La romanza di Mario al ritmo del gospel di Furio Colombo

La romanza di Mario al ritmo del gospel DIARIO ELETTORALE La romanza di Mario al ritmo del gospel JM E frasi scoppiano come M A lampi, tagliano come lame, scattano come serrature che aprono, una dopo l'altra, le stanze delle immagini. Le immagini sono grandiose, a volte terribili, a volte bellissime. La tecnica è mostrarle appena per un istante. Il ritmo è quello del Gospel, della predicazione nera. Il metro di ogni frase, che si apre e si chiude in poche parole limpide, viene dalla poesia civile, ha il suono levigato e forte di certi versi di William Carlos Williams, di Alien Ginsberg. E' Mario Cuomo che parla al Madison Square Garden, alla Convenzione democratica, alle famiglie americane che credo si siano riunite di corsa, anche i distratti, anche gli indifferenti, di fronte al televisore, adulti e bambini, come quando sta per arrivare qualcosa di straordinario, e la gente lo sente. Una dopo l'altra le reti televisive, che quest'anno seguono poco la Convention, si sono agganciate come si fa per un'emergenza. La Abc, che è arrivata in ritardo, ha trasmesso l'intero discorso sfasato di venti minuti, così che Mario Cuomo era ancora su uno degli schermi nazionali, quando già era cominciata la lunga ovazione sugli altri. Mario Cuomo ha parlato Senza allentare per un istante la presa della sua narrazione. Invece di lasciarsi oscurare dall'emozione il suo messaggio diventava sempre più nitido. Ha raccontato l'America come un inferno, «la vita di figli che non sono i vostri e miei figli - ha detto alla platea bianca - ma che siamo costretti ad amare. O così, o ci sarà distruzione». Ha raccontato la vita come un paradiso: «Voglio che marciate verso un mondo in cui i bambini vivono da bambini, i giovani hanno istruzione e speranza, le donne e gli uomini hanno lavoro, le famiglie hanno dignità; un'America forte, sicura e dolce». In piedi, le mani alzate in un applauso continuo, c'era una folla che sembrava tutta l'America. Le telecamere puntavano a caso e trovavano Tsongas e Brown, trovavano Ted Kennedy, Joe Kennedy e Norman Mailer, Jesse Jackson e Andrew Young, I giovanissime facce tese e I volti segnati dall'emozione. E' stato solo un grande spettacolo? Un discorso può essere come una nuvola, grandioso ed effimero. Ma quello di Mario Cuomo è stato un gesto politico. I candidati rivali, Bush e Quayle, avevano spostato il dibattito dalla politica ai «valori». Cuomo ha raccolto la sfida esattamente dove gli avversari l'avevano lasciata: sul terreno della vita comune, del rapporto con i figli, della dignità delle persone, del come costruire la vita insieme. Nel farlo, col suo respiro largo, quel suo modo di attraversare questioni diverse con un solo concetto, ha definito che cosa sono Destra e Sinistra in America, dopo questo evento politico. Destra è un impegno individuale che in seguito farà bene a tutti, ma nel quale «gli altri» non compaiono mai. Sinistra è identità (entrano d'impeto le donne, i gay), è uguaglianza senza razze e senza classi, è responsabilità di ciascuno per tutti, è un mondo in cui nessuno si salva da solo. Il cemento è un impulso morale che (insieme a Jesse Jackson) Cuomo ha presentato come la strategia e l'obiettivo. Uno scettico potrebbe osservare: «Questa folla sta facendo irruzione, ma nessuno di loro sembra sapere dove si trova l'armadio delle risorse. Non si parla di tecniche, di manovre, di economia, del mestiere di governare». E' vero. Si vedono solo le impalcature di una costruzione imperfetta che forse non sarà mai terminata. Però sta sorgendo su un terreno che altri non avevano neppure intravisto. E' il terreno della «forza delle diversità» che si riconoscono e si uniscono senza rinuncia e senza conflitto, ognuno con una parte di peso. Sono parole. Ma cos'altro è la politica se non parole che a volte diventano il motore di una nazione? Furio Colombo boj

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