« Sabato era sofferente »

« Sabato era sofferente » « Sabato era sofferente » Le ultime udienze, partanogli ospiti CITTA' DEL VATICANO. Affaticato, il respiro pesante, a tratti interrotto: così ricorda la sua udienza con Giovanni Paolo -II l'ambasciatore equadoregno Andrés Càrdenas Monge, alle 12,15 di sabato, uno degli ultimi appuntamenti ufficiali del Pontefice. Il ricovero in quel momento era già deciso, già al Policlinico Gemelli si stava incominciando a preparare l'appartamento destinato al Papa. Càrdenas sta per tornare in patria, dopo una permanenza di tre anni e mezzo a Roma come rappresentante presso la Santa Sede. Sabato si è recato da Giovanni Paolo II con la consorte e la figlia, Gabriela, sposata a un dirigente della Fiat. «L'ho trovato sempre gentile, con un carisma straordinario, un uomo molto forte, ma molto stanco. Abbiamo parlato alla sua scrivania, per dieci minuti. Gli ho chiesto di scrivere una dedica, e di firmare una sua fotografia. E ho sentito che aveva il respiro affannato, pesante». Ma Andrés Càrdenas aggiunge: «In questi tre anni e mezzo ho visto un cambiamento. E a seconda del giorno la sua condizione era diversa. E' stato strano per me sentire questa respirazione fati- cosa, e mi sono detto: deve essere stanco». Più tardi nella giornata l'ambasciatore ha capito il perché della stanchezza di Wojtyla. Alle 20,30 è stato chiamato dal Sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Giovanni Battista Re, che lo pregava di andare in Vaticano. «Si pensano tante cose, quando la Segreteria di Stato ti chiama alle 20,30 di sabato!», dice Càrdenas. Mons. Re lo pregava di informare il Presidente dell'Equador, che avrebbe dovuto essere ricevuto in udienza questa mattina, di un possibile imminente ricovero del Papa in ospedale. E quindi si chiedeva al Presidente di aspettare a partire, perché «non si sapeva ancora se sarebbe stato possibile o no» per Giovanni Paolo II incontrarlo. La mattina seguente, dome¬ nica alle 10,30, mons. Re ha ritelefonato all'ambasciatore per confermargli il ricovero. Due ore più 'tardi Papa Wojtyla avrebbe dato a Piazza San Pietro il suo drammatico annuncio. Sabato mattina Giovanni Paolo II si era comportato come se niente fosse. Aveva presieduto una riunione della Congregazione per le Cause dei Santi; aveva ricevuto in udienza mons. Vincenzo Fagiolo, e anche i vescovi svizzeri in visita «ad limina». Un'udienza impegnativa: la Chiesa svizzera ha subito malvolentieri la nomina di alcuni vescovi «imposti» da Roma, e molto contestati dai fedeli. E certamente non benvisti da molti loro colleghi. Insomma, un appuntamento «difficile». Evidentemente Giovanni Paolo II, che nell'udienza privata con l'ambasciatore si era un po' rilassato, con i presuli ha voluto riassumere tutto il vigore del suo ruolo. Li ha anche trattenuti a pranzo. «Mi è sembrato in buona forma, molto in forma - ci ha detto mons. Pierre Mamie, arcivescovo di Losanna-Ginevra -. Siamo stati con lui a tavola un'ora e mezzo, e forse ha nascosto la sua sofferenza». [m. tos.] Navarro Valls direttore della Sala Stampa idei-Vaticano-- i

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Equador, Ginevra, Roma