Quei grandi campioni divennero un collettivo di Bruno Bernardi
Quei grandi campioni divennero un collettivo r SACCHI 1 Quei grandi campioni divennero un collettivo Lm CERVIA 11 luglio 1982, Arrigo Sacchi era il giovane quanto semisconosciuto allenatore del Rimini. Quella domenica, nella sua residenza estiva di Milano Marittima, visse davanti alla tv il trionfo dell'Italia di Bearzot. Poi, come un qualsiasi tifoso, si confuse con gli altri sulla riviera adriatica che sembrava trasformata in un Carnevale di Rio de Janeiro, per festeggiare la magica notte del Bernabeu. Non immaginava certo che, due lustri più tardi, si sarebbe seduto stilla panchina della Nazionale. «Un amico, recentemente, mi ha detto che mai avrebbe pensato ad una carriera come quella che ho percorso. Gli ho risposto che neppure io pensavo di arrivare tanto lontano. Ed ero già fiero di guidare il Rimini quando gli azzurri si laurearono campioni del mondo. Esultai come tifoso. E, come allenatore, valutai il movimento enorme che quel titolo avrebbe portato nel nostro calcio». Un'avventura trionfale che le avrà sicuramente offerto preziosi insegnamenti. Sacchi risponde di getto: «Le durissime critiche seguite alla prima deludente fase di Vigo furono il collante che trasformò in un gruppo monolitico la squadra azzurra. Tutti si unirono per combattere la diffidenza esterna e i calciatori, che prima giocavano per se stessi, misero le loro ottime qualità individuali al servizio del collettivo. In questa metamorfosi, grande fu il merito di Bearzot. Sul piano del gioco, in quel Mundial mi piacque molto il Brasile ma nel calcio il risultato lo si conosce solo al 91° minuto». Un successo sofferto e ma- Sacchi, attuale iti turato in virtù di quale dote precipua? «Le ultime quattro partite furono eccezionali dal punto di vista tecnico e tattico ma anche sotto il profilo psicofisico. Furono però le uniche. Nei successivi Europei, il gioco e i risultati cambiarono». Da Madrid '82 tante cose sono mutate anche nel calcio. Se ipoteticamente potesse chiamare qualcuno dei campioni del mondo a chi ricorrerebbe per la sua Nazionale? «A tutti e nessuno. Quella sarebbe una squadra fortissima anche adesso, ovviamente con allenamenti più intensi e adeguati ai ritmi odierni. Nel calcio, però, 10 anni valgono come mezzo ^^^^ secolo nella vita normale». In Svezia, di 1 recente, la Danimarca ha bisWÈà J sato l'exploit dell'Italia bearzottiana in modo addirittura più clamoroso. Il calcio dei poveri ha umiliato quello dei superprofessionisti miliardari. Qual è la lezione che si può trarre dagli ultimi Europei? «Che l'entusiasmo e l'umiltà, cioè le stesse doti che si riscontravano nel mio Milan all'inizio del suo grande ciclo, possono risultare spesso armi vincenti anche se da sole non possono bastare». Ci si avvia ai Mondiali '94: quale football l'Italia esporterà in Usa? «Intanto dobbiamo pensare a qualificarci. Ed io ho sempre molti dubbi e nessuna certezza anche se la fiducia è la stessa che avevo quando accettai l'incarico. Cercheremo convinque di essere all'altezza dei migliori, altrimenti saremmo dei produttori di uno spettacolo antiquato, obsoleto, contrario alla mia filosofìa». Bruno Bernardi rdi | ^^^^1 WÈà J Sacchi, attuale citi
Persone citate: Arrigo Sacchi, Bearzot, Bernabeu, Sacchi, Vigo
Luoghi citati: Brasile, Cervia, Danimarca, Italia, Madrid, Milano, Svezia, Usa
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