Così si sgretola il Colosseo di Sabatino Moscati

Così si sgretola il Colosseo L'annuncio che uno sponsor pagherà i restauri ha spento l'allarme: chi eseguirà i lavori? [ Così si sgretola il Colosseo Non crolli spettacolari, ma morte lenta OSI' come era cresciuto rapidamente nella stampa quotidiana, fino a raggiungere le prime pagine, l'allarme per il Colosseo è rapidamente diminuito e, almeno nella pubblica opinione riflessa dalla stampa stessa, sembra scomparso. La notizia che un grande ente bancario finanziera i restauri occorrenti ha avuto meno spazio dell'allarme, ma è servita in apparenza a chiudere la questione. Allora, sembra pensare la gente, tutto è risolto. Magari fosse così! Tentando una diagnosi, osserviamo che concerne, sostanzialmente, tutto il patrimonio archeologico italiano esposto all'aperto. Per la verità non sembra che un danno immediato appena verificatosi o in procinto di verificarsi abbia determinato l'allarme sul Colosseo. Esso è sorto principalmente sulla scia del crollo di un tratto della cinta muraria di Urbino: come quello è potuto accadere, si è detto e scritto, può accadere anche questo. Ma se il Colosseo non è nelle condizioni delle mura di Urbino, ciò non toglie che il pericolo esista e rimanga, per il fatto stesso che il monumento ha quasi duemila anni e che, per solida che ne sia la costruzione, le intemperie esistenti da sempre e i danni della vita moderna aggiuntisi di recente esercitano un'opera che si chiamerebbe appropriatamente di corrosione. Guardate alcune fotografie di particolari, con frammenti di muri che si staccano: lì è il pericolo, ancor più che in crolli sensazionali. Ricordiamoli per un momento, i fattori di corrosione. Delle calamità naturali, la peggiore è costituita dalla pioggia, che penetra negli interstizi dei muri creando muffe che corrodono, o che gela, provocando spaccature. Delle calamità artificiali, c'è lo scuotimento del terreno causato dalle automobili che passano intorno, e più ancora dalla metropolitana che passa sotto a breve distanza; c'è lo scuotimento dell'aria, provocato dagli ae- rei; c'è l'inquinamento determinato dai gas di scarico, che si aggiunge alle muffe nel disgregare le pareti... Questi fattori agiscono sui monumenti all'aperto in tutt'Italia; e se il Colosseo crea maggiore sensazione, non stanno meglio l'arco di Tito, la colonna di Traiano, il Foro Romano, il Palatino, e così via nella capitale. Il discorso vale non meno per l'arena di Verona e il teatro di Siracusa, tanto per citare due esempi dal Nord al Sud del Paese. E allora? La risposta è stata unanime, fino a qualche tempo fa: deve provvedere lo Stato. Ed è una risposta giusta, perché lo Stato trae dagli straordinari monumenti dell'Italia antica (e non antica soltanto) un guadagno notevolissimo attraverso il turismo, per non parlare di cultura e di immagine. Ma quante esigenze giuste restano inattuate! Che il bilancio del ministero per i Beni Culturali sia irrisorio, lo sanno tutti. E dunque, tra l'esigenza giusta e l'impossibilità pratica, tutto è continuato come prima. Ora una nuova ipotesi operativa prende corpo: quella che con vocabolo abitualmente ritenuto inglese, ma per vero già latino, evidenzia l'opera dello sponsor, donde «sponsorizzazione». Come il caso del Colosseo suggerisce, lo sponsor può essere una banca, un'industria, una ditta di qualsiasi genere e perfino un privato cittadino: tutti meno che lo Stato, altrimenti il problema si riproporrebbe in modo improprio. Ma appunto il surrogarsi di qualcuno a cui il compito non spetterebbe in luogo dello Stato al quale spetterebbe hf1 destato finora forti resistenze. E riconosciamo che sono giustificate, nel senso che ci si domanda: perché mai un ente o un privato si accollerà tale peso? La risposta possibile e ragionevole è una sola: per il prestigio, per il ritorno del denaro in immagine. Orbene, come si accontenterà questa esigenza? Issando sui monumenti la pubblicità dei finanziatori? Come si vede, superate le resistenze aprioristiche, il vero problema non è quello di rifiutare in linea di principio qualsiasi sostegno non statale, bensì di porre ad esso precise condizioni: che l'intervento sui monumenti sia riservato agli esperti nella sua operatività e nel suo controllo; che il sostegno offerto venga sì reso noto, ma in sedi e in modi che non condizionino e non sviliscano la libera fruizione dei monumenti stessi. Questo, senza dubbio, sta accadendo nel caso del Colosseo. E dunque conviene auspicare che il sostegno non statale si estenda, che investa tanti altri monumenti forse meno celebri ma non meno importanti. Non solo: conviene auspicare che, dopo avere compiuto il non facile passo di accettare l'aiuto esterno italiano, si accetti anche, alle stesse condizioni e negli stessi limiti, quello straniero. Esso sarebbe, senza dubbio, più JiàSto e..cospicuo. Infine, c'é'uh problema essenziale che non sembra sia stato considerato nei pur numerosi in¬ terventi di stampa. Una volta assicurati i fondi, si potrà procedere senz'altro? Dobbiamo dire, con rammarico, che non è così: le forze umane disponibili presso il ministero e le Soprintendenze sono scarsissime, appena sufficienti per la gestione ordinaria. Di fronte a una gestione straordinaria, e di tal fatta, quelle forze non basteranno certo. Ecco dunque la necessità di sostegni esterni per la realizzazione, non meno che per il finan¬ ziamento. Va detto che è già in uso il servirsi delle Università e degli istituti scientifici di vario genere, nonché delle ditte specializzate di provata esperienza. Ma un passo ancora va fatto, cioè l'apertura al volontariato che in campo archeologico è assai numeroso e che si convoglia anche in istituzioni di prestigio, per citare un esempio (ma ve n'è più di uno) l'Archeoclub d'Italia. Anche nel caso del volontariato di persóne, oltreché in quello di enti finanziatori, la necessità del controllo è assoluta; ma resta comunque più agevole controllare chi fa piuttosto che fare tutto in proprio. Se anche il passo verso il volontariato sarà compiuto (o se aumenteranno i passi compiuti in precedenza), la questione della tutela dei monumenti antichi in Italia avrà realizzato un sostanziale progresso. E il progresso avverrà, in questo come m altri campi, all'insegna di una privatizzazione che deve essere controllata, ma non può essere demonizzata. Nel celebre passo di uno scrittore medievale sul Colosseo, il Venerabile Beda, si legge la seguente profezia: «Finché durerà il Colosseo, durerà Roma. / Quando cadrà il Colosseo, cadrà Roma. / Quando cadrà Roma, cadrà il mondo». Ma forse, con l'aiuto delle nuove tecnologie che al tempo del Venerabile Beda non c'erano e di una più moderna impostazione dei salvataggi, si riuscirà a non far cadere né il Colosseo, né Roma, né il mondo. Sabatino Moscati Lo Stato non può reggere l'impegno Al lavoro università e volontariato Il Colosseo, malato di lento sgretolamento. L'Arco di Tito (sopra) e l'Aréna di Verona (sotto) affrontano gli stessi problemi. [ k , m

Persone citate: Beda, Traiano