«Da Mosca verso Israele passando per il Gulag» di Mario Baudino

«Da Mosca verso Israele passando per il Gulag» In Italia Ida Nudel, simbolo degli ebrei russi perseguitati «Da Mosca verso Israele passando per il Gulag» L TORINO A storia deve essere scritta: non perché sia la mia, ma perché appartiene alla gente. Me lo disse un giorno Sacharov: bisogna scrivere, tutto deve essere ricordato». E Ida Nudel ora ha assolto quel compito. Negli anni brezneviani è stata il simbolo e l'angelo dei «refuznik», gli ebrei sovietici che volevano emigrare in Israele. Sarà da domani in Italia per presentare il libro autogiografico La mia vita; e per ricevere la cittadinanza onoraria che Torino le aveva conferito nell'86, quando lei era confinata in Moldavia dopo una lunga detenzione e non poteva accogliere l'invito della città e dell'associazione ItaliaIsraele. Ida Nudel ha per il pubblico il viso di Liv Ullmann, che la impersonò in Viaggio a Mosca di Mauro Bolognini. Il film fu sugli schermi proprio quell'anno, nel momento in cui più forte era la mobilitazione internazionale: anche Jane Fonda andò a cercarla in Russia, riuscì a intervistarla, lanciò appelli. Spiravano i primi venti di perestrojka, ma il governo continuava a negare alla Nudel il diritto di andarsene. La battaglia iniziata nel '71, quando le fu negato il visto per l'espatrio, e proseguita nelle fiJo del dissenso, stava però volgendo al termine. Dopo processi, arresti con accuse di vagabondaggio o prostituzione o teppismo; dopo visite «psichiatriche» e condanne, le autorità sovietiche (ormai Gorbaciov era saldo al potere) le aprirono i cancelli della sterminata prigione che si chiamava ancora Urss: nell'87 la Nudel arrivò a Tel Aviv, accolta come una vincitrice all'aeroporto Ben Gurion da seimila persone. Ora Ida Nudel ha 61 anni. Da Israele, mentre si prepara alla partenza per l'Italia, ci racconta quanto le sia costato il libro: «Scrivevo e piangevo. Ma non guardo indietro». Non vuole essere una reduce, il simbolo di una lotta passata, terribile e magari anche vinta. «Guardo al futuro e sono molto preoccupata. Ogni 50 anni il mondo conosce un evento terribile: e oggi quell'appuntamento sembra ripetersi, non solo nell'ex Urss». Lei crede di avere avuto una parte nel crollo del comunismo? «Non posso presumere così tanto di me. Credo al nostro movimento: che ha dato un grande apporto nella lotta per la democrazia». E il film dedicato al suo caso? «Sono affascinata da Liv Ullmann, che è una grande attrice. Però quella non è la mia storia; non è la Russia, non è la mia condizione». Anche per questo, a vent'anni dal giorno in cui espose alla finestra un lenzuolo con la stella di David, Ida Nudel ha dato ascolto al vecchio consiglio del fisico sovietico allora leader del dissenso e ha scritto. Senza negarsi, ora, un guizzo di umorismo: «La mia generazione è riuscita a comunicare, a far sapere all'estero che cosa ci stava accadendo. Sì, in questo è stata molto fortunata». Mario Baudino Liv Ullmann: ha interpetato Ida Nudel nel film di Bolognini Sopra, Ida Nudel: una lunga lotta in nome del diritto per gii ebrei a emigrare dall'Urss