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Veltroni: Perot come Bossi Veltroni: Perot come Bossi F l'unico italiano al Madison Ho sempre sognato di essere qui NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Non è molto vasta la presenza italiana alla Convention del Partito democratico. Assenti socialisti e repubblicani, che nonostante il nome che li assoderebbe al partirò di Bush fanno da sempre riferimento ai democratici, assenti i democristiani, assente la Lega che a quanto pare rivolge le sue simpatie a Ross Perot, il posto italiano nel settore riservato alle delegazioni straniere sarà occupato soltanto dal pds, con la possibilità che all'ultimo momento arrivi il segretario liberale Altissimo. Ci sono Walter Veltroni, Piero Fassino e Gian Giacomo Migone, ma questi ultimi due si sono persi la cerimonia di apertura perché ieri hano preferito volare a Washington, a parlare con gente dell'amministrazione Bush. Veltroni invece se l'è proprio goduta quella cerimonia. Non solo per tutto il corollario spettacolare che, come confessa volentieri, fa parte del suo «im¬ maginario», ma anche per quello che gli sembra di aver trovato al di là di esso. «La prima impressione è che i democratici siano molto più forti di quanto si sia pensato finora». Nonostante i cappelli sgargianti, le trombette, i palloncini, «la temperatura politica è più alta di quella che immaginavo. Direi che si parla di politica più che in Italia». Gli esponenti democratici che ha incontrato finora gli hanno dato la sensazione di «maneggiare con notevole padronanza i problemi posti dalla fine del reaganismo. Il fenomeno Perot è in qualche modo riconducibile a quello della Lega in Italia e le possibilità di resistenza stanno nella capacità dei democratici di offrire un'alternativa. Non è impensabile che ce la facciano. Intanto, con la scelta di un gemello come Gore, Clinton ha rotto la tradizione del bilanciamento, dicendo che non punta a raccogliere il maggior numero di voti "democratici" ma si rivolge direttamente «alla società nel suo complesso». [f. p,]