Genova nei guai quattro «acchiappatelefonate»

Genova, nei guai quattro «acchiappatelefonate» Intercettavano cellulari e messaggi riservati di polizia e carabinieri, su di loro indagano i servizi segreti Genova, nei guai quattro «acchiappatelefonate» Tutte le comunicazioni in un dossier sul computer «Siamo radioamatori, non sapevamo fosse proibito» GENOVA NOSTRO SERVIZIO Sono finiti nei guai per un gioco innocente, oppure perché erano seriamente interessati ai contenuti delle comunicazioni riservate tra funzionari ed ufficiali di polizia e carabinieri, noti imprenditori e a quelle degli aerei militari che sorvolavano la città? A finire nei guai sono stati quattro ragazzi, uno dei quali cieco, sorpresi mentre intercettavano le comunicazioni sulle frequenze riservate. Si sono giustificati definendosi radioamatori. Ma non sono stati creduti ed è scoppiato il finimondo. Da Roma sono arrivati persino emissari dei servizi segreti per ascoltarli. I quattro giovani sono tutti incensurati, vivono con i genitori, e di fronte all'interesse dimostrato dagli investigatori sono rimasti intimoriti. «Non sapevamo di fare qualcosa di proibito», hanno detto quasi in coro. Per capirci qualcosa è neces¬ sario fare un passo indietro. Da qualche tempo l'Enel aveva segnalato interferenze e problemi di linea sul canale di trasmissione radio. Inizialmente si era pensato ad un guasto, provocato dal maltempo che quest'estate imperversa sulla città come in gran parte del Nord Italia. I tecnici incaricati di riattivare il servizio non avevano trovato alcuna anomalia nel funzionamento della linea. La segnalazione è stata passata alla polizia, ma più per prassi che altro. E' l'inizio della fine di un gioco o di un complotto. Neanche ventiquattr'ore dopo gli investigatori riescono a risalire alle apparecchiature che si sono inserite nella linea e sono in ascolto delle comunicazioni sulle frequenze riservate. La scena sembra quella del film americano «WarGames» che si ispirava alla vicenda di un ragazzino appassionato di computer che era riuscito a entrare nel programma di difesa della Nato e aveva simu¬ lato un attacco. Gli investigatori piombano a casa di Francesco, 26 anni, Gianluigi, trentenne, Daniele, 29 anni, Stefano, 25 anni. I quattro giovani vengono invitati ad un colloquio con il magistrato che ha coordinato le indagini. Sembrano tranquilli. Al termine dell'interrogatorio, possono fare ritorno a casa. Il caso è chiuso? Nemmeno per sogno. C'è un particolare sospetto. I ragazzi avevano l'abitudine di registrare il contenuto delle comunicazioni ri¬ servate su floppy disk, che hanno comunque consegnato alla polizia. Perché? Se era un gioco innocente, adesso rischia di trasformarsi in una brutta faccenda. Il magistrato ha ordinato ulteriori accertamenti, mentre l'indagine è avvolta dal più stretto riserbo. Secondo indiscrezioni sempre più insistenti, il materiale acquisito sarebbe stato passato agli esperti dei servizi segreti. I quattro giovani hanno collaborato con gli inquirenti, raccontando di aver sistemato apparecchiatura sofisticate, ma regolarmente in vendita e altrettanto regolarmente acquistate, su furgoni appositamente attrezzati con antenne direzionali orientabili. In casa dei quattro sono stati sequestrati ricetrasmittenti collegate a registratori, computer, ed altri ritrovati di alta tecnologia. Su alcuni fogli sono stati trovati appunti giudicati «interessanti», da cui risulterebbero nomi dei personaggi «spiati» al telefono e la trascrizione delle conversazioni. Uno dei giovani, Stefano, che è cieco, ha cercato di convincere gli investigatori della sua buona fede. «L'apparecchio radio mi serviva a tenere i contatti con il mio amico, anch'egli radioamatore. Avevo un permesso d'ascolto. Non sapevo che le frequenze, trovate già inserite nella ricetrasmittente, fossero riservate alle forze di polizia». Paola Cavaliere Le conversazioni con il telefonino possono essere facilmente spiate

Persone citate: Paola Cavaliere

Luoghi citati: Genova, Nord Italia, Roma