Frossard: trasforma il dolore in preghiera

Frossard: trasforma il dolore in preghiera Frossard: trasforma il dolore in preghiera ■ ■■ ' ■ ■■■■■.■:■;■.;■■.■,:. PARLAI E BIOGRAFO PARlòl DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Giovanni Paolo II il dolore io tiene per sé fino a trasformarlo in preghiera. Impavido, umile, sereno. Non cerca la sofferenza - farlo sarebbe un indizio di piacere - ma accetta la malattia ed è già enorme. Solo una volta l'ho visto spazientirsi. Dopo la prima operazione, al Gemelli, insistette presso i medici affinché non ritardassero (come volevano fare) il secondo intervento. "E' una vita che parlo di diritti umani. Bene, ora l'uomo sono io. Mi avete davanti, ascoltatemi"». André Frossard parla con voce tranquilla e qualche lampo d'ironia. Settantasette anni, nonna ebrea, padre comunista, un seggio all'Académie Francaise e una rubrica quotidiana in prima pagina su «Le Figaro», da tredici è in relazioni privilegiate con il Pontefice. Dai loro incontri periodici - quasi sempre a tavola - sono scaturiti parecchi volumi. Tra gli altri, «"Non abbiate paura". Colloquio con il Papa» (Laffont, 1982) e «Il mondo di Giovanni Paolo II» (Fayard, 1991). Amico, confidente, ammiratore prima che biografo, Frossard rievoca non senza trepidazione per questo secondo ricovero, «dovuto, credo, ai postumi della pallottola», il Wojtyla «doloroso», nel corpo o nell'anima, attraverso una lunga, difficile esistenza. Giovanni Paolo II e il male di vivere. Quando è cominciata? Presto. Non si può dire che la vita gli risparmiasse fin dall'inizio le prove. Orfano, si ritrova ventenne ancora più solo. Nessun familiare. E in Polonia arrivano i tedeschi, quindi i russi. Deve nascondersi, compiere gli studi ih clandestinità. La sofferenza individuale finisce per sommarsi a quella collettiva della nazione. Furono prove durissime, crudeli per un uomo che appena entrava nell'età adulta. Quale traccia gli lasciarono addosso? Forse l'intima convinzione di un tragico destino? Si vuole che Padre Pio gli annunciasse, molti anni dopo, il «martirio». Ignoro quest'episodio, mi stupisce non me ne abbia mai parlato, se è vero. Con il futuro, gli riservi gioie o pene, ha un approccio tranquillo, di accettazione. Nulla a che vedere con il fatalismo. Basta conoscere l'uomo per rendersene conto. Casomai, l'abbandonarsi alla prova. Che malato è il Papa? Non si concede nulla. Ma per umiltà. Se qualcuno lo giudica orgoglioso, sbaglia. Mi appare «Fin da piccolo la vita non gli ha risparmiato dure prove» come una figura di generosità straordinaria, persino eccessiva. Al .Gemelli era'un malato co-, me gli altri, fra gli altri. Lo ricordo in spadriglie e camicia blu. S'inginocchiava nei corridoi. Questa naturalezza gli arriva da una profonda convinzione interiore. Ha una mistica della sofferenza? Ha una fede. E sente che il patire viene da Dio. In ogni uomo sofferente rivive la Passione del Cristo, e compassionevoli devono mostrarsi i fedeli. La dimensione clinica viene dopo. Ora, a guardare nella sua dottrina, ci accorgiamo di una sensibilità particolare verso gli infermi. Per Giovanni Paolo II il mondo riposa sui malati, nel senso più ampio dell'espressione. E' a loro che va tenace, da sempre, il pensiero papale. L'accanimento terapeutico lo turba? Sì. Basta leggere i testi vaticani in materia. Oggi il progresso scientifico è più veloce della scienza medesima. Non si sa più che cosa voglia dire la parola «vita», «morte», «essere umano». L'uomo che soffre ci rammenta Gesù in Croce. Ma Lui sembrerebbe prediligere, quale compagna di dolore, la Madonna. Furono per la Vergine le sue prime parole dopo l'attentato. Crede di dovere la sopravvivenza in primis alla sua protezione. Karol Wojtyla e il corpo. Malattie a parte, una relazione positiva? Non bisogna che i ricoveri ci alienino l'immagine di un Papa in buona salute. Giovanni Paolo II vive la malattia nella sua ricchezza spirituale ma coltiva il benessere fisico. A cominciare dallo sport: il nuoto, lo sci. Del resto, anche qui lo condizionano i suoi natali. Se lo immagina un polacco senz'acqua nei 40 gradi dell'estate laziale? La famosa piscina nasce proprio da tali esigenze primarie. E posso assicurarle che guarda con nostalgia i vogatori sui laghi dei colli romani. Anche la "forma", se la viviamo come rispetto del corpo, è valore. Un papa in ospedale. Il mondo lo segue con apprensione. Che cosa incarna? Per due o tre miliardi di uomini costituisce un esempio magnifico. La sua facilità comunicativa, anche attraverso le pene, resta enorme. Ma in tutto ciò, lo ripeto, non vi sono altri fini che il piacere a Dio, una Fede nella sua condizione di massima purezza. Enrico Benedetto «Dopo l'attentato, perse la pazienza solo quando i sanitari volevano ritardare il secondo intervento. Accetta la malattia ma coltiva anche il benessere fisico» : : % • André Frossard con Giovanni Paolo II in uno dei numerosi incontri che ispirarono allo scrittore francese alcuni libri («Non abbiate paura Colloquio con il Papa», «Il mondo di Giovanni Paolo II»). A destra, Frossard

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