Tognoli, primo round col giudice
Tognoli, primo round col giudice Tognoli, primo round col giudice Anche il manager Papi ascoltato per quattro ore MTLANO. Primo interrogatorio per Enzo Papi, ex amministratore delegato di Cogefar-Impresit. Primo interrogatorio per Carlo Tognoli, ex ministro ed ora deputato socialista con «autorizzazione a procedere». Nessun interrogatorio per Salvatore Ligresti, costruttore-finanziere, che però continua a restare a San Vittore. E infine arrivo (o per meglio dire ritorno) a Palazzo di giustizia dell'architetto Bruno De Mico, protagonista dello scandalo Codemi. Papi è stato sentito venerdì in una caserma dei carabinieri: un interrogatorio durato quattro ore e compiutosi nella massima riservatezza. Finora il manager, che è rimasto quasi due mesi a San Vittore, si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere: «Ma era una decisione condizionata alla definitiva pronuncia della Cassazione - spiega il suo avvocato, Vittorio Chiusano - adesso che questa c'è stata e che un nostro ricorso è stato accettato, Papi non ha avuto alcuna difficoltà a rispondere». Anzi «ha fornito tutte le spiegazioni che poteva fornire», tenendo presente che «erano pochi i fatti di cui era a conoscenza», poiché molti contratti «erano ereditati dalla gestione precedente». La Cogefar infatti, prima di passare alla Fiat fondendosi con l'Impresit, apparteneva al gruppo del costruttore Romagnoli, il quale però ha dichiarato di «non aver mai avuto responsabilità di gestione». Chi decideva allora in Cogefar? I manager, guidati dal presidente, Franco Nobili. Che dopo l'entrata della Fiat è diventato ed è tuttora presidente dell'In. E' durante la gestione Nobili che si firmano o comunque si preparano i contratti per alcuni appalti ora sotto inchiesta: quello per le sale operatorie di Pavia e quello per il ((passante ferroviario». «Papi ha spiegato che il passaggio delle consegne è stato lungo e complesso - dice l'altro suo avvocato, Alberto Moro Visconti - è durato quasi un anno e si è svolto in una situazione difficile perché metà dei dirigenti della Cogefar avevano già deciso di passare alla Icla». Cioè la società spesso accostata all'ex ministro Paolo Cirino Pomicino. Papi ha sottolineato inoltre di essere stato affiancato per tutto il '90 da altri due amministratori delegati della vecchia gestione e di aver «ereditato una situazione radicata nel tempo che ha gestito come ha potuto». Ma le tangenti sono state pagate? «Nonostante le tesi della procura di Milano, che non hanno nessun fondamento nel codice, l'interrogatorio è coperto da segreto - risponde Chiusano -. Devo comunque smentire, come totalmente privo di fondamento, quanto detto dal Tg2 (ieri sera, ndr) sul fatto che Papi abbia ammesso di aver pagato 12 miliardi per il passante ferroviario». Se Papi ha parlato lontano da occhi indiscreti, l'ex ministro Tognoli si è invece pubblicamente presentato a Palazzo di giustizia, dove è stato interrogato per due ore dal pm Gherardo Colombo. Quando ha finito ha detto: «Ho confermato la mia estraneità ai fatti». E cioè le accuse di aver ricevuto più di 500 milioni, frutto di tangenti da Mario Chiesa, Sergio Radaelli e Matteo Carriera. Sarà ancora interrogato? «Sono a disposizione». Visibilmente teso ha poi aggiunto: «Ho fiducia nella giustizia, ma mi disturbano le strumentalizzazioni. Non posso attribuirle a questo o quel magistrato, ma ci sono state e mi hanno recato un danno molto grave». Ma sull'inchiesta nel complesso cosa pensa? «Quando la magistratura opera per rimuovere fatti criminosi fa sempre il suo dovere. Certo c'è una parte delicata dell'inchiesta che riguarda la legge sul finanziamento ai partiti. Ma ci sono altri reati, corruzione e concussione, che vanno perseguiti senza indugio». Ligresti: ieri non si è presentato da lui nessun magistrato; in compenso è andato a trovarlo il fratello Antonino, suo socio nelle case di cura. [s. mar.] Carlo Tognoli, ex sindaco di Milano
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