Chiappucci si sveglia

Chiappucci si sveglia Tour: in fuga con LeMond rifila l'22" a Bugno e Indurain Chiappucci si sveglia «Ora la crono è meno pericolosa» BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Chiappucci e LeMond uniscono i propri destini, ne fanno la miscela per la prima autentica, duratura e ammirevole fuga del Tour e lasciano Bugno e Indurain nel gruppo, a farsi rodere dai tarli della tattica. Che giornatina. In testa un disperato, incerto duello; dietro una fredda, geometrica analisi della situazione. In testa la calda natura di un combattente sommata alla tenacia di un vecchio campione stufo di farsi prendere per i fondelli da chi lo dà per estinto e tumulato. A 47 all'ora, Chiappucci e LeMond, accompagnati dal francese Jalabert, che sarà primo al traguardo, e dal danese Holm, sgranano le ultime raffiche. Il duello è vinto, l'22" di vantaggio, più abbuoni vari per Claudio. Bugno tenta la sortita in extremis e lo acciuffano. Indurain non tenta nulla. O è il freddo improvviso che lo frena, o ha davvero il cervello inchiodato alla cronometro di Lussemburgo. Merckx che ha vinto cinque volte il Tour, quattro di seguito, ha una stima relativa di Indurain e di Bugno. L'unico al quale riconosca il diritto di chiamarsi campione è LeMond che di Tour ne ha vinti tre. Eddy si basa sui risultati già scritti, il passato gli interessa più del presente e dell'avvenire. In omaggio a tanta considerazione, LeMond si infila nella tappa belga che porta a Bruxelles rispolverando il Greg dell'86, l'anno della randellata iniziale in maglia gialla. E' Chiappucci che gli smuove i sentimenti. Per Eddy, Chiappucci è un corridore qualsiasi, un laccio delle sue scarpe («Noi poveretti», dice sorridendo Chiappucci a LeMond durante la fuga), ma a Claudio che gliene impòrta: la strada si rizza davanti al Kwaremont, quota 90 metri, una sciocchezza, ma è un duro, strappo fiammingo, tramutiamolo in occasione. Merckx ha disegnato il percorso, pescando nella scenografia del Giro delle Fiandre; Chiappucci e LeMond, onorando la scelta, pensano soprattutto a sorprendere nel sonno Bugno e Indurain. Al primo colpo, ci riescono e no, in compagnia di Marie e di Capiot. Sempre con LeMond al fianco, Chiappucci passa in cima al Kreusberg, poi via in discesa. Dietro suona finalmente la sveglia, Capiot è ripreso, il duo italoamericano per il momento desiste. Resta in testa il solo Marie. Sul muro di Grammont e sul Bosberg, fiammeggianti amori del ciclismo del Nord, là dove Merckx aveva immaginato dovessero sventolare chissà quali bandiere di guerra, transita uno specialista delle cronometro in miniatura. Anche Marie si arrende. Escono in 15 per ricominciare la storia della tappa. In mezzo c'è Chioccioli, con il peso del suo l'34" di ritardo da Bugno in classifica. E giunta, dunque^ l'ora d'alleggerirsi? L'avanzata nasce, cresce e muore con la rapidità dei sogni. Caro Chioccioli, non è il tuo giorno, è il giorno di Chiappucci e LeMond. Com'è contento, Chiappucci: «Te li dò io i tatticismi». Lui non manda a Bugno e a Indurain quieti messaggi, spedisce cablo di fuoco. E telegraficamente, completa: «Io e LeMond, stessi interessi, si va d'amore e d'accordo. Sono molto dispiaciuto per il finale alla bersagliera della Gatorade. Con Bugno in fuga, mi sarei comportato diversa¬ mente, la Carrera è più leale. Se ho visto come stanno quei due? No. Impossibile. Ero davanti. La prossima cronometro mi fa meno paura». Gli garberebbe aggiungere (è solo un'idea): ehi, navarra dei miei pedali, guarda di che cosa è capace un lombardo estromesso dai tuoi presuntuosi pronostici. Ma chiude e si dilegua. Lo sconfitto Bugno impreca e si nega ai colloqui (è un vizio). LeMond: «Ma allora esisto. E siccome esisto, mi ripresenterò in uniforme sulle Alpi». Indurain, sempre disponibile, trionfante o perdente: «Strade pericolose, un cascatone nel finale da gelarti, corridori urlanti, ammaccati, ossa che scricchiolano, rischi terribili sul pavé. A me interessano altri terreni, questa non era la mia tappa». Il fedele gregario da cucina e da salotto De Las Cuevas, che non lo molla un istante: «Non illudetevi troppo, il Miguel del Tour è più forte del Miguel del Giro. E' lui che vince, non illudetevi». E chi si illude. Gianni Ranieri L'iridato non fa nessun commento mentre Miguel dice: «Strade infami Terribile quella caduta nel finale» Claudio Chiappucci (a fianco), terzo in classifica generale, ieri non ha lesinato critiche ai tatticismi esasperati di Bugno e Indurain al Tour Chiappucci