Musei, self-service dei ladri di Raffaello Masci

Musei, self-service dei ladri Pesante denuncia della Corte dei conti: 1551 furti di opere d'arte solo nel '91 Musei, self-service dei ladri «Lo Stato pessimo padrone, è emergenza nazionale» Sistemi di allarme inadeguati, patrimoni in rovina ROMA. «Un dramma di proporzioni senza limite». Il procuratore generale della Corte dei conti Emidio Di Giambattista, ha sferzato duramente lo Stato, cattivo padrone dei propri beni, e lo ha fatto - insieme al consigliere Angelo Buscema - ieri nell'esprimere il giudizio di regolarità sul conto del patrimonio pubblico per il 1991. Lo Stato - ha detto l'alto magistrato - non sa quello che possiede, dà in affitto o in uso i propri palazzi, le case, gli arenili, i terreni, per un tozzo di pane. E soprattutto abbandona all'incuria e al sistematico saccheggio la maggiore ricchezza di cui dispone: i beni culturali che vengono depredati da mercanti di scarsi scrupoli spesso implicati anche in traffici di droga. BENI CULTURAL!. Il pg è stato durissimo sullo stato di abbandono che impera in questo settore. E' vero - ha ammesso - che non è possibile garantire l'assoluta tutela di tutto il patrimonio artistico italiano, ma ci sono state inadempienze gravissime. Risultato: lo scorso anno sono stati compiuti 1551 furti ai danni del patrimonio artistico, e il fatto che siano stati recuperati dalle forze dell'ordine ben 43 mila reperti di antichità classica negli ultimi due anni dà l'idea del saccheggio a cui sono sottoposti i siti archeologici. Di Giambattista ha segnalato anche alcuni casi emblematici. Per esempio il Museo di Castel Sant'Angelo «nei cui depositi non si trovano più armi e materiali di armamento di varie epoche, scomparsi nel nulla, senza che mai la direzione del complesso museale abbia denunciato furti; la mancanza dei beni è emersa solo in occasione di una verifica inventariale». Sempre a Roma, città bersagliatissima dai ladri d'arte, con circa un furto al giorno, c'è da registrare il caso dei Musei Capitolini da cui sono stati trafugati, un po' alla volta, una serie di pezzi, tra sculture e vasellame, di epoca repubblicana. Ma anche Napoli non scherza: la chiesa di Santa Maria delle Grazie, raro esempio di Rinascimento partenopeo, è stata siste¬ maticamente spogliata. Altro dramma nel dramma, ha detto il pg Di Giambattista, è quello dei monumenti che vanno in rovina e per i quali non possono bastare né gli interventi sporadici del ministero dei Beni culturali, né le sponsorizzazioni, pure lodevoli. «Non sarebbe male destinare alla tutela del patrimonio artistico il controverso 8 per mille dell'Irpef». Ma il dato più paradossale è che il patrimonio artistico non è mai stato catalogato, così non sapremo mai né quello che abbiamo né, quindi, quello che ci rubano. BENI DEMANIALI. I beni del demanio vengono sottoutilizzati. Spesso in uso semigratuito, si prestano a favoritismi clientelali e ad abusivismo. Esiste, per esempio, ha rivelato il pg, il concessionario di un palazzo che paga appena seimila lire al mese per acqua, luce, gas, luce, ascensori, montacarichi, telefoni e portineria. Per non dire del complesso romano di Sant'Andrea al Quirinale dove sono ammassati, senza criterio, alloggi per dipendenti pubblici, locazioni a privati, uffici statali e locali di uso ancora imprecisato. Ma il caso non è isolato nella capitale, dove ci sono 173 palazzi storici occupati con un contratto ancora indefinito, 102 «a titolo precario», 28 in concessione gratuita, 25 occupati senza contrat¬ to, sette dati in uso e otto - addirittura - in «uso perpetuo». E poi c'è il capitolo degli inquietanti privilegi. Resta da chiarire per esempio, ha détto il pg «la vicenda dell'aumento dei canoni marittimi stabilito da una legge del '90 e da un decreto interministeriale, ma unilateralmente sospeso dal ministro delle Finanze» dal marzo al novembre '91. «Sorge il sospetto che la revoca del provvedimento sia stata un gentile omaggio ai concessionari di stabilimenti balneari». OPERE PUBBLICHE. Nel Cahier des doléances della Corte dei Conti, ci sono anche le opere pubbliche dai costi gonfiati da amministra- tori di discutibile moralità. Il pg ha ricordato strutture dal costo esorbitante e peraltro mai completate: «autentici monumenti allo spreco e all'inefficienza». Anche qui valga per esempio il caso dell'ospedale Santa Caterina di Sarzana, progettato nel '69 con una spesa prevista di 4 miliardi, mai completato, ma già costato oltre 50 miliardi. Altro scandalo, i lavori per i Mondiali di calcio: progetti inadeguati, varianti in corso d'opera e altro hanno fatto enormemente lievitare i costi e all'Olimpico di Roma, sono stati addirittura ignorati i limiti posti dalla tutela dell'ambiente. Raffaello Masci «Destiniamo P8 per mille alla tutela dell'arte» Nella foto a sinistra: il nuovo ministro Alberto Ronchey Sopra: il procuratore generale della Corte dei conti Emidio Di Giambattista

Persone citate: Alberto Ronchey, Angelo Buscema, Di Giambattista, Emidio Di Giambattista

Luoghi citati: Castel Sant'angelo, Napoli, Roma, Sarzana