Due vip nel fango di Tangentopoli
Due vip nel fango di Tangentopoli Arrestato il vicepresidente della Techint, nei guai anche il moralizzatore Beltrami Gadola Due vip nel fango di Tangentopoli Traditi dal mercato dei fiori MILANO. Top manager, «grandi moralizzatori» della politica e dell'imprenditoria: l'inchiesta milanese sulle tangenti continua a non risparmiare nessuno. Un arresto (il 62°), sei informazioni di garanzia e almeno sette perquisizioni: si indaga sugli appalti e le bustarelle per il «Mercato ittico e dei fiori». Nell'occhio del ciclone il consorzio Ripem. Arrestato per corruzione Paolo Scaroni, 44 anni, vicepresidente di Techint, colosso della siderurgia che partecipa al consorzio di imprese. «Si è presentato spontaneamente ai giudici, solo lì ha saputo che c'era un ordine di cattura», dice il suo difensore Alberto Moro Visconti. Che poi spiega: «E' per 30 milioni dati ad Angelo Capone, psi, quando non era più assessore al commercio. Un semplice finanziamento versato nell'89, per le elezioni». Di quei scldi, due giorni fa, aveva parlato ai giudici lo stesso Capone, raggiunto da una informazione di garanzia. «Perché hanno arrestato chi paga e non chi riceve?», si chiede il difensore di Scaroni. La risposta, ufficialmente, non c'è, ma i giudici indagano anche su altro. Le informazioni di garanzia e le perquisizioni, hanno colpito alcuni imprenditori del consorzio Ripem, che raccoglie cinque imprese. E' il gruppo impegnato nella costruzione del nuovo mercato del pesce e dei fiori. Un lavoro da 19 miliardi lievitato in poco tempo a 23, e ancora non è finito. Insieme all'Ortomercato è l'ultimo filone delle indagini a Tangentopoli. Confermano di aver ricevuto l'informazione di garanzia due «grandi moralizzatori»: Luca Beltrami Gadola, titolare della omonima impresa di costruzioni, e Claudio De Albertiis, presi- dente della Borio Mangiarotti. Perquisiti gli uffici e la sede del consorzio Ripem, di cui fanno parte altre due imprese, la Morteo e la Edilda. . In carcere rimane Alberto Zamorani, il dirigente di Italstat finito a San Vittore per le mazzette di Malpensa 2000. Il Tribunale della Libertà ha respinto il ricorso: esiste il pericolo di inquinamento delle prove e c'è un comprovato inserimento nel giro delle tangenti. Di quelle mazzette per l'aeroporto si parla, a lungo, nel fascicolo che la procura di Milano ha inviato a Roma, insieme alla richiesta per l'autorizzazione a procedere contro il senatore Severino Citaristi, cassiere nazionale della de. A pagare, un gruppo di imprese capeggiate dalla Pizzarotti spa: 800 i rnilioni finiti nelle casse della de, 500 quelli per Marco Annoni, componente per la de della commissione di aggiudicazione dell'appalto. Citaristi, secondo il racconto di Pizzarotti, doveva muoversi per convincere Italstat a partecipare al consorzio di imprese per la nuova costruzione dell'aerostazione. Accusa Pizzarotti: «Le somme in questione le ho versate inizialmente al fine di richiedere al Citaristi il suo intervento presso i responsabili della Italstat e successivamente per dimostrare tangibilmente il mio ringraziamento per quanto aveva fatto il partito». Si difende Citaristi: «Quei soldi sono stati regolarmente registrati a bilancio». Frigerio non parla più. L'ex segretario regionale della de dopo una serie di interrogatori e confronti in carcere lamenta «stress e ipertensione». Fabio Reietti Altri 5 avvisi di garanzia e raffica di perquisizioni Il democristiano Citaristi accusa Zamorani dell'Italstat 4^ Il super manager Paolo Scaroni, è l'arrestato numero 62 nell'inchiesta condotta da Di Pietro «*-'«V Luca Beltrami Gadola, impresario edile ed ex socialista
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