La Malesia sconfigge i giapponesi

La Malesia sconfigge i giapponesi Per la prima volta il Terzo Mondo sbarra la porta a una multinazionale La Malesia sconfigge i giapponesi Chiuso un impianto-pattumiera della Mitsubishi TOKYO. Per la prima volta una multinazionale giapponese è stata condannata per aver esportato inquinamento, e per la prima volta la popolazione locale del Terzo Mondo ha vinto una causa ecologica contro un gigante chimico mondiale. L'industria giapponese è sotto choc per l'ordine di chiusura immediata emanato da un tribunale della Malaysia nei confronti di una fabbrica chimica della Mitsubishi, accusata di inquinare con scorie chimiche e nucleari una vasta zona agricola 100 chilometri a Sud di Kuala Lumpur. Entro 14 giorni le scorie dovranno essere rimosse. L'impianto incriminato è quello di «Are» (Asian Rare Earth), presso itoh, una joint venture di cui il colosso giapponese ha il 35 per cento. Otto villaggi della zona hanno intentato causa da sette anni sostenendo che le scorie sono state gettate in un lago vicino, lasciate incustodite dietro l'impianto, sparse per la campagna circostante e in molti casi usate perfino come fertilizzante. La Mitsubishi Kasei Corporation ha definito il verdetto «più severo del previsto» e «un colpo psicologico per la compagnia». La stampa giapponese ha rilevato che l'impianto fu costruito in parte con i soldi della cooperazione del governo di Tokyo. Secondo Jinzaburo Takagi, capo del giapponese Centro civico di informazioni sul nucleare, «l'impianto di Are è un classico caso di esportazione selvaggia di inquinamento. In Malaysia la Mitsubishi ha potuto fare cose inconcepibili che mai avrebbe potuto compiere in Giappone». Sadao Ichikawa, dell'università di Saitama, chiamato nel 1984 dal tribunale di Itoh a documentare le accuse della popolazione, ha detto che la radioattività sul posto era 48 volte superiore al limite tollerabile stabilito dalle norme internazionali (100 millirem per anno). «La Mitsubishi Kasei ha approfittato del fatto che in Malaysia non esistono leggi per il controllo di materiali radioattivi come il torio, usato in questo impianto. Le industrie devono capire che non basta rispettare le leggi esistenti. Quello che più conta è il rispetto della popolazione». Ichikawa ha detto di aver subito pressioni dalla Mitsubishi per non divul- gare i risultati delle ricerche. Nell'ultimo decennio molte industrie inquinanti giapponesi hanno trasferito gli impianti in Malaysia, una delle «tigri» economiche del Sud Est asiatico, che in cambio di un rapido sviluppo chiude spesso gli occhi sui problemi ambientali. Ma non in questo caso, che del resto era stato denunciato da Greenpeace all'opinione pubblica mondiale al vertice ecologico di Rio in giugno. (Ansai

Persone citate: Ichikawa, Itoh, Jinzaburo Takagi, Sadao Ichikawa

Luoghi citati: Giappone, Kuala Lumpur, Malesia, Tokyo