Vìa allo show, aspettando Clinton

Vìa allo show, aspettando Clinton Il leader parlerà domani alla Convention, mentre Cuomo lo stuzzica sul problema-tasse Vìa allo show, aspettando Clinton // candidato recupera nei sondaggi Party dei Kennedy senza Oliver Stone NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO La Convention democratica si è aperta ieri sera in un'atmosfera di apparente e inusuale armonia, mentre i sondaggi indicano una ripresa di Bill Clinton. Nulla lascia prevedere che dal dibattito di 4 giorni al Madison Square Garden emerga uno scontro paragonabile a quello tra Jimmy Carter e Ted Kennedy nell"80 o anche solo a quello dell"88 tra Michael Dukakis e Albert Gore, che è adesso al fianco di Clinton come candidato alla vice-presidenza. I democratici vogliono fare tutto quanto è possibile per non perdere l'occasione delle presidenziali di novembre, dopo essere riusciti a portare alla Casa Bianca uno solo dei loro candidati negli ultimi 28 anni. Ma, dietro la calma apparente, covano parecchie insidie per Clinton. La principale ha un nome corto, ma una storia lunga di disgrazie per i candidati del partito del Somarello. E si chiama «tasse». L'ultimo sondaggio, realizzato per conto del «New York Times» e di «Cbs-Tv», colloca Clinton al 30 %, tre punti indietro a Bush, che ha il 33 %, e cinque davanti a Perot, sceso al 25 %. In pratica, un testa a testa con il presidente uscente che, nei prossimi giorni, per l'effetto pubblicitario della Convention, può facilmente trasformarsi in una prima posizione per il candidato democratico. Sarebbe secondo la tradizione, per la quale, poi, Bush potrebbe re- cuperare il mese prossimo dopo la Convention repubblicana, mentre, alla fine, sarebbero gli «swing voters», quel 25 % di elettori che cambiano campo all'ultimo momento, a fare la differenza. In ogni caso, per Clinton il «testa a testa» costituisce un buon incoraggiamento. Clinton, ieri, è uscito dall'albergo solo per una manciata di minuti in mattinata ed è andato a Central Park per fare «jogging». Poi ha continuato a limare il discorso, cercando di non commettere l'errore dell"88, quando, annunciando la «nomination» di Dukakis, parlò 32 minuti, annoiando tutti. Il candidato, che prenderà la parola mercoledì sera, si è preparato anche rivedendo i nastri registrati dei più importanti discorsi di accettazione della nomina degli ultimi anni, a partire da quello di John Fitzgerald Kennedy nel '60. Intanto, i suoi principali collaboratori, il capo della campagna, Michael Kantor, e il responsabile per le comunicazioni, George Stephanopoulos, si davano da fare per smussare alcuni attriti, tutti riconducibili a una questione di fondo: l'ala più progressista del partito non è molto convinta del «ticket» moderato Clinton-Gore. Alcune manifestazioni di questo problema sono secondarie, come quella rappresentata da Jerry Brown, irriducibile avversario di Clinton nelle primarie, che continua a rifiutarsi di dichiarare pubblicamente il suo appoggio. «Forse tra un paio di mesi sarò pronto», ha detto ieri «Raggio di Luna». Un po' più delicato il problema Jesse Jackson. Il reverendo la sua approvazione l'ha data, ma a bocca storta e, si dice, dietro la minaccia di vedersi cancellare l'intervento alla Convention. Ma continua a dire che «il rapporto tra lui e il ticket non è ancora definito». Domenica sera, a Gracie Mansion, residenza del sindaco David Dinkins, c'è stata una grande festa per celebrare il ?F° anniversario della campagna presidenziale di Robert Kennedy. Molta gente famosa e del cinema, anche se Oliver Stone non è stato invitato, a conferma che «JFK» non è piaciuto al «clan» Kennedy. Clinton, nei discorsi di Dinkins e di Ted Kennedy, non è stato neppure citato. Mario Cuomo ha pronunciato il suo nome una sola volta e di sfuggita. E proprio Cuomo, cui è stato affidato il discorso ufficiale della «nomination», ha gettato in bocca a Clin¬ ton una polpetta avvelenata. «Clinton fa bene a dire che vuole aumentare le tasse - ha detto il governatore di New York in tv -. Su questo non si può imbrogliare la gente». Clinton è corso ai ripari. «Ho detto che aumenterò le tasse solo per il 2 % della popolazione, i più ricchi, con reddito superiore ai 200 mila dollari l'anno», ha tempestivamente precisato. Proprio per «sincerità» sulle tasse, Walter Mondale venne crocifisso nell"84. E' questo il punto decisivo che produce lo spostamento verso i repubblicani del medio ceto bianco, il grosso degli «swing voters». Ed è probabilmente questo il punto su cui, nel preparare il suo discorso, Clinton si sta spaccando la testa. Paolo Passarmi Il governatore Mario Cuomo, fra i protagonisti della Convention democratica di New York. In un discorso alla televisione, ha stuzzicato Bill Clinton a proposito dell'aumento delle tasse (toto apj

Luoghi citati: Central Park, New York