Pochi minuti in tv per la festa infinita di Furio Colombo

Pochi minuti in tv per la festa infinita DIARIO ELETTORALE Pochi minuti in tv per la festa infinita ANNO festa a New York. Molti grandi alberghi hanno offerto colazioni e pranzi alle delegazioni convenute per la Convenzione del Partito Democratico, che si apre oggi al Madison Square Garden. Lo hanno fatto anche grandi magazzini, come Macy's, che senza volerlo ha creato un simbolo. Il celebre Department Store è sotto amministrazione controllata, avendo dichiarato fallimento. Ma tra bandiere e festoni, ha dato un grande ricevimento alla delegazione californiana. Quella delegazione rappresenta uno Stato che da una settimana sta pagando i dipendenti pubblici con cambiali. Lo Stato le riscatterà quando i politici approveranno il bilancio. Ma è un anno elettorale, ciascun partito vuole imputare i tagli all'altro, e ancora non si è trovato un accordo. C'è stata festa nella casa del sindaco Dinkins, la bellissima Gracie's Mansion, la sera di domenica. Anche quella festa è stata a suo modo un simbolo. C'era il senatore Kennedy con la nuova moglie, figli e nipoti. C'era il governatore Cuomo che ha detto modestamente di essere presente solo perché suo figlio ha sposato Carey, una figlia di Robert Kennedy. C'erano Ethel Kennedy e la figlia Kathleen che tengono in vita la prestigiosa fondazione che prende il nome da Robert Kennedy. E' il venticinquesimo anniversario della sua morte e tutti i grandi democratici sono venuti, da Ted Sorensen a William Vanden Heuvel, da Norman Mailer ad Art Buchwald, a ricordare quei giorni, a ripetere le parole del senatore assassinato, a rievocare il suo sogno e quello di Martin Luther King, che nelle ultime settimane di vita li aveva legati. E' la vigilia della Convenzione, e tutta l'ala «liberal» del partito democratico è qui, intorno a una memoria. Quando ha preso la parola Kennedy, tenendo per la mano la nuova moglie, Vicky, dimagrito, ringiovanito e di buon umore, ha nominato Clinton di sfuggita una sola volta, ha dato un gran saluto al candidato vicepresidente Gore che è un vecchio amico e che siede in Senato accanto a lui, e poi si è dedicato a ricordare il fratelI lo. Quando ha preso la parola I Cuomo, il governatore di New York, travolgente e a braccio, non ha mai nominato Clinton, ma ha disegnato una politica «dura e pura» - fatta di austerità e sacrifici a cui è chiamata soprattutto la classe media (ha parlato di una nuova alleanza fra classe media e poveri) che è il contrario della strategia rassicurante e centrista di Bill Clinton. Con Cuomo vecchi e nuovi liberal hanno riso e si sono commossi, hanno incitato e applaudito. Sembravano in un'altra città, in un altro decennio, forse persino in un altro partito, rispetto agli eventi del Madison Square Garden. Pacato e un po' scettico, il sindaco nero ha detto che ci sarà pace a New York durante la Convenzione. Qualcuno intorno a lui mi ha dato una cifra: dieci milioni di dollari solo per gli «straordinari» della polizia che pattuglia i quartieri della recente rivolta ispanica, intorno alla 140a strada. Come si accorge la città che è cominciata la grande stagione politica dei democratici, il giorno della sfida finale a George Bush? Se ne accorgono dal traffico impazzito, dalle grandi limousine nere che vanno e vengono lungo le avenue, dai pullman gran turismo con aria condizionata che portano intere delegazioni da una festa all'altra, qualche volta negli alberghi, qualche volta nelle case private, bloccando strade e ascensori. Se conoscete un delegato dei pullman o un dignitario delle limousine, si apparta e vi sussurra che «tutto ormai dipende dal discorso di accettazione di Clinton». E' una frase che significa dubbio. Sarà grande come Cuomo? Sarà attraente come Kennedy? Sarà combattivo come Johnson? Il sogno continua. Per ora (verso la fine del primo giorno) le reti televisive hanno dedicato ai collegamenti appena pochi minuti e persino la Cnn fa apparizioni saltuarie. Bastano a creare il clima di attesa. Furio Colombo ibo^J

Luoghi citati: New York