Inps, serve una riforma senza sconti
Inps, serve una riforma senza sconti WELFARE STATE Segnali positivi dai conti '91, ma nei primi mesi del '92 si è riscosso meno del previsto Inps, serve una riforma senza sconti Colombo: pensioni di anzianità in aumento vertiginoso ROMA. La riforma del sistema pensionistico deve essere tanto rapida quanto rigorosa. L'Inps ha archiviato infatti un 1991 con segnali positivi, ma, avverte il presidente dell'Istituto, Mario Colombo, «sul sistema previdenziale bisogna intervenire in fretta, perché le cifre del primo semestre '92 mostrano già cenni di affaticamento nelle riscossioni, dovuti al generale rallentamento dell'economia (i conti hanno segnato, a causa dei mesi di maggio e giugno, 600 miliardi in meno del previsto: 66.300 invece di 66.900). Non solo - prosegue Colombo ma continuiamo a registrare una forte richiesta di pensioni di anzianità. Di fatto siamo in presenza di un abbassamento dell'età pensionabile: il sistema sta producendo pensioni in maniera inaccettabile. Ci sono - ha insistito il presidente dell'Inps - 20 milioni di pensioni in pagamento, ma se non si interviene aumenteranno vertiginosamente». Urge dunque un'azione «severa», il sistema previdenziale ha bisogno di un intervento chirurgico: «Spero - ha aggiunto Colombo - che i principi contenuti nella legge delega, che è sicuramente lo strumento migliore, non vengano trasformati in una di quelle "polentine" che si usavano una volta per curare tutti i mali». L'Inps comunque ha tutte le carte in regola per candidarsi alla gestione della previdenza integrativa: «Non temiamo la concorrenza né delle assicurazioni, né degli istituti di credito. Le pensioni integrative dovranno essere gestite con criteri di mercato e noi siamo in grado di farlo». Se i primi dati economici del '92 fanno pensare ad un Inps col fiato corto, rispetto alle speranze, il 1993 vedrà presumibilmente l'Istituto godere di maggiori entrate grazie all'aumento della percentuale dei contributi per i lavoratori dipendenti ed autonomi. «L'aumento dello 0,80% dei contributi a carico dei lavoratori dipendenti e dell'1% per gli autonomi - ha spiegato Colombo - si tradurrà in maggiori introiti, valutabili sui 3300 miliardi, il che consentirà di mantenere a 68-69 mila miliardi l'apporto dello Stato che altrimenti avrebbe dovuto arrivare a quota 71-72 mila miliardi». Intanto il '91 ha dato qualche soddisfazione: per la prima volta è stato rispettato il «tetto», fissato dalla Finanziaria. Infatti, a fronte di pagamenti per 217 mila 673 miliardi (147 mila 879 dei quali per prestazioni: + 8,2% rispetto al '90) le entrate sono ammontate a 217 mila 676 miliardi (dei quali 144 mila 604 miliardi per contributi: + 9,4% sul'90), con un lievissimo margine, dunque, di 3 mi- liardi. Per quanto riguarda il disavanzo economico di esercizio, come ha spiegato il direttore generale dell'Inps Gianni Billia, c'è stata una netta inversione di tendenza, è infatti passato dagli 8648 miliardi del 1990 ai 1357 del '91. Rispetto al 1990, ha ricordato Billia, il gettito contributivo è cresciuto del 15,7% (invece dell'8% preventivato) per effetto della lievitazione del monte salari dell'I 1,5% e dell'aumento del reddito dei lavoratori autonomi. Buoni anche i risultati della gestione di cassa che ha registrato, rispetto ai dati contenuti nel budget 1991, maggiori riscossioni per 4 mila miliardi. [v. cor.] Mario Colombo presidente dell'Inps
Persone citate: Billia, Gianni Billia, Mario Colombo
Luoghi citati: Roma
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