si sveglia Tour: in fuga con LeMond rifila l'22" a Bugno e Indurain Chiappucci si sveglia «Ora la crono è meno pericolosa» BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Chiappucci e LeMond uniscono i propri destini, ne fanno la miscela per la prima autentica, duratura e ammirevole fuga del Tour e lasciano Bugno e Indurain nel gruppo, a farsi rodere dai tarli della tattica. Che giornatina. In testa un disperato, incerto duello; dietro una fredda, geometrica analisi della situazione. In testa la calda natura di un combattente sommata alla tenacia di un vecchio campione stufo di farsi prendere per i fondelli da chi lo dà per estinto e tumulato. A 47 all'ora, Chiappucci e LeMond, accompagnati dal francese Jalabert, che sarà primo al traguardo, e dal danese Holm, sgranano le ultime raffiche. Il duello è vinto, l'22" di vantaggio, più abbuoni vari per Claudio. Bugno tenta la sortita in extremis e lo acciuffano. Indurain non tenta nulla. O è il freddo improvviso che lo frena, o ha davvero il cervello inchiodato alla cronometro di Lussemburgo. Merckx che ha vinto cinque volte il Tour, quattro di seguito, ha una stima relativa di Indurain e di Bugno. L'unico al quale riconosca il diritto di chiamarsi campione è LeMond che di Tour ne ha vinti tre. Eddy si basa sui risultati già scritti, il passato gli interessa più del presente e dell'avvenire. In omaggio a tanta considerazione, LeMond si infila nella tappa belga che porta a Bruxelles rispolverando il Greg dell'86, l'anno della randellata iniziale in maglia gialla. E' Chiappucci che gli smuove i sentimenti. Per Eddy, Chiappucci è un corridore qualsiasi, un laccio delle sue scarpe («Noi poveretti», dice sorridendo Chiappucci a LeMond durante la fuga), ma a Claudio che gliene impòrta: la strada si rizza davanti al Kwaremont, quota 90 metri, una sciocchezza, ma è un duro, strappo fiammingo, tramutiamolo in occasione. Merckx ha disegnato il percorso, pescando nella scenografia del Giro delle Fiandre; Chiappucci e LeMond, onorando la scelta, pensano soprattutto a sorprendere nel sonno Bugno e Indurain. Al primo colpo, ci riescono e no, in compagnia di Marie e di Capiot. Sempre con LeMond al fianco, Chiappucci passa in cima al Kreusberg, poi via in discesa. Dietro suona finalmente la sveglia, Capiot è ripreso, il duo italoamericano per il momento desiste. Resta in testa il solo Marie. Sul muro di Grammont e sul Bosberg, fiammeggianti amori del ciclismo del Nord, là dove Merckx aveva immaginato dovessero sventolare chissà quali bandiere di guerra, transita uno specialista delle cronometro in miniatura. Anche Marie si arrende. Escono in 15 per ricominciare la storia della tappa. In mezzo c'è Chioccioli, con il peso del suo l'34" di ritardo da Bugno in classifica. E giunta, dunque^ l'ora d'alleggerirsi? L'avanzata nasce, cresce e muore con la rapidità dei sogni. Caro Chioccioli, non è il tuo giorno, è il giorno di Chiappucci e LeMond. Com'è contento, Chiappucci: «Te li dò io i tatticismi». Lui non manda a Bugno e a Indurain quieti messaggi, spedisce cablo di fuoco. E telegraficamente, completa: «Io e LeMond, stessi interessi, si va d'amore e d'accordo. Sono molto dispiaciuto per il finale alla bersagliera della Gatorade. Con Bugno in fuga, mi sarei comportato diversa¬ mente, la Carrera è più leale. Se ho visto come stanno quei due? No. Impossibile. Ero davanti. La prossima cronometro mi fa meno paura». Gli garberebbe aggiungere (è solo un'idea): ehi, navarra dei miei pedali, guarda di che cosa è capace un lombardo estromesso dai tuoi presuntuosi pronostici. Ma chiude e si dilegua. Lo sconfitto Bugno impreca e si nega ai colloqui (è un vizio). LeMond: «Ma allora esisto. E siccome esisto, mi ripresenterò in uniforme sulle Alpi». Indurain, sempre disponibile, trionfante o perdente: «Strade pericolose, un cascatone nel finale da gelarti, corridori urlanti, ammaccati, ossa che scricchiolano, rischi terribili sul pavé. A me interessano altri terreni, questa non era la mia tappa». Il fedele gregario da cucina e da salotto De Las Cuevas, che non lo molla un istante: «Non illudetevi troppo, il Miguel del Tour è più forte del Miguel del Giro. E' lui che vince, non illudetevi». E chi si illude. Gianni Ranieri L'iridato non fa nessun commento mentre Miguel dice: «Strade infami Terribile quella caduta nel finale» Claudio Chiappucci (a fianco), terzo in classifica generale, ieri non ha lesinato critiche ai tatticismi esasperati di Bugno e Indurain al Tour

Luoghi citati: Bruxelles, Lussemburgo