Ora tutti vogliono ospitarlo De Megni: lo sfiderò a tennis
Ora tutti vogliono ospitarlo De Megni: lo sfiderò a tennis GLI EX OSTAGGI E CHI SOFFRE Ora tutti vogliono ospitarlo De Megni: lo sfiderò a tennis ■ NCOLLATI davanti alla tv per I due ore. Ricordando un dram- ■ ma, e poi la gioia finale, già vissuti. Così, come milioni di italiani, anche gli ex rapiti e i genitori di quei sequestrati che ancora non sono tornati a casa, hanno saputo della liberazione. E' stato proprio Marco Fiora ad accorgersi che al telegiornale stavano dando la notizia. Babbo e mamma erano distratti, ma è stata subito festa. «Papà, lo hanno liberato» si è messo a gridare Marco. Sono rimasti tutti e tre incollati al televisore fino all'una di notte, per la conferma dell'avvenuto rilascio. Dice Gianfranco Fiora: «Una tortura. Non capivamo se era una falsa notizia o altro. Ad un certo punto ho pensato che stesse accadendo qualcosa di grave e per evitare ulteriore angoscia a Marco l'ho mandato a letto. Si è impuntato: restiamo fino alla fine». Poi Marco Fiora ha letto una sua riflessione alla tv: parlava di come la natura pur bella può diventare un incubo se guardata dal buco di una caverna e con le catene al piede. Il papà di Farouk ha telefonato a Gianfranco Fiora, lo ha ringraziato, gli ha promesso che, appena possibile, lo incontrerà con il figlio. «Era parecchio tempo che ci aspettavamo che quel bambino venisse liberato. Adesso siamo tutti contenti. Ma prima, quella fuga di notizie... se c'era in corso una trattativa, con tutto quel caos, c'era il pericolo che la vicenda si complicasse. Ve lo dico io, so come vanno queste cose». Chi parla è Carlo Celadon, il figlio dell'industriale di Arzignano vittima del sequestro più lungo (due anni e tre mesi). Quando tornò a casa, non era capace di reggersi in piedi. Adesso pensa a Farouk Kassam: «Meno male che è finita. C'era da stare con il fiato sospeso, perché quando si mettono in circolazione certe notizie i rapitori s'innervosiscono, e non si sa come va a finire». Per il piccolo Kassam, anche la mutilazione, il pezzo di orecchio tagliato. «Questa è una caratteristica delle bande sarde - dice Carlo -, loro cercano di risolvere nel più breve tempo possibile, e ricorrono a questi mezzi. Io chiesi ai miei sequestratori di tagliarmi un orecchio, per affrettare la mia liberazione, dopo 25 mesi. Uno mi diede una sberla, disse che loro quelle cose non le facevano». Da Vicenza a Verona. «Sono molto felice per Farouk. Finalmente è tornato a casa»: sono le parole di Patrizia Tacchella. Le ha dette appena ha saputo della liberazione del bambino dalla tv. Patrizia, figlia del titolare della «Carrera», fu rapita il 29 dicembre dell'89, anche lei a 8 anni, e rimase nelle mani dei rapitori per più di quattro mesi. Ieri mattina le hanno detto subito che Farouk era tornato ad abbracciare i genitori nella notte. E lei s'è aperta al sorriso, poi ripeteva: «Che contenta che sono». Il giorno prima era stato aperto il ricreatorio estivo, nella pairocchia di Stallavena. C'era andata anche Patrizia, con la sorella più piccola, Amalia. Ma Patrizia non era molto disposta ai giochi. Lo racconta il parroco, don Battista Tacchella, parente dei proprietari della «Carrera»: «Si parlava del bambino rapito in Sardegna. E lei continuava a dire: poverino». Il parroco ieri mattina ha suonato le campane a festa. Pierluigi Cortellezzi è il papà di Andrea, rapito a Tradate (Varese) nel febbraio dell'88 e mai tornato: «No, non ho visto la tv l'altra notte. Ho saputo la mattina dopo dal Televideo, poi ho guardato i telegiornali. La notizia che un bambino torna a casa non può che rendere febei. Ho anche visto il papà di Farouk alla conferenza stampa: quanto avrei voluto essere al posto suo...». L'ingegner Cortellezzi, che come il papà di Farouk ha ricevuto un pezzo di lobo del figlio, aspetta un segnale da un anno: «L'ultima volta che i banditi si sono fatti sentire era agosto. Da allora solo sciacalli. E noi siamo sempre più soli e disperati. La gioia per Farouk non può mitigare il nostro dolore». A dare la notizia ad Augusto De Megni, il bambino liberato dopo 113 giorni di prigionia, è stato il padre Dino, al telefono, ieri pomeriggio. «Dal 5 luglio Augusto è in ritiro nel Centro sportivo della Federtennis a Palagano. Venerdì notte non era davanti al- la tv, perché dopo cena gli istruttori suonano la ritirata». «Augusto era raggiante, hà voluto sapere tutti i particolari che avevo appreso dalla tv e dalla lettura dei giornali. So poco delle ahitudini della famiglia Farouk - dice il papà del bambino -, posso però dire che, nel caso di Augusto, lo sport è stato un supporto determinante per allontanare dalla sua mente le minacce di morte ricevute durante la lunga prigionia». Se Farouk lo vorrà, potrà essere ospite di Augusto, a Perugia. «L'iniziativa non può partire da Augusto, perché è schivo - confida il papà - ma se a Farouk farà piacere, Augusto sarà felicissimo di ospitarlo, di fargli conoscere l'Umbria, e magari di trasmettergli la passione per il tennis». «Hanno fatto un ottimo lavoro»: così dice la madre di Cesare Casella, Angela, tenuto in ostaggio dai suoi rapitori per più di un anno. «Sono molto felice per lo Stato, per le forze dell'ordine - ha dichiarato "madre coraggio" che hanno operato benissimo». Angela Casella ha poi parlato della mamma di Farouk: «La capisco e le posso assicurare che siamo tutti con lei. Prima le eravamo vicini nel dolore, adesso nella grande felicità». [r. cri.) Sopra Patrizia Tacchella con i genitori dopo la liberazione, a sinistra Augusto De Megni Qui sotto Marco Fiora: ha saputo di Farouk vedendo il telegiornale . jp
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