Quando Alice canta Pasolini

Quando Alice canta Pasolini r Quando Alice canta Pasolini UNA strana estate. Una stagione uggiosa che aiuta ad ambientarsi in particolari atmosfere musicali. Quelle delle isole del Nord Europa, ad esempio. Dove le melodie sono meteoropatiche, adatte e compatibili a quel continuo fuggi fuggi di nuvole, a quegli acquazzoni che mantengono basse le temperature estive, incredibilmente verdi i campi da golf, melanconiche le riflessioni dei musicisti. In questo ambito, tra le novità discografiche, si segnala «Change Everything» (A&M, I Lp, Cd, Me) dei Del Amitri. II gruppo è scozzese, da dieci anni sulle scene ma in pratica sconosciuto. Formazione rock classica: voce e basso {Justin Currie), due chitarre (Iain Harvie e David Cummings), una batteria (Brian McDermott). «Change Everything» è il terzo album dei Del Amitri. I Del Amitri impastano curiose rimembranze beat, che vanno dai The Faces a qualche idea beatlesiana, insieme a una tradizione folk delle Highlands. Una formula non particolarmente originale, che però il gruppo scozzese riesce a vestirla di un suono originale, gradevole, coinvolgente nella sua morbidezza e soprattutto nella ricchezza di sfumature. Per inquadrare le proposte dei Del Amitri serve segnalare le preferenze musicali del gruppo fondatore e nucleo creativo: il cantantebassista predilige Bob Dylan, Harvie persegue un compromesso tra George Harrison e l'hard rock. Dodici le canzoni presenta'fp§*rf «Chàn§è Everything». Un album in cui, senza raggiungere vette di eccellenza, viene espresso un equilibrio compositivo. Positiva l'uniformità del progetto musicale, inseribile nelle coordinate ronkblues-country. Raramente si insiste sul ritmo, molto di più sulla melodia. A questo effetto contribuisce la voce sognante e anche un po' lamentosa di Justin Currie. II successo in Inghilterra del disco è probabilmente dovuto a quel suo essere fuori moda e proprio per questo più adatto a incuriosire. Ma di sicuro sono i temi affrontati nei testi, in cui si esprime, con decisione ma senza rabbie, lo stato di disagio delle giovani generazioni nei confronti dei temi della convivenza, dell'inserimento sociale e della solidarietà, del rapporto con la natura e il futuro. Quindi una voce che tenta di individuare e discutere più che un urlo di sterile rifiuto da disadattati. Peccato che nella controcopertina del long playing non siano riportati i testi delle canzoni, stampate solo nella versione Cd. Atmosfere simili il discorso I di Maire Brennan, la cantan- te dei Clannad, al suo esordio da solista con «Maire» (Bmg Ariola, 1 Lp, Cd, Me). L'immagine di copertina - una foto sabbiata di Maire con il suo bebé - è emblematica del tono di tutto il disco: con dolcezza ima mamma canta alla giovane vita quadretti di questo mondo e di questa umanità, di ricordi di gioventù, di bellezze della terra irlandese. Il canovaccio dell'album non si discosta molto da quelli percorsi insieme ai Clannad. Qui però c'è più un'aria melanconico-sognante, un più stretto legame ai toni delle leggende gaeliche. La bella e delicata voce della cantante e autrice di tutte le canzoni incanta come una sirena. Emozionante la ninna nanna «Orò» - dedicata è ovvio al figlioletto Aisling - basata su pochissimi strumenti musicali e un gioco di rimandi tra voce solista ed etereo coro. Tra l'altro, la famiglia di Maire fa concorrenza a quella di Michael Jackson: tre sono i Brennan che compongono il coro alla corte dell'interprete principale. Il progetto di «Maire» ha im ulteriore lato d'interesse: il tentativo di amalgamare le melodie gaeliche con ritmi africani, indiani, e dell'Est europeo. I migliori momenti di questo tentativo sono «Against the wind» e «Beating heart». Un discorso di eleganza e contaminazioni, europee e non, anche se attraverso l'utilizzo di strumentazione molto più elettronica e meno acustica, lo compie anche Alice nel suo nuovo «Mezzogiorno sulle Alpi» (Emi, 1 Lp, Cd, Me). Un album dalle affascinanti atmosfere che fa perno sulla variegata e raffinata capacità interpretativa di Alice. Originali e ricercate le immagini costruite con i testi (anche se a volte le iperboli risultano un po' troppo intellettuali, ai limiti dell'ermetismo). «Mezzogiorno sulle Alpi» risulta alla fine un disco molto equilibrato e delicato, non d'immediato impatto ma di sicuro eccellente. Due momenti risaltano: la ritmata «Blue melody» cantata in inglese; «La recessione», ottima versione in musica di alcuni brani tratti da «La meglio gioventù», scritto da Pier Paolo Pasolini nel 1974. Alessandro Rosa

Luoghi citati: Inghilterra, Nord Europa