Sul tavolo di Amato l'agonia dell'Efim

Sul tavolo di Amato l'agonia dell'Efim Il presidente Mancini convocato ieri da Guarino, Nobili va a rapporto dai ministri economici Sul tavolo di Amato l'agonia dell'Efim Un rebus anche il commissariamento ROMA. Oltre 8500 miliardi di debiti, un patrimonio ormai ridotto al negativo, -370 miliardi, niente più crediti dalle banche: per l'Efim il «redde rationem» è ormai vicino, inevitabile. Sembrava che nella stessa giornata di ieri il governo dovesse decidere il commissariamento: e quando ieri mattina il presidente dell'ente Gaetano Mancini è stato convocato a Palazzo Chigi, l'annuncio appariva scontato. Mezz'ora più tardi, invece, Mancini è uscito senza rilasciare dichiarazioni, per tutta la giornata i riflettori della cronaca economica si sono concentrati sulla manovra anti-deficit del governo e il «caso-Efim» è passato in secondo piano. Nel frattempo il presidente dell'Iri Franco Nobili - al suo ente dovrebbero essere trasferite alcune delle attività industriali dell'Efim - si è incontrato a lungo col ministro del Tesoro Barùcci e dell'Industria Guarino, anche in questo caso senza rilasciare dichiarazioni. Quando, però, in serata i ministri hanno sciolto il loro Consiglio, lasciando palazzo Chigi hanno detto che dell'Efim non si era nemmeno parlato. Ma è stata solo una sospensione momentanea. La decisione politica è ormai presa: l'ente va commissariato, ed al più presto. Forse oggi stesso il presidente del Consiglio Giuliano Amato e il ministro dell'Industria Giuseppe Guarino potrebbero firmare il decreto; altri sostengono che la decisione, per essere vagliata in tutti i dettagli, potrebbe slittare alla prossima settimana. Nessuno dubita più, però, della sua ineluttabilità. Eppure il «fronte del no» non dispera ancora: il presidente dell'Efim e il direttore generale Bono hanno confermato anche negli ultimi giorni al ministro Guarino la fattibilità del loro piano decennale di risanamento, già presentato nel maggio scorso al governo Andreotti e rimasto senza risposta. Guarino ha voluto che lo rivalutassero alla luce delle preoccupanti prospettive delle commesse pubbliche, ma il vertice dell'Efim ha ribadito la sua fiducia nella possibilità di una ripresa. Non si può parlare di un «braccio di ferro», ma la situazione è ancora ferma perché, se anche il governo decidesse di non credere alle possibilità di ripresa autonoma dell'ente - in cui, tolto il vertice dell'ente, non crede più nessuno - dovrebbe poi risolvere altrimenti il dramma finanziario in atto. Le difficoltà tecniche sulla strada del commissariamento e della soluzione industriale e finanziaria dell'eredità lasciata dall'Efim sono ancora enormi. Di almeno tre ordini. 1) La scelta del o dei commissari liquidatori. E' una scelta sovraccarica di esigenze politiche, che sta dividendo i partiti e in particolare il partito socialista, da sempre «gestore» del piccole ente. Quattro i nomi che circolano sul possibile commissario: lo stesso presidente uscente Gaetano Mancini, intimo amico di Craxi, che si candida per succedere a se stesso sià'p'ùrè in un ruolo diverso; Pompeo Locatelli, commercialista milanese vici¬ nissimo al garofano e appena uscito dalla terna commissariale della Federconsorzi; il direttore generale del ministero delle Partecipazioni statali Sergio Castellari, anch'egli di area psi; Giovanni Ruoppolo, capo di gabinetto del ministro Guarino, a sua volta vicino al psi. 2) La soluzione del problema dell'indebitamento: qualcuno dovrà farsene carico, e l'onere complessivo è tremendo, il doppio di quello della Federconsorzi. Un'ipotesi che sta circolando con forza è quella dell'emissione di titoli pubblici speciali di lungo termine che garantiscano un rendimento competitivo e servano per ripianare le perdite di capitale e che possano essere finanziati con la recuperata redditività delle aziende del gruppo risollevate dai loro oneri finanziari. 