Schygulla-Lo Verso, la strana coppia di Masolino D'amico

Schygulla-Lo Verso, la strana coppia Lo strano avvenimento a Gibellina: dalla «Guerra giudaica» di Flavio Giuseppe uno spettacolo con la regia dell'israeliano Gitai e Fuller attore Schygulla-Lo Verso, la strana coppia «Irripetibile» unione dell'attrice col carabiniere di Amelio RUDERI PI GIBELLINA DAL NOSTRO INVIATO All'avvenimento teatrale delle Orestiadi di quest'anno si può applicare il frusto, insignificante aggettivo che se vi avessi partecipato avrei offerto al referendum di «Tuttolibri» per la parola più odiata, e cioè «irripetibile». Quando mai infatti potrà capitarci di rivedere coinvolti Hanna Schygulla, il nuovo carabiniere timido del cinema italiano (dopo il compianto Roberto Risso) Enrico Lo Verso, il dotato regista israeliano Amos Gitai e il venerando autore di B-Movies disprezzato da Hollywood e idolatrato dai «Cahiers du Cinema» Samuel Fuller, qui in veste di attore? Causa di accostamenti tanto improbabili è stata un testo intitolato «Metamorfosi di una melodia», ricavato dal'o stesso Gitai con la collaborazione di Enrico Stas- si e Roberto Andò, principalmente dalla «Guerra giudaica» di Flavio Giuseppe: celebre cronaca della fine della sia pur relativa autonomia politica del popolo eletto scritta per i Romani da un ex sacerdote ebreo nonché ex leader della resistenza contro di loro. Ne sono stati stralciati brani relativi al terribile assedio di Gerusalemme, culminante nella totale capitolazione della città, nel rogo del Tempio e nel genocidio della popolazione già stremata dalla fame. Segue come appendice l'episodio di Masada, la fortezza imprendibile i cui abitanti assediati preferirono darsi tutti la morte alla prospettiva di essere alla lunga catturati e fatti schiavi. Alternati con qualche brano di provenienza diversa, dall'«Ecclesiaste», per esempio, da Rilke, e perfino, non so quanto giustificatamente, dalla «Ballata di Reading Gaol» di Oscar Wilde, nonché da laceranti canzoni di dolore in yid¬ dish emesse da una specialista, Masha Itkina, davanti alla quale Lina Sastri al suo più viscerale sembra Orietta Berti, i frammenti cronistici di Flavio Giuseppe non sono drammatizzati, ma semplicemente declamati a turno da alcuni attori quasi sempre immobili davanti ai rispettivi microfoni. Quello che ascoltiamo, non sempre capendo, perché gli elementi del cast internazionale declamano ciascuno nella sua lingua (è vero che qualche intervento è seguito dalla traduzione italiana), è illustrato da azioni mute sullo sfondo; e questo sfondo è il vero protagonista della serata. La platea infatti è collocata davanti a un ampio tratto della straordinaria colata di cemento con cui Alberto Burri coprì lungo il fianco di un monte le case di Gibellina devastate dal terremoto. Questa I colata ha l'aspetto di un pen¬ dio innevato, solcato dalle tracce delle antiche strade del paese; immaginate dei camminamenti di trincee scavati nel ghiaccio. Dal fondo di un pendio Gitai fa emergere scale di assediami, e bandiere (anacronistiche, d'accordo, ma le comparse non sono in costume), gettare ferraglie, accendere fuochi, ecc. I camminamenti sono rivelati sporadicamente da raggi di riflettori (luci di Enrico Bagnoli); e ogni tanto sono minacciosamente percorsi da motociclisti rombanti, con effetto che se da un lato fa pensare alle SS, dall'altro richiama anche certe sciate notturne con le torce in mano. Offrendo intrepidamente i suoi ottant'anni al gelido vento notturno, Fuller se ne sta appollaiato su un trespolo a sinistra di chi guarda, e quando gli tocca legge le sue didascalie con lo stile enfatico de¬ gli speaker dei film epici di una volta; l'assordante, continuo sottofondo musicale (di Markus e Simon Stockhausen) si rifa a quei Technicolor Bene imbacuccata in un mantello, la Schygulla se ne sta stoicamente in piedi in alto a destra, fra delle rovine donde interviene quattro o cinque volte in tutto per pronunciare dolorosi commenti, per lo più in tedesco (il suo personaggio si chiama «L'anima dell'esilio»). Lo stesso fanno da altre postazioni più centrali, e più fuse con lo sfondo, Jerome Koenig (l'Imperatore, in inglese), Enrico Lo Verso (Eleazar Ben Yair, con simpatico accento siciliano) e altri. Questo lussuoso, non sgradevole e un po' assurdo Sons et Lumières dura 90'. Si replica fino al 14, e se pensate di affacciarvi, copritevi bene. Masolino d'Amico Hanna Schygulla se ne sta in piedi fra le rovine imbacuccata in un mantello

Luoghi citati: Gerusalemme, Gibellina, Hollywood