche se di fronte alle aggressioni dei mass media reagire serve a poco. Lei parla di aggressione, ma voi controllate almeno quattro reti tv - Raidue e le tre reti Fininvest. Non vi sembra di esagerare in vittimismo? Quando parlo di aggressione, mi riferisco alla carta stampata che è la sola a fare veramente opinione. Il più grande gruppo editoriale, «Repubblica-l'Espresso» fa quotidiana propaganda anticraxiana. Quanto agli altri giornali il clima è certamente ostile. Vuole un esempio? Questo clima ha consentito ai fascisti di manifestare sotto alla nostra sede nazionale, senza che nessuno protestasse. E le tv, lei dice, non contano. A parte Rai 3 e il suo tg para kabulista, non credo che gli spettatori avvertano altre reti politicamente schierate. Neppure il Tg2? Lo pensa davvero? Sì, davvero. Secondo lei il giudice Di Pie- tro è uno che sfida i bulli di latta della nomenclatura? Un grande giudice americano diceva che il magistrato non deve perseguire cause, ma giudicare cause. Credo che i giudici non debbano sfidare nessuno, ma usare con serenità l'immenso potere di cui dispongono. Giusi La Ganga dice: siamo in balia dei giudici. Lo crede anche lei? In nessun Paese al mondo i giudici hanno tanto potere come da noi. Se la libera stampa e i politici rinunciano per viltà a esprimere critiche, si crea uno sbilanciamento pericolosissimo per la democrazia. Che effetto le ha fatto tornare a Milano? Ho trovato un partito molto amareggiato, ma anche pieno di energia. Il socialismo democratico è nato qui e il suo futuro si gioca qui. Il livore di Milano contro i socialisti come lo spiega? E' entrato in crisi un meccanismo. Noi abbiamo guidato la politica di Milano con sindaci e assessori. E' automatico che la gente ci collochi al centro di questa crisi. - ~ Non per un eccesso di potere della famiglia Craxi? No. In tante città la politica gira attorno all'autorevolenzza di certi esponenti politici. Pensi alla Napoli di Gava. Ligresti in galera vi mette in difficoltà? Non vedo perché. Perché è considerato imprenditore amico. Mi guardo attorno e vedo inquisita la Cogefar del gruppo Fiat, vedo De Benedetti condannato a 7 anni per l'Ambrosiano. E vedo Ligresti, quarto gruppo privato italiano, inquisito. Cosa vuol dire, che i massimi gruppi privati sono criminali? No. Ma che si dovranno considerare anche le conseguenze economiche di queste inchieste. Lei conferma che Craxi nominerà De Michelis (inquisito) vicesegretario del psi? Confermo che il psi non lascerà scegliere i propri dirigenti ai giudici. Significa: sì o no? Significa: potrebbe. La gente capirebbe? Lo deciderà il partito. Craxi per sempre? Resta lui il più autorevole. Pino Corrias

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