Ferito l'accusatore del pcus è un giallo

Ferito l'accusatore del pcus, è un giallo Voci di un complotto comunista, ma il delfino di Eltsin smentisce la tesi dell'attentato Ferito l'accusatore del pcus, è un giallo Auto travolge la Volga di Shakhrai MOSCA DAL NOSTRO INVIATO E' giovedì 16 luglio, ore 21,12, la «Volga» nera di Serghei Shakhrai - uomo del team eltsiniano, principale accusatore al processo contro il pcus e difensore del presidente - viene urtata da una «Zhigulì» di colore scuro mentre viaggia a 130 chilometri l'ora verso la dacia, lungo il Mozhaiskoe Sciossé. L'auto sbanda, trancia un albero e si rovescia. L'autista è ferito, la guardia del corpo ha le gambe spezzate. Shakhrai, che sedeva sul sedile posteriore, se la cava con qualche graffio. L'auto speronatrice sparisce e non è ancora stata trovata. Ma i testimoni sembrano numerosi e la polizia ha lasciato capire di essere in grado di rintracciare l'autista della «Zhigulì». Shakhrai è al secondo incidente d'auto in un anno. Fortunato in ogni caso. Ma nel clima arroventato di Mosca le voci di un attentato dilagano. Il primo ad avvalorarle, ieri mattina, è stato proprio il portavoce di Shakhrai, Konstantin Eliseev: «Shakhrai ha troppi nemici. Non escludo che volessero ucciderlo». Pochi minuti dopo anche Viaceslav Kostikov, portavoce di Eltsin, ha confermato: attentato. Le «Izvestija» di ieri sera titolavano in prima pagina: «Attentato o incidente?», e citavano le dichiarazioni, prudenti, del capo della polizia di Mosca, Arkadij Murasciov: inda- gini in tutte le direzioni, potrebbe essere l'una cosa e l'altra. A tutti è venuto in mente sia l'incidente di febbraio, in cui incorse Shakhrai (ma l'indagine provò che non era intenzionale), sia quello in cui rimase coinvolto Eltsin l'anno scorso (anche in quel caso l'indagine escluse il complotto). Ma tutto è davvero possibile. La tensione, sotto una calma apparente, è palpabile come l'incertezza. E le polemiche che hanno investito Shakhrai negli ultimi tempi forniscono la base per ogni congettura. Nel pomeriggio il 36enne ex vice-premier - subito presente in Parlamento dopo l'esame clinico - ha ridimensionato l'accaduto: «Non ho motivi per affermare si sia trattato di un attentato. Tanto meno p^i ragioni politiche». Ma l'agenzia «Interfax» ha ipotizzato che «l'incidente potrà avere influenza sul corso del processo davanti alla Corte costituzionale», elencando tra i «nemici» di Shakhrai sia «l'ala della destra radicale», sia «l'ala pro-comunista», sia «gli ex membri della nomenklatura di partito che sono presenti nelle alte sfere del potere». Quanto bastava per provocare la sdegnata reazione di Valentin Kuptsov, ex primo segretario del partito comunista russo e opponente principale di Shakhrai nel processo. In ogni caso la tesi dell'attentato viene, come si suol di¬ re, a fagiolo per tutti quelli che gridano al pericolo imminente di «golpe» in Russia. Tra l'altro, proprio ieri la «Nezaviziamaja Gazeta» pubblicava un'intervista con Vasilij Lipitskij, presidente del partito di Rutskoi (Russia libera), in cui il nome di Shakhrai, al contrario, viene incluso tra quelli di coloro che starebbero spingendo Eltsin a tagliare corto con tutte le opposizioni. Lipitskij - uno dei protagonisti della formazione dell'alleanza «centrista» denominata «Unione civica» (che raggruppa il partito «Russia libera», il «Rinnovamento» di Arkadij Volskij e dell'«Unione imprenditoriale», il «Partito democratico» di Nikolai Tra- vkin e il gruppo parlamentare «La nuova leva») -, non a caso, respinge come ridicola la tesi di un complotto comunista («è un'opposizione manovrabile... prevedibile... non costituisce un pericolo serio per il potere... soprattutto sappiamo che può mettere in campo non più di 30-40 mila dimostranti»). E dirige l'accusa contro «quegli esponenti politici e quelle organizzazioni che teorizzano la necessità di misure eccezionali per realizzare la riforma». Lipitskij fa i nomi: Gavriil Popov, ex sindaco di Mosca, e una schiera di leaders di «Russia democratica», tra cui Lev Ponomariov e Vladimir Bokser. Ma aggiunge: «E' ben noto che perso- ne dell'entourage di Eltsin hanno chiesto misure d'emergenza e lo scioglimento del Parlamento». Il vero pericolo, secondo Lipitskij, verrebbe dunque da quella che egli definisce «l'ideologia ael burbulismo, fondata sulla ricerca del nemico, sull'inasprimento artificioso della tensione con lo scopo di convincere il presidente a misure d'emergenza». «Proprio a costoro - aggiunge Lipitskij - fa molto comodo l'opposizione di sinistra». E, oltre a Ghennadi Burbulis, include nell'elenco Shakhrai e Galina Starovoitova, entrambi «esponenti abbastanza vicini al presidente». Giulietta Chiesa Dopo le voci di un nuovo colpo di Stato altre nubi si addensano intorno a Boris Eltsin (nella foto Ap) L'incidente che ha coinvolto il fedelissimo Shakhrai per molti è stato un attentato

Luoghi citati: Mosca, Russia