Damilano sogna una marcia trionfale

Damilano sogna una marcia trionfale Il campione di Mosca e Tokyo vuole chiudere la carriera con un successo a Barcellona Damilano sogna una marcia trionfale «A 35 anni è una grossa responsabilità, ma non pesa» «Temo il caldo e rispetto gli avversari perché li conosco» GLI ITALIANI CHE PENSANO ALL'ORO SESTRIERE DAL NOSTRO INVIATO C'è una lunga strada sulla montagna del Sestriere, quota 2300 circa, fra pini, abeti, larici e panorami da favola, curiosamente divisa a metà, verticalmente, fra asfalto e sterrato. Sulla striscia destra, asfaltata, le mamme in scarpe da tennis spingono i passeggini. A fianco camminano i mariti con pedule. Dove la ghiaia offre sensazioni più vive dell'alta quota, della fatica. Macchine e moto si debbono fermare più sotto. Se non basta una transenna in ferro con tanto di lucchetto, due massi fanno da secondo e terzo blocco. Più in alto, una lunga «esse» aggira una vecchia galleria bloccata all'inizio da un muro ed alla fine da mucchi di terriccio. Pdpristinarla sarebbe costato un miliardo. «Intanto - dice Maurizio Damilano - lì sotto non si poteva passare. Entravi sudato e in quel freddo rischiavi grosso...». Perché quella strada tagliata per lungo, metà liscia e metà ruvida, è la «via Damilano» dello sport in alta quota del Sestriere, dove si forgiano gli assi della fatica più dura e umile. Non lontano, la «via Bordin». Il grande marciatore azzurro, protagonista di mondiali e Olimpiadi, lavora su quell'asfalto. Mamme e passeggini si fanno da parte quando lui arriva, spingendo, anticipato dal lieve rumore di passi dal ritmo regolarissimo, e dal soffio del fiato. A fianco di Maurizio, il fratello Sandro (responsabile del settore a livello federale) in mountain-bike. La coppia prepara la venti chilometri di Barcellona. Da vincere, è ovvio. Dopo la doccia, rilassato, felice di aver sentito ancora una volta che il fisico risponde, Maurizio Damilano spiega se stesso e la marcia. «Siamo gente cui piace faticare in solitudine, capirsi, sentire il peso del lavoro e le reazioni di muscoli e cervello. Il segreto della gara è la coscienza delle proprie capacità. Ormai io riesco ad avvertire il punto di rottura dello sforzo, prima che arrivi. Se lo anticipi puoi anche allontanarlo, sicuramente limitare i danni. A Tokyo sull'attacco del sovietico Mikhail Shennikov ho intuito che avrei rischiato molto, che avrei perso, se a quel punto della gara avessi aumentato il mio ritmo per stargli dietro. La lucidità, il sapere come stavo, è stata la mia salvezza. Gli sono tornato addosso gradualmente, sino a vincere. Dopo il traguardo ero due volte felice. Avevo battuto un grande avversario ed evitato una trappola terribile». Maurizio Damilano guarda a Barcellona convinto di poter lottare per vincere. Alle sue spalle una 5 chilometri da record e soprattutto il successo nella «venti» di La Coruna. «Quello spa¬ gnolo è stato davvero un ottimo test». La marcia è storicamente definita la disciplina dei modesti. E dei masochisti. C'è chi ne parla come di uno sforzo disumano, un condizionamento totale. «Balle. La marcia è una prova di carattere, ma della vita è solo una parentesi anche se su 365 giorni più o meno ce ne sono soltanto quaranta di stop vero, fuori da allenamenti e gare. Il nostro è uno sport che, malgrado certe definizioni tecniche, è la derivazione del gesto più naturale dell'uomo. Il bambino impara a camminare e poi a correre, a saltare, ad andare in bici». E voi come avete cominciato, partendo da Scarnafigi? «Giorgio ed io abbiamo iniziato quasi per scherzo ai Giochi della gioventù. Avevamo in testa gli esempi di Dordoni e di Pamich. Che non ci ricordavano la fatica, ma gesti atletici bellissimi». Barcellona, adesso. Che appuntamento è per Maurizio Damilano? «Mi sento bene, benissimo. Ma quando si arriva sui 35 anni l'Olimpiade è l'ultima grande occasione di una ormai lunga carriera. In gara sarò solo con me stesso, l'avversario è una componente importante ma non la chiave. L'ho già detto. Nella venti chilometri avrò comunque compagni validissimi. De Benedictis come valori è atleta da medaglia. Ed Arena ha grandi qualità. Perricelli, De Gaetano e Quiriconi affronteranno la cin- quanta. Perricelli, milanese, è il più vicino con la testa all'interpretazione di una distanza che presenta grossi problemi di durata e di concentrazione». Alcuni, del gruppo, sono andati ad Alamosa dove c'è anche Bordin. Lei ha scelto il Sestriere. «Perché qui si lavora splendidamente, anche i saliscendi servo- no ad incrementare l'abitudine alla fatica. E poi sentire l'aria di casa fa bene. Mia moglie e Davide, che ha un anno, sono vicini. Un motivo di serenità. Si gira già il mondo per le gare, non sento il bisogno di andare lontano per allenarmi. L'equipe di lavoro è la mia famiglia, i fratelli. Sappiamo dirci tutto in faccia, con la massima lealtà». Quali i trabocchetti della prova olimpica? «Il caldo, più della salitina finale verso l'arrivo. Si partirà alle 20,30 ma non credo che la sera abbasserà di molto temperature che si prevedono elevate. E poi gli avversari, ovvio. Ma è difficile fare una scaletta di questi pericoli. Ci conosciamo tutti, or- mai, in questo sport che fa blocco a sé. L'importante sarà pesare i rivali in gara, capire chi è più in forma, chi ha problemi, chi bluffa e chi dosa le energie. Shennikov, il rivale di Tokyo, è sempre da rispettare al massimo. Credo sfrutteranno la spinta delle motivazioni, dell'appoggio della gente, i due migliori spagnoli, Valentin Massana e Daniel Plaza. Clienti difficili. La marcia vive anche su fattori emotivi. Se qualcuno farà il matto mi ricorderò di Tokyo. La regola sarà sempre la stessa. Prima valutare se stesso, quindi decidere come rispondere. Forzare i tempi vuol dire forzare la natura». La scadenza della venti chilometri è il 1° agosto. Lei sa quanto gli sportivi si aspettano da Maurizio Damilano. Vogliono da lei una chiusura alla grande. «Certo che lo so. E' una responsabilità grossa ma non pesante. Non è la prima volta. Anche se è diversa perché so di non avere altre grandi occasioni, dopo. Ma vivo serenamente la vigilia, mentre i tempi si accorciano. Una cosetta mi servirebbe, in questi giorni. So di poter contare sulla sensibilità della Fiat (è lui la Sisport, in effetti, n.d.r.) ma avrei desiderato una risposta della federazione al mio sondaggio sul futuro. Aspetto, non è un problema. Ma le attenzioni fanno sempre piacere». Bruno Perucca Mi è sempre piaciuto faticare in solitudine Il segreto è avvertire il punto di rottura solo così è possibile limitare i danni I trionfi di Maurizio Damilano: oro ai Giochi di Mosca '80 (a sin.) e primo ai Mondiali '91 (a fianco)