3) I tagli alle spese militari e per le infrastrutture che minacciano di abbattersi con grande violenza sui bilanci di Oto Melerà, Agusta, Breda ferroviaria, j [r. e. s.J LA CORSA DEI DEBITI |IN MILIARDI DI LIRE] FONTE: PER GLI ANNI 1986-90 R&SDI . MEDI08ANCA; PER IL 1991 CONSUNTIVO ESAMINATO DAL CONSIGLIO 01 AMMINISTRAZIONE EFIM DEBITI FINANZIARI '88 '89 '90 '91 PATRIMONIO NETTO '89 '90 '91 Sul tavolo di Amato l'agonia dell'Efim Il presidente Mancini convocato ieri da Guarino, Nobili va a rapporto dai ministri economici Sul tavolo di Amato l'agonia dell'Efim Un rebus anche il commissariamento ROMA. Oltre 8500 miliardi di debiti, un patrimonio ormai ridotto al negativo, -370 miliardi, niente più crediti dalle banche: per l'Efim il «redde rationem» è ormai vicino, inevitabile. Sembrava che nella stessa giornata di ieri il governo dovesse decidere il commissariamento: e quando ieri mattina il presidente dell'ente Gaetano Mancini è stato convocato a Palazzo Chigi, l'annuncio appariva scontato. Mezz'ora più tardi, invece, Mancini è uscito senza rilasciare dichiarazioni, per tutta la giornata i riflettori della cronaca economica si sono concentrati sulla manovra anti-deficit del governo e il «caso-Efim» è passato in secondo piano. Nel frattempo il presidente dell'Iri Franco Nobili - al suo ente dovrebbero essere trasferite alcune delle attività industriali dell'Efim - si è incontrato a lungo col ministro del Tesoro Barùcci e dell'Industria Guarino, anche in questo caso senza rilasciare dichiarazioni. Quando, però, in serata i ministri hanno sciolto il loro Consiglio, lasciando palazzo Chigi hanno detto che dell'Efim non si era nemmeno parlato. Ma è stata solo una sospensione momentanea. La decisione politica è ormai presa: l'ente va commissariato, ed al più presto. Forse oggi stesso il presidente del Consiglio Giuliano Amato e il ministro dell'Industria Giuseppe Guarino potrebbero firmare il decreto; altri sostengono che la decisione, per essere vagliata in tutti i dettagli, potrebbe slittare alla prossima settimana. Nessuno dubita più, però, della sua ineluttabilità. Eppure il «fronte del no» non dispera ancora: il presidente dell'Efim e il direttore generale Bono hanno confermato anche negli ultimi giorni al ministro Guarino la fattibilità del loro piano decennale di risanamento, già presentato nel maggio scorso al governo Andreotti e rimasto senza risposta. Guarino ha voluto che lo rivalutassero alla luce delle preoccupanti prospettive delle commesse pubbliche, ma il vertice dell'Efim ha ribadito la sua fiducia nella possibilità di una ripresa. Non si può parlare di un «braccio di ferro», ma la situazione è ancora ferma perché, se anche il governo decidesse di non credere alle possibilità di ripresa autonoma dell'ente - in cui, tolto il vertice dell'ente, non crede più nessuno - dovrebbe poi risolvere altrimenti il dramma finanziario in atto. Le difficoltà tecniche sulla strada del commissariamento e della soluzione industriale e finanziaria dell'eredità lasciata dall'Efim sono ancora enormi. Di almeno tre ordini. 1) La scelta del o dei commissari liquidatori. E' una scelta sovraccarica di esigenze politiche, che sta dividendo i partiti e in particolare il partito socialista, da sempre «gestore» del piccole ente. Quattro i nomi che circolano sul possibile commissario: lo stesso presidente uscente Gaetano Mancini, intimo amico di Craxi, che si candida per succedere a se stesso sià'p'ùrè in un ruolo diverso; Pompeo Locatelli, commercialista milanese vici¬ nissimo al garofano e appena uscito dalla terna commissariale della Federconsorzi; il direttore generale del ministero delle Partecipazioni statali Sergio Castellari, anch'egli di area psi; Giovanni Ruoppolo, capo di gabinetto del ministro Guarino, a sua volta vicino al psi. 2) La soluzione del problema dell'indebitamento: qualcuno dovrà farsene carico, e l'onere complessivo è tremendo, il doppio di quello della Federconsorzi. Un'ipotesi che sta circolando con forza è quella dell'emissione di titoli pubblici speciali di lungo termine che garantiscano un rendimento competitivo e servano per ripianare le perdite di capitale e che possano essere finanziati con la recuperata redditività delle aziende del gruppo risollevate dai loro oneri finanziari. 3) I tagli alle spese militari e per le infrastrutture che minacciano di abbattersi con grande violenza sui bilanci di Oto Melerà, Agusta, Breda ferroviaria, j [r. e. s.J LA CORSA DEI DEBITI |IN MILIARDI DI LIRE] FONTE: PER GLI ANNI 1986-90 R&SDI . MEDI08ANCA; PER IL 1991 CONSUNTIVO ESAMINATO DAL CONSIGLIO 01 AMMINISTRAZIONE EFIM DEBITI FINANZIARI '88 '89 '90 '91 PATRIMONIO NETTO '89 '90 '91

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