La Croazia sfratta 2000 profughi

La Croazia sfratta 2000 profughi JUGOSLAVIA Fuggono dalla Bosnia in fiamme, Zagabria non li vuole: 120 in treno verso l'Italia La Croazia sfratta 2000 profughi Bombe su un mercato di Sarajevo, due morti Il premier «americano» di Belgrado da Scotti ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Sono 120, per lo più donne e bambini, i profughi bosniaci diretti in Italia. Caricati su un treno a Slavonski Brad, la città croata sul fiume Sava dove si sono rifugiati per sfuggire al terrore delle truppe serbo-federali, viaggiano verso l'ignoto. Non sanno neppure se le autorità italiane sono disposte ad accoglierli. Loro speravano di poter rimanere in Croazia. Ma in questa repubblica, che ospira ormai più di 370 mila profughi dalla Bosnia, sono stati raggiunti e di gran lunga superati i limiti massimi di accoglienza. Oltre a rifugiati bosniaci ci sono circa 300 mila profughi croati rimasti senza casa nel corso della sanguinosa guerra degli scorsi mesi. Ecco perché il governo di Zagabria ha deciso di far proseguire i profughi bosniaci verso i Paesi vicini. Altri due treni con 800 rifugiati ciascuno sono partiti ieri per la Slovenia e l'Austria, malgrado la decisione di questi due Stati di chiudere i confini. A bordo di una decina di autobus 500 persone viaggiano inoltre verso l'Ungheria. Il ministero degli Esteri croato ha mandato una nota alle ambasciate dei quattro Paesi in cui li avverte che la Croazia non ha più la possibilità di ospitare un solo profugo. «Non intendiamo chiudere i nostri confini ai profughi, ma d'ora in poi potremo soltanto farli transitare sul nostro territorio. Inoltre non possiamo più garantire loro la sicurezza, perché la città di Slavonski Brod, dov'è sistemato uno dei più grandi campi di accoglienza, è quotidianamente bombardata dall'esercito serbo-federale». Nell'attacco dell'altro ieri sono infatti state uccise 12 persone. Le granate sono cadute anche sul campo dove sono sistemate circa 3 mila persone. E ieri, a Sarajevo, una bomba di mortaio è caduta su un mercato uccidendo due persone e ferendone 7. Il dramma dei profughi bosniaci è esploso nelle ultime ore quando migliaia di persone disperate hanno attraversato la Sava che separa la Bosnia dalla Croazia. Una nuova colonna di profughi lunga 10 chilometri aspetta tuttora sulla sponda bosniaca di poter passare a Slavonski Brod. Molti attraversano il fiume a nuoto. «A nome della Cee e della Gran Bretagna ci impegneremo per aiutarvi a risolvere il grave problema dei profughi», ha dichiarato ieri a Zagabria il ministro degli Esteri Douglas Hurd che presiede attualmente i Dodici, in viaggio nelle ex repubbliche ju- goslave. Oggi è atteso a Belgrado. Nella capitale serbo-montenegrina cresce intanto il nervosismo per la presenza delle navi militari della Nato e dell'Ueo in Adriatico. Dopo aver smentito che i cacciabombardieri «jugoslavi» si siano avvicinati alle navi che controllano l'embargo, il capo dello Stato maggiore generale Panie si è recato in Montenegro per passare in rassegna la Marina militare della cosiddetta Federazione jugoslava. «Con le false notizie si vuole preparare il 'erreno per un'azione militare. Ma noi disponiamo di sistemi elettronici capaci di fermare le forze della Nato. Per la nostra libertà siamo disposti a combattere contro tutto il mondo». Ma intanto il premier di Belgrado si appresta a lanciare l'offensiva diplomatica per cercare una soluzione pacifica alla crisi. Stamane Milan Panie sarà a Roma per incontrare il ministro degli Esteri Scotti, quindi proseguirà per altri colloqui a Parigi e New York. Ingrìd Badurina Il premier di Belgrado, Milan Panie Oggi vedrà a Roma Scotti prima di raggiungere Parigi e New York

Persone citate: Brod, Douglas Hurd, Milan Panie