Da Venezia un siluro a De Michelis

Da Venezia un siluro a De Michelis I magistrati ipotizzano il reato di corruzione nella spartizione di tangenti tra psi e de Da Venezia un siluro a De Michelis Scandalo appalti, avviso di garanzia all'ex ministro VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un'informazione di garanzia che ipotizza il reato di concorso in corruzione è stata spedita all'ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis dai sostituti procuratori Carlo Nordio e Ivano Nelson Salvarani che indagano sulle tangenti nel Veneto. Entro trenta giorni, come prescrive la legge, dovrà ora essere inviata al la speciale commissione parlamentare una richiesta di autorizzazione a procedere, quello che già i due magistrati avevano fatto in precedenza per l'ex ministro Bernini e per il segretario amministrativo de Citaristi. Già la scorsa settimana l'ex ministro degli Esteri era stato sfiorato dall'inchiesta: prima l'arresto del capo della sua segreteria particolare, Giorgio Casadei, con l'accusa di avere intascato tangenti sugli appalti della bretella autostradale dell'aeroporto di Tessera e di alcuni depuratori; poi il sequestro di agende e floppy-disc negli uffici della segreteria della corrente, a Mestre. Una perquisizione che aveva fatto indignare l'ex ministro, in quanto avvenuta senza le autorizzazioni speciali che egli considerava dovute. Con questa informazione di garanzia si conclude in pratica il lungo itinerario dei giudici, intrapreso con le comunicazioni giudiziarie alla prima delle imprese coinvolte nello scandalo, la CCC di Musile di Piave, e puntellato via via dalle accuse ai segretari di Bernini e De Michelis, cui aveva fatto seguito il loro arresto, l'arresto del presidente della giunta regionale Franco Cremonese, l'arresto di imprenditori della Grassetto del gruppo Ligresti, della Maltauro di Vicenza, di altre imprese minori, di consorzi di bonifica. In tutto 23 arresti e un «teorema» suggerito ai giudici da molti imprenditori e anche da qualche portaborse che ha decisoceli collaborare: il braccio destro di Cremonese e Bernini Eranco Ferlin e quello di De Michelis Giorgio Casadei si sarebbero spartiti bustarelle sulle assegnazioni di appalti. Tangenti fra l'uno e mezzo e il due e mezzo per cento, a seconda dei lavori, per un totale di almeno 8 miliardi. Secondo i giudici un sistema quasi automatico fra la corrente dorotea e quella demichelisiana. Sono state registrate telefonate, sono state realizzate registrazioni e fotografie che ritraevano prelievi in banche svizzere e passaggi di mano di valigette ventiquattrore, anche negli uffici della segreteria del ministro. Il teorema della «cupola», così lo ha bollato De Michelis, una tesi che ha definito di pura fantasia. E un suo fedelissimo, l'ex sindaco di Venezia Nereo Laroni, coinvolto sei anni fa in un altro scandalo di tangenti e poi prosciolto, aggiungeva: «Qualora i magistrati avessero già precostituito un teorema, non cercherebbero la verità e non perseguirebbero la giustizia». L'ex ministro degli Esteri si era rammaricato per il trattamento riservato al segretario, ma aveva dichiarato fiducia nella giustizia. Anche se non aveva risparmiato qualche stoccata ai magistrati, paragonando i loro atti a «martellate». Ora, dopo aver appreso dell'informazione di garanzia, ha rilasciato una dichiarazione all'agenzia Ansa: «Avendo avuto modo di leggere esaurienti resoconti su un presunto accordo spartitorio, non posso dire di essere rimasto sorpreso per l'informazione di garanzia. D'altronde, episodi recenti, addirittura in violazione delle norme costituzionali, quale la perquisizione della mia segreteria di Mestre e per i quali ho inviato un esposto-denuncia al presidente della Camera e ai procuratori della Repubblica di Roma e Venezia, mi avevano già a sufficienza aperto gli occhi». «Quindi - continua l'ex ministro - sorpreso no, colpito e amareggiato sì per l'utilizzazione in sede giudiziaria di costruzioni socio-politiche tanto fantasiose, quanto infondate. Comunque, attendo che la giustizia faccia il suo corso per dimostrare la mia assoluta estraneità e mi impegnerò sul piano politico per dimostrare l'infondatezza totale dell'accusa: in quanto un accor- | do spartitorio presupporrebbe un'intesa sulle cose da fare mentre la dialettica e le differenze sono state ben vivaci e nette». I giudici veneziani descrivono l'intesa di cui parlano in questi termini: «Un accordo che prevedeva l'imposizione e la spartizione tra le correnti delle tangenti da incassare dagli imprenditori prescelti»; e ancora: «La ripartizione dei lotti con criteri che tenessero conto del colore o del referente politico dell'impresa, della sua affidabilità, e della sua importanza nell'ambito regionale». I portaborse avrebbero definito, concordato, stabilito col bilancino; i pubblici amministratori avrebbero provveduto a tenere in considerazione soprattutto le imprese segnalate; gli imprenditori avrebbero pagato anche soltanto per entrare nella lista degli «eletti»: quelli della CCC parlano ad esempio di una mazzetta da 50 milioni versata al senatore Citaristi per essere inserita fra le appaltatrici nel Mezzogiorno; e c'è un carteggio fra il segretario amministrativo della de e l'allora ministro Calogero Marinino che conferma l'interessamento. Uno scandalo quello del Veneto che si.sta estendendo: adesso ha raggiunto Padova, con l'appalto per la costruzione del nuovo stadio. Ieri sono finiti in manette un socialista, l'ex assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Sergio Verrecchia, e un assessore in carica pri, Dario Chiesa. Altri due politici, Giancarlo Fagan, psdi, e Marco Zaccaria, pli, hanno ricevuto informazioni di garanzia. Per l'appalto dello stadio si parla di una bustarella da un miliardo e mezzo. E un'altra mega-opera pubblica è già nel mirino del sostituto procuratore Vittorio Borraccetti: il nuovo tribunale. A raccontare anche qui è un imprenditore: Giovanni Agostosi, direttore generale della Grassetto che appartiene al gruppo Ligresti, un gruppo che ha sede a Milano. Mario Lollo L'esponente socialista attacca: «Sono amareggiato ma proverò che non c'entro. Il teorema della Cupola è soltanto pura fantasia» Sopra a sinistra, Giorgio Casadei, capo della segreteria di De Michelis, e a destra l'ex presidente della Regione Franco Cremonese L'ex ministro degli Esteri in un momento di stanchezza durante un convegno. A fianco, ripreso mentre balla con un'amica, durante una festa di compleanno in una discoteca di Firenze