Alle 7 il Papa entra in sala operatoria di Marco Tosatti

Alle 7 il Papa entra in sala operatoria In Vaticano preoccupazione ma anche prudente ottimismo: «Il ricovero non sarà lungo» Alle 7 il Papa entra in sala operatoria Dopo l'intervento si saprà se è un tumore maligno CITTA' DEL VATICANO. Oggi Giovanni Paolo II entra in sala operatoria. Si compie così l'atto centrale di un dramma che il mondo segue con il fiato sospeso, e di cui attende un lieto fine, dopo giorni di incertezza, notizie contraddittorie e silenzi. E l'ottimismo, sia pure venato di apprensione, è il sentimento predominante in Vaticano. L'«affezione» di cui soffre Papa Wojtyla dovrebbe essere - il condizionale è d'obbligo, di fronte al riserbo impermeabile delle fonti ufficiali - un cancro al colon, ma in fase iniziale e probabilmente di un grado di «malignità» molto basso. Inoltre gli esami compiuti nella settimana scorsa nei Palazzi Pontifici escluderebbero la presenza di ramificazioni o di cellule tumorali «vaganti», e soprattutto l'esclusione di metastasi al fegato, un organo spesso coinvolto in questo tipo di malattie. E' questo il quadro ipotizzabile fino al momento (le 7 di stamane, secondo indiscrezioni di ottima fonte) in cui l'equipe guidata dal prof. Francesco Crucitti, dell'Università Cattolica, comincerà il suo impegnativo compito. A fianco del chirurgo saranno il medico personale di Papa Wojtyla, Renato Buzzonetti, il preside della Facoltà di medicina della «Cattolica», Luigi Ortona, e il consulente cardiologico, prof. Attilio Maseri. In sala operatoria sarà presente anche Corrado Manni, lo specialista di anestesiologia, il cui nome però non compariva ieri nella prima lista fornita dalle fonti ufficiali. Nel clima di totale silenzio ufficiale, forse anche eccessivo, sugli aspetti clinici della permanenza del Pontefice al Gemelli, qualche ambiente vaticano si è risentito per la grande quantità di dichiarazioni rilasciate dal professore romano. Oggi, nella tarda mattinata un bollettino medico romperà il silenzio ufficiale sullo stato di salute del Pontefice; e contemporaneamente in Vaticano il portavoce terrà un «briefing», sullo stesso tema. Già ieri Joaquin Navarro Valls ha fornito qualche informazione sul Papa. Giovanni Paolo II sta bene, ha celebrato messa nella sua stanza sia lunedì che martedì mattina. In Vaticano, nei giorni precedenti il ricovero - ha detto ancora il portavoce - sono stati eseguiti «esami radiologici e di altro tipo», e il Papa è entrato al Gemelli per compiervi quelle analisi necessarie a «confermare l'ipotesi diagnostica elaborata dal prof. Buzzonetti», il suo medico curante. Quale fosse quest'ipotesi, Navarro non lo ha rivelato. Ma si dovrebbe trattare di un adenoma di 10 o 2° grado di malignità (i gradi sono sei, con pericolosità crescente). In una l'unga intervista concessa al Tg2 il portavoce papale conferma l'ottimismo già espresso domenica scorsa, quando disse che «si trattava di giorni e non di settimane». E' bene sottolineare che Joaquin Navarro Valls è laureato in medicina. Ottimismo è espresso anche da esperti «esterni», quali il prof. Renato Cavaliere, primario della prima divisione di chirurgia oncologica dell'Istituto Regina Elena. «Anche se fosse maligno - ha detto - dai tumori del sigma (il tratto intestinale interessato, ndr) guariscono tutti». Ottimismo d'obbligo, anche perché la speranza è una virtù cristiana. Ma le riserve e le apprensioni sono comunque lecite, fino a quando le previsioni parzialmente rosee della vigilia non saranno confermate dall'esame diretto in sala operatoria. E a ogni buon conto, in maniera molto discreta è stato chiesto il parere di un luminare dell'Istituto dei Tumori, per pianificare un'eventuale terapia post-operatoria; sempre nella malaugurata ipotesi che ci si trovi di fronte a un quadro clinico peggiore di quello ipotizzato. Ma dal «bollettino» resterà fuori un capitolo importante, ed è quello della sofferenza del Pontefice, dopo l'attentato, forse lontana concausa del male di oggi. «Il Papa ha molto sofferto dopo l'attentato del 13 maggio 1981, ma non si è mai lamentato con i suoi collaboratori, né ama parlare dei suoi mah con gli amici», ha dichiarato Stanislaw Grygiel, amico di Wojtyla sin dai tempi di Cracovia. Una storia tutta da scoprire, e che forse non verrà mai scritta, ma che rappresenta il volto nascosto del Papa vigoroso e positivo che i mass media hanno offerto al mondo. Marco Tosatti «Dopo l'attentato ha molto sofferto ma non ha voluto che lo si sapesse» I fotografi in attesa davanti al Policlinico Gemelli (sopra) Accanto, il cardinale Ruini dopo la visita a Giovanni Paolo I

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Cracovia