Ago: ecco il miracolo Cagiva di Cosimo Mancini

Ago: ecco il miracolo Cagiva L'ex campione di moto, ora ds, spiega la vittoria di Lawson in Ungheria Ago: ecco il miracolo Cagiva «Ho copiato anche i giapponesi» «Un minuto prima della partenza ho pensato che, se avessi corso io, avrei montato le gomme intermedie. Ho chiamato Lawson e gli ho chiesto se era disposto a correre qualche rischio. Talora, nella vita, i rischi sono necessari se si vogliono ottenere dei risultati. Occorre anche, però, che in certi momenti ci sia qualcuno pronto a darci fiducia. Lui ha accettato e i fatti ci hanno dato ragione». Giacomo Agostini, team-manager della Cagiva, 15 mondiali alle spalle e 4 titoli (uno con Kenny Robert e tre con Lawson) vinti da piloti della squadra da lui gestita (la Yamaha), ha portato alla prima vittoria nella 500 la Casa di Varese. Il primo posto della Cagiva in Ungheria è stato conquistato soprattutto per l'indovinata scelta delle gomme. Sulla moto di Lawson sono stati montati pneumatici che rendevano la moto molto più difficile da controllare sul bagnato ma che, con la pista asciugata, hanno consentito al californiano di recuperare un minuto e vincere alla grande. La vittoria di Budapest, però, è molto più che una questione di gomme. Da quando Agostini è arrivato alla Cagiva, la situazione ha cominciato a migliorare e i risultati sono arrivati. «Il difficile - continua Ago viene adesso. Sarà dura mantenere questa posizione. Dovremo lavorare come se non avessimo vinto. Dobbiamo pensare che gli altri vanno avanti. Il problema è lo sviluppo. In ogni gara c'è qualcosa di nuovo. Ora c'è una gomma della Dunlop che sembra vada abbastanza bene. Le sospensioni, che prima erano nuove, ora le conosciamo meglio. E' vero che sono le stesse che monta la Honda, ma abbiamo dovuto adattarle al nostro telaio». Per anni i tifosi hanno seguito le sorti della Cagiva 500 con calore. Si sapeva che i fratelli Castiglioni, proprietari della Casa varesina, profondevano energie in questa impresa ma sembrava che gli sforzi rimanessero improduttivi. «Ho accettato di collaborare con la Cagiva - dice Agostini - perché mi rendeva febee tornare in Italia, dopo tanto tempo, con una moto italiana. Avevo l'esperienza di 18 anni con i giapponesi. Ho visto come lavorano e ho cercato di spingere i fratelli Castiglioni a impostare diversamente il reparto corse, staccandolo dalla casa madre. L'ho portato a Bergamo dove ci sono tecnici specializzati che lavorano con me da una vita. Abbiamo, così, separato la responsabilità dello sviluppo e della progettazione, che rimangono alla Cagiva, da quella delle corse. Noi prendiamo il materiale e lo montiamo. E siamo migliorati. Dal decimo posto al quinto. Dall'Olanda abbiamo un motore nuovo che ha la stessa potenza di quelli giapponesi». Eppure non sono sempre state rose e fiori... «All'inizio - confessa Ago - le cose non andavano bene ma poi ho capito che eravamo sulla strada giusta. Ora abbiamo una squadra che pensa al futuro. Non si può vivere alla giornata, altrimenti si finisce sempre per rincorrere gli altri. Ai primi di novembre sarà pronto il nuovo motore per il Mondiale '93. Per quell'epoca avremo anche un nuovo pilota di grandissimo livello: Lawson ha deciso di ritirarsi. Ormai voglia¬ mo vincere. D'altro canto, se si vuole un campione bisogna avere una moto competitiva». Che differenza c'è tra il reparto corse della Cagiva e quello della Mv Agusta? «Enorme spiega Agostini -, perché alla Mv si lavorava artigianalmente, di lima e di martello. Ora c'è l'elettronica. Ai miei tempi la moto veniva creata dal grande appassionato, adesso ci sono fior di progettisti e computer. Cambiamenti radicali, due mondi diver¬ si. Nelle macchine, invece, non ci sono state rivoluzioni. Le motociclette con cui correvo 15 anni fa non sono molto diverse, tranne che per le prestazioni, da quelle attuali. Il manubrio e le pedane sono rimasti al loro posto. I telai e le ruote idem. Nessuna di quelle trasformazioni registrate in FI, dove si è passati dalla guida seduta a quella sdraiata e alettoni e minigonne hanno mutato sostanzialmente anche l'estetica delle vetture. Novità, piuttosto, nei telai, sempre più rigidi, e nelle gomme, sempre più larghe per una maggiore tenuta di strada». Le Case italiane erano rimaste tagliate fuori da questa evoluzione tecnologica. Negli ultimi dieci anni si sono riportati ai massimi livelli come dimostra l'Aprilia, che è diventata un incubo per i giapponesi, mentre la rinata Gilera fa passi da gigante. Cosimo Mancini Lawson (a fianco) saluta il pubblico al termine della vittoriosa gara in Ungheria che ha portato la Cagiva sul podio più alto Sopra: Agostini, oggi team manager della scuderia italiana

Luoghi citati: Bergamo, Budapest, Italia, Olanda, Ungheria