Un bliz al di sotto di ogni sospetto

Un blitz al di sotto di ogni sospetto r- Un blitz al di sotto di ogni sospetto LA trasformazione degli Enti pubblici economici in società per azioni, decisa venerdì dal governo, è stata presentata sulla stampa come il provvedimento che finalmente awierebbe le privatizzazioni nel nostro Paese. In realtà, allo stato degli atti, un'opinione così ottimistica non è lecita. Le decisioni del governo possono infatti rappresentare uno strumento utile a dar luogo alle privatizzazioni delle imprese pubbliche, ma possono altresì rappresentare un ulteriore tentativo di mantenere in vita, sotto diverse spoglie, il sistema attuale. Per ora ciò che il governo ha deciso di fare è soltanto di trasformare immediatamente in società per azioni una serie di Enti pubblici - Iri, Eni, Enel e Ina - e di conferire i pacchetti azionari di queste nuove spa, ed insieme ad essi quelli della Bnl e dell'Imi, che hanno già realizzato la trasformazione in spa, in due nuove societàholdings di cui sarà azionista il Tesoro. Di tali due società si potranno vendere quote ai risparmiatori entro il limite massimo del 45 per cento del capitale, mantenendo quindi il controllo nelle mani dei rappresentanti dello Stato. Null'altro è detto nel decreto, salvo l'indicazione di termini precisi per l'attuazione, l'esenzione da imposte e tasse di tali operazioni e conferimenti, e l'indicazione di criteri di valutazione del patrimonio netto degli Enti così trasformati. Dov'è la privatizzazione in questo? Non certo nella cessione di quote delle due nuove holdings costituite dal Tesoro, delle quali per ora si prevede solo l'emissione di obbligazioni trasformabili in azioni per una quota di minoranza. Anzi, da questa emissione di obbligazioni vi è il proposito di ricavare - come si legge nella relazione di accompagnamento del provvedimento - una cifra in un biennio dell'ordine di circa 25 mila miliardi, esplicitamente destinata in larga parte alla ricapitalizzazione delle imprese attualmente inquadrate negli Enti, che versano in condizioni finanziarie tanto difficili d'aver esaurito la loro capacità d'indebitamento. A questo bisogna aggiungere l'idea piuttosto sorprendente, esposta a voce dal ministro dell'Industria ad alcuni suoi interlocutori, secondo cui una delle Uue nuove società per azioni di nuova costituzione potrebbe addirittura acquisire quote azionadei principali gruppi indù Giorgio La Ma1 ned | stria striali privati del nostro Pae¬ a se, estendendo con ciò la presenza della mano pubblica al di là degli attuali già abnormi limiti. E va osservato con una certa preoccupazione che una conferma di questo indirizzo si può riscontrare in un altro passo della relazione illustrativa del provvedimento, laddove, posta la premessa che «negli Usa, come in Giappone, ed a maggior ragione nella Comunità si assiste alla formazione di gruppi di sempre maggiori dimensioni, rispetto ai quali è del tutto inadeguata la dimensione delle imprese italiane, comprese le maggiori», si fa discendere la conseguenza che «l'utilizzazione coordinata delle imprese in mano pubblica offre l'occasione, l'unica disponibile, per realizzare in Italia gruppi che per dimensione e composizione saranno in grado di confrontarsi con i concorrenti internazionali». Il che fa temere che nel governo si pensi non a ridurre la dimensione dei gruppi pubblici; ma addirittura a incrementarla. Questi i dubbi, che ci auguriamo vengano fugati nei prossimi giorni da una precisa indicazione da parte del governo. Se l'intento sarà di privatizzare sul serio, la trasformazione in spa può rendere più rapide ed efficaci le procedure di cessione delle quote sia di quelli che sinora erano Enti, sia delle società in essi inquadrate. Ma per sapere se questo avverrà oppure no, basterà vedere quali saranno le risposte del governo a due punti precisi. Da un lato dipenderà dai nomi di coloro i quali saranno chiamati dal governo a guidare le due holdings: servono personalità che per le loro caratteristiche di professionalità e indipendenza possano garantire il venir meno del tradizionale legame di sudditanza dai partiti del sistema delle Partecipazioni statali. Dall'altro, quale sarà il mandato che il governo darà alle due società controllate dal Tesoro? Tale mandato dovrà essere il più possibile esplicito, dovrà indicare cioè quale riduzione dell'immensa mole di imprese pubbliche, ed entro quale termine temporale, il governo si attende dagli amministratori di queste nuove società, ai quali faranno capo le nomine dell'intero sistema delle Ppss. Restiamo dunque in attesa di conoscere queste due risposte, prima di decidere se le decisioni assunte dal governo siano veramente innovative, oppure se il nuovo serva solo a mutar abito al vecchio. Giorgio lui Malfa Giorgio La Malfa

Persone citate: Giorgio La Ma1, Giorgio La Malfa

Luoghi citati: Giappone, Italia, Usa