L'immunità ha i giorni contati di Fabio Martini
L'immunità ha i giorni contati L'immunità ha i giorni contati Dalle Camere raffica di sì alle richieste dei giudici ROMA. Non si era mai visto. I giudici chiedono e i parlamentari rispondono a tempi di record: prego, indagate pure sui nostri colleghi. Oggi tocca di nuovo a Paolo Pillitteri: stavolta i giudici di Milano lo sospettano del reato di abuso d'ufficio aggravato e continuato per una vicenda non collegata a Tangentopoli e, vista l'aria che tira, i deputati della giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio non potranno che rispondere come hanno già fatto nei giorni scorsi: nessuna obiezione, indagate pure. E nei prossimi giorni, una raffica senza precedenti di sì è destinata ad accogliere le richieste, piovute dalle procure di tutta Italia, di poter indagare sul conto di numerosi parlamentari: l'onorevole Santuz, ex ministro de; l'onorevole Baruffi, che della de è stato fino a pochi giorni fa il responsabile organizzativo; l'onorevole psi Principe, che del governo Amato è sottosegretario; il senatore Citaristi, che della de è stato il cassiere; il senatore Gangi, che nel psi ha svolto lo stesso incarico. E poi ancora altri sì, salvo colpi di scena, sono destinati ad accogliere le richieste di autorizzazizione a procedere contro parlamentari meno noti, come i de Merolli e Lia, i socialdemocratici Ferrauto e De Paoli, il pidiessino Monello e altri destinati ad aggiungersi, dopo che nei giorni scorsi la Camera aveva già concesso l'autorizzazione a procedere per Pillitteri, Tognoli, Massari, Del Perniino, Cervetti e per Culicchia, sospettato di associazione di stampo mafioso. Una grandinata di sì, qualcosa che somiglia ad una retata. I giudici, incoraggiati dall'inchiesta di Di Pietro, stanno aumentando la pressione e i parlamentari, investiti dai riflettori dell'opinione pubblica, non riescono più ad applicare quella legge non scrit¬ ta restata in vigore per 46 anni. Una «legge» che intervenendo ieri alla Camera, Silvano Labriola, vicepresidente socialista di Montecitorio, ha sintetizzato con parole che si commentano da sole: fino ad oggi tra i parlamentari «c'è stata una mutua assistenza per sottrarsi alla giustizia». Infatti, in base alla legge, le Camere potrebbero rispondere no alle richieste dei giudici soltanto in due casi eccezionali: davanti ad un atteggiamento persecutorio dei magistrati e davanti a manifesta infondatezza delle richieste degli inquirenti. Ma nella scorsa legislatura su 358 richieste, ne sono state concesse appena 43. Oltretutto, la procedura per le autorizzazioni a procedere è destinata a snellirsi ancora di più: se non ci saranno sorprese, stasera la Camera approverà, nella prima delle quattro letture previste, la modifica dell'articolo 68 della Costituzione, quello dedi¬ cato all'immunità parlamentare. Dopo che nelle settimane scorse è stata scartata l'ipotesi più radicale - l'abolizione integrale dell'immunità - da due giorni i partiti di maggioranza stanno cesellando, con qualche difficoltà, un nuovo testo. D'ora in poi, il magistrato, terminate le indagini preliminari, comunicherebbe al Parlamento il procedimento in atto e a quel punto l'assemblea disporrebbe non più di 60 giorni per esprimersi. Una formula avversata, nel dibattito di ieri, dal verde Paissan, dal leghista Borghezio e da Galasso della Rete, per il quale «si attribuirebbe ad un organo non giurisdizionale il potere di interferire sul procedimento penale già iniziato». Per il liberale Biondi «l'immunità deve diventare l'eccezione. L'elemento unico di blocco deve essere l'eventuale abuso del magistrato». Fabio Martini
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