UN BUBBONE FIGLIO DEI PARTITI

UN BUBBONE FIGLIO DEI PARTITI UN BUBBONE FIGLIO DEI PARTITI -j- A cattiva coscienza dei partiti e dei governi che si JLi sono succeduti negli ultimi dieci anni raggiunge, nel caso dell'Efim, livelli inimmaginabili. Su quest'ente sia la De che il Psi hanno scaricato, di volta in volta il peggio degli interessi clientelali, delle richieste elettoralistiche, del personale lottizzato da sistemare. Da anni sapevano che l'ente stava diventando ogni giorno di più un vero e proprio «bubbone» finanziario ed hanno fatto finta di niente. Il problema dell'indebitamento che sembra esploso soltanto oggi era in incubazione da almeno due anni. Già nell'estate del '91 le banche estere, scottate dal caso Federconsorzi, avevano chiesto all'ente di «rientrar»e, nella maggior parte dei casi senza risposta. E adesso che, anche per dare un'immagine di «rigore», il nuovo governo Amato sembra essersi deciso ad intervenire, più che chiedersi come tappare i buchi, salvare quel poco di credibilità che il «debitore-Italia» ancora conserva all'estero i partiti, e primo di tutti quello che esprime il presidente del consiglio, dibattono sulla scelta dei commissari, da lottizzare anche quelli, com'è nel caso Federconsorzi. All'Efim, del resto, è stato affibbiato per anni il ruolo di «ammortizzatore sociale» per una serie emergenza industriali, prima fra tutti quella dell'alluminio; l'indebitamento è cresciuto anche perchè molte aziende, bene o male siano state gestite, sono rimaste incagliate in vicende che di imprenditoriale avevano ben poco. Prendiamo l'Agusta - un'azienda strategica nel senso stretto della parola, visto che produce elicotteri militari - dei cui 2000 miliardi di debiti i tre quarti nascono da commesse prima autorizzate e poi bloccate verso paesi a rischio come Iraq e Iran. Il governo Amato ora cerca di trovare quella «soluzione globale» che il ministro Guarino ha promesso per la prossima settimana. Ma non deve illudersi di poter fare un buon colpo d'immagine, verso l'estero soprattutto, cancellando con un colpo di spugna vent'anni di malefatte. Gli impegni debitori che l'ente si è assunto verso le banche, italiane e straniere, vanno coperti, la funzione di ammortizzatore sociale che gli è stata affibbiata non può essere rinnegata in toto, il patrimonio di tecnologia e professionalità che nonostante tutto numerose aziende del gruppo hanno maturato va salvaguardato: come dire una quadratura del cerchio, per una realtà che su 5000 miliardi di fatturato ne ha 8500 di debiti. Una risata amara: ieri la classifica di Fortune sui primi 500 gruppi industriali del mondo registrava un vigoroso miglioramento dell'Efim nella posizione in classifica. Una valutazione che la dice lunga sull'affidabilità di queste classifiche e sulla difficoltà - per gli stranieri-di decifrare i misteri del pianeta-Italia. Sergio Luciano UN BUBBONE FIGLIO DEI PARTITI UN BUBBONE FIGLIO DEI PARTITI -j- A cattiva coscienza dei partiti e dei governi che si JLi sono succeduti negli ultimi dieci anni raggiunge, nel caso dell'Efim, livelli inimmaginabili. Su quest'ente sia la De che il Psi hanno scaricato, di volta in volta il peggio degli interessi clientelali, delle richieste elettoralistiche, del personale lottizzato da sistemare. Da anni sapevano che l'ente stava diventando ogni giorno di più un vero e proprio «bubbone» finanziario ed hanno fatto finta di niente. Il problema dell'indebitamento che sembra esploso soltanto oggi era in incubazione da almeno due anni. Già nell'estate del '91 le banche estere, scottate dal caso Federconsorzi, avevano chiesto all'ente di «rientrar»e, nella maggior parte dei casi senza risposta. E adesso che, anche per dare un'immagine di «rigore», il nuovo governo Amato sembra essersi deciso ad intervenire, più che chiedersi come tappare i buchi, salvare quel poco di credibilità che il «debitore-Italia» ancora conserva all'estero i partiti, e primo di tutti quello che esprime il presidente del consiglio, dibattono sulla scelta dei commissari, da lottizzare anche quelli, com'è nel caso Federconsorzi. All'Efim, del resto, è stato affibbiato per anni il ruolo di «ammortizzatore sociale» per una serie emergenza industriali, prima fra tutti quella dell'alluminio; l'indebitamento è cresciuto anche perchè molte aziende, bene o male siano state gestite, sono rimaste incagliate in vicende che di imprenditoriale avevano ben poco. Prendiamo l'Agusta - un'azienda strategica nel senso stretto della parola, visto che produce elicotteri militari - dei cui 2000 miliardi di debiti i tre quarti nascono da commesse prima autorizzate e poi bloccate verso paesi a rischio come Iraq e Iran. Il governo Amato ora cerca di trovare quella «soluzione globale» che il ministro Guarino ha promesso per la prossima settimana. Ma non deve illudersi di poter fare un buon colpo d'immagine, verso l'estero soprattutto, cancellando con un colpo di spugna vent'anni di malefatte. Gli impegni debitori che l'ente si è assunto verso le banche, italiane e straniere, vanno coperti, la funzione di ammortizzatore sociale che gli è stata affibbiata non può essere rinnegata in toto, il patrimonio di tecnologia e professionalità che nonostante tutto numerose aziende del gruppo hanno maturato va salvaguardato: come dire una quadratura del cerchio, per una realtà che su 5000 miliardi di fatturato ne ha 8500 di debiti. Una risata amara: ieri la classifica di Fortune sui primi 500 gruppi industriali del mondo registrava un vigoroso miglioramento dell'Efim nella posizione in classifica. Una valutazione che la dice lunga sull'affidabilità di queste classifiche e sulla difficoltà - per gli stranieri-di decifrare i misteri del pianeta-Italia. Sergio Luciano

Persone citate: Fortune, Sergio Luciano

Luoghi citati: Iran, Iraq