Un fotografo a corte per «fissare» Versailles tra natura e artificio di Angelo Dragone

Un fotografo a corte per «fissare» Versailles tra natura e artificio Mostra postuma dì Luigi Ghirrì Un fotografo a corte per «fissare» Versailles tra natura e artificio Era già stata messa in programma la mostra di Luigi Ghirri che all'«Agorà» (via Duchessa Jolanda 13, fino al 31 luglio) ha riunito ventotto fotografie tratte dal più ampio suo lavoro su Versailles, quando l'improvvisa scomparsa di questo ancor giovane mestro dell'obiettivo (il 14 febbraio scorso, nella sua casa di Roncocesi, Reggio Emilia) ha trasformato l'esposizione in una mostra postuma. Ghirri, nato a Scandiano nel 1943, aveva i cominciato a fotografare nel 1970, lavorando in prevalenza per artisti concettuali. Ha quindi saputo molto presto come il senso di un'immagine d'arte vada sempre colto in un equilibrio tra natura e artifìcio, tra «l'utopia di un mondo puro» e, appunto, il paesaggio con tutte le sue contingenze, che hanno fattoi dire ad un grande della fotografia, Ansel Adams, «Paesaggio è una parola sporca». Di questo suo «servizio» su Versailles (iniziato nel 1985) Ghirri aveva spiegato il senso: «Il lavoro che svolgo si articola in maniera diversa da una semplice schedatura o da una visione poetica, ma procede in modalità articolate nel tempo e nello spazio, assumendo frammenti e annotazioni, dal movimento della luce al colore delle superfici, dall'esplorazione della magia di uno spazio al fascino di un momento in cui la luce misteriosamente disegna e rivela forme mai viste prima, per potere alla fine ricostruire una narrazione possibile». (Ne «Il museo diffuso», editore Mazzotta '87). Si è trattato quindi, per Ghirri, di scoprire nella fotografia un «nuovo alfabeto», distinguendo, come aveva suggerito Roger Caillois, tra i modi diversi, del fiabesco e del fantastico, in questo riconoscendo la sua inclinazione, comportando sempre «uno scandalo, una lacerazione, un'irruzione insolita, quasi insopportabile, nel mondo reale». In realtà le immagini introspettive di Ghirri non fanno che interpretare la Reggia nei suoi spazi e colori: tra i giardini e i colonnati, le acque e le fontane, le statue e il tempio dell'amore. Angelo Dragone «Versailles», foto di Luigi Ghirri

Persone citate: Ansel Adams, Ghirri, Luigi Ghirri, Luigi Ghirrì, Mazzotta, Roger Caillois

Luoghi citati: Reggio Emilia, Scandiano