Gruziuneddu, nuove verità

Gruziuneddu, nuove verità Gruziuneddu, nuove verità «Mi sono scontrato coi banditi per difendere il piccolo Kassam» OLBIA. Il piccolo Farouk, secondo gli accordi presi da Graziano Mesina con la banda di malviventi che lo teneva prigioniero, avrebbe dovuto essere rilasciato sabato sera. Il rilascio è stato anticipato di ventiquattro ore per decisione dell'ex re del Supramonte, preoccupato di un blitz delle forze dell'ordine e di un conflitto a fuoco che avrebbe potuto coinvolgere il piccolo ostaggio. Questa circostanza è stata fornita da Mesina prima di lasciare la Sardegna per far ritorno ad Asti a conclusione del permesso di dieci giorni ottenuto dal giudice di sorveglianza del tribunale di Torino. Mesina ha fornito frammenti relativi al suo ruolo di «intermediario» ed elementi che consentono una ricostruzione parziale di quanto è avvenuto. Dove vi è totale divergenza tra la sua versione e quella ufficiale è sulla questione relativa al riscatto pagato. Ovviamente ai magistrati inquirenti non risulta sia stato pagato il riscatto altrimenti, in quanto reato, dovrebbero agire per far rispettare la legge. Ufficiosamente e per i canali della Barbagia il discorso è diverso. Mesina con forza dice che lui personalmente non ha toccato e visto soldi. Allo stesso tempo però afferma che «quelli vogliono solo i soldi. E' stato sempre così e continuerà ad esserlo nei rapimenti a scopo di estorsione». Tra le voci incontrollate vi è quella che una parte del riscatto, per la prima volta nella storia della malavita sarda, sia stata pretesa in oro. Gli incontri fra Mesina e i rapitori sarebbero stati diversi finalizzati soprattutto a conoscere le esatte condizioni di salute del piccolo Farouk ed a ridurre le esose pretese di riscatto avanzate dai malviventi. Il più burrascoso sarebbe avvenuto mercoledì 8 luglio quando nella banda sono emerse due posizioni: una favorevole a chiudere la trattativa come chiedeva Mesina e l'altra a rilanciare per avere più soldi. In quell'incontro sono volate parole grosse, minacce ed è stato rasentato lo scontro fisico. Alla fine è prevalsa la linea morbida e la trattativa si è conclusa con l'intesa di effettuare il rilascio nella serata di sabato. Un'altra circostanza nel corso della quale Mesina avrebbe fatto voce grossa è stato quando dopo la mutilazione dell'orecchio e la consegna della busta a don Monni il sacerdote della chiesa campestre di Galanoli le notizie sulle condizioni del piccolo ostaggio non erano buone. Mesina ha preteso che le cure nei confronti del piccolo venissero intensificate e fosse trattato nel modo più umano possibile, avendo precise assicurazioni. [Agi]

Persone citate: Graziano Mesina, Kassam, Mesina, Monni

Luoghi citati: Asti, Olbia, Sardegna, Torino