Vendile in picchiata Inglesi preoccupati di Piero Casucci

Vendile in picchiata Inglesi preoccupati ALL'ESTERO La crisi del mercato in Gran Bretagna Vendile in picchiata Inglesi preoccupati Come vanno, Italia a parte, i mercati europei? Cominciamo da quello britannico. Vi sono segni eloquenti di una crisi dell'automobile nel Regno Unito. Dire che non sorprendono è ancora poco, perché il mercato zoppica ormai da tempo. Si parte da un calo delle vendite e si arriva a un vistoso deficit nel bilancio fra importazioni ed esportazioni e quindi alla pressante richiesta da parte dell'industria di un intervento governativo per risalire una china sempre più ardua. Nel primo semestre di quest'anno sono state immatricolate 768 mila automobili nuove contro le 801 mila consegnate nel corrispondente periodo del 1991. Si era sperato in risultati migliori dopo che un incremento del 9,1 per cento in aprile aveva fatto sorridere le Case. Ma è stato soltanto un fuoco di paglia. In maggio le vendite sono aumentate appena dell' 1,4 per cento. E nemmeno il risultato delle elezioni ha rimesso in moto il mercato. Non è infondato il timore che alla fine del '92 non venga raggiunto il livello del 1991 (1.590.000 unità). Il record stabilito nel 1989 (2.300.000 vetture) appare come un lontano ricordo. Da allora si è assistito a una caduta libera delle vendite, di cui sta facendo le spese in gran parte la Ford. Nel giugno di quest'anno è scesa a una quota di mercato del 20,66 per cento. Dodici mesi fa era al 27 per cento. In compenso il gruppo PSA (Peugeot e Citroen) ha incrementato le proprie del 12,2 per cento. Si ha un quadro più preciso della situazione dalle cifre fornite dalla Smmt (Society of Motor Manufacturers and Traders). Dal 1982 il bilancio fra importazioni ed esportazioni è in deficit costante. Nel 1989 ha raggiunto una cifra record pari a circa 8 mila miliardi di lire. Nel primo trimestre di quest'anno il valore delle automobili importate è cresciuto del 13 per cento, quello delle vetture esportate soltanto del 3 per cento. A creare uno stato di ulteriore confusione è anche il fatto che il'prezzo delle auto vendute nel Regno Unito è sensibilmente più elevato che non nel resto dell'Europa comunitaria (fino al 40 per cento in alcuni casi). Tuttavia non è difficile capire che le cause del malessere sono molto più remote. Da anni l'industria automobilista inglese ha cessato di esistere come entità nazionale, anche se il Gruppo Rover si sta impegnando con vigore. Ci si interroga sul ruolo che potrà svolgere in futuro se ne avrà ancora uno. Di fatto è ormai schiacciata dall'insediamento massiccio dei giapponesi. E' sintomatico che persino la Rolls-Royce, orgoglio nazionale, stava per essere ceduta alla Toyota che l'ha poi rifiutata per non ferire l'amor proprio del popolo inglese. E' una marca di cui va fiero anche l'uomo della strada. La Ford medita di trasferire tutta o gran parte dell'attività progettativa in Germania e intanto deve fare i conti con l'insoddisfacente andamento della Jaguar da essa acquistata a un prezzo rilevante pur di strapparla alla General Motors, mentre l'Aston Martin, altra marca di prestigio, anch'essa finita nelle sue mani, non produrrà quest'anno più di 150 automobili (sulle 250 abituali). Farà meglio con l'aiuto della Jaguar Sport quando sarà terminata la produzione delle 350 XJ 220, una supercar in vendita a un miliardo e 650 milioni di lire italiane. Questo allargamento a macchia d'olio in territorio inglese è stato molto meno produttivo di quanto si sperava e ha creato un certo nervosismo in seno alla Ford Europa. Lo testimoniano anche le vicende della A.C. Cars, una piccola ma stimatissima fabbrica di auto gran turismo, a sua volta entrata a far parte dell'impero Ford. Trascorsi due anni è stata chiusa, ma dopo che tutto era finito in tribunale, è stata rivenduta al vecchio proprietario. La Ford, sostiene quest'ultimo, l'aveva acquistata «per capriccio», ma ora si è impegnata a collaborare con la fornitura di motori, componenti e attrezzature di collaudo. Ciò non toglie che il programma Ford per il futuro sia molto intenso. Ha in animo di mettere in produzione un modello nuovo ogni sei mesi. L'anno della rimonta sarà il 1996 non appena ultimato il rinnovamento di tutti i motori e di tutti i modelli e completati i piani di produzione di un mini-van, di una sport e forse di una mini-car. Si tratta di recuperare 1 miliardo e 100 milioni di dollari (circa 1350 miliardi di lire). Tale è stato il passivo del 1991. Piero Casucci

Persone citate: Rolls

Luoghi citati: Europa, Germania, Gran Bretagna, Italia, Regno Unito