L'Aids esce dal carcere

L'Aids esce dal carcere Saranno ricoverati in ospedale gli ammalati e i sieropositivi L'Aids esce dal carcere Polemiche sul decreto, che interessa oltre 5000 detenuti Martelli: «Gesto di umanità per sconfiggere l'emergenza» ROMA. Le carceri sono sovraffollate, sull'orlo dell'esplosione. E il governo corre ai ripari, con un decreto: saranno scarcerati presto i 500 detenuti malati di Aids e molti tra i 5000 sieropositivi (pari al dieci per cento della popolazione carceraria). Per aumentare subito gli organici della polizia penitenziaria, intanto, mille soldati potranno fare domanda per vestire la divisa degli agenti di custodia. Saranno utilizzati per vigilare sui muri di cinta. Il ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, ammette l'emergenza: «La popolazione carceraria è aumentata nell'ultimo anno da 25 a 45 mila unità. Ciò ha creato problemi e tensioni». Ventimila nuovi detenuti in pochi mesi: un record. E' stata sufficiente l'azione combinata di due provvedimenti, infatti la legge Jervolino-Vassalli che manda in galera i tossicodipendenti e le severe restrizioni alla legge Gozzini per i reati più pericolosi - per ingolfare tutto il sistema carcerario. Ogni mese, sono mille detenuti in più che si affollano nelle carceri. Tra l'altro, i nuovi sono quasi tutti tossicodipendenti. Risultato: si calcola che quindicimila reclusi (uno su tre) siano drogati; il sovraffollamento alimenta qua e là piccole rivolte; gli agenti della polizia penitenziaria non ce la fanno più a tenere il ritmo. In questa situazione già prossima al collasso, piomba un ulteriore aggravio di fatica: la legge che ha smilitarizzato il corpo della polizia penitenziaria prevedeva che gli agenti di custodia facessero loro i piantonamenti di detenuti in ospedale e non più la polizia. Da due giorni, effettivamente, c'è stato lo scambio di consegne. «Solo che noi non ce la facciamo - lamenta un sindacalista degli agenti di custodia, Giovanni De Blasis, vicesegretario generale del Sappe - perché in carcere i turni si allungano e con tutti questi tossicodipendenti e sieropositivi il lavoro di piantonamento in ospedale è aumentato a dismisura». E' emergenza, insomma. Lo stesso Martelli ammette le «gravi tensioni carcerarie esistenti a causa del sovraffollamento. Questi problemi, poi, d'estate rischiano di peggiorare». Il ministero quindi corre ai ripari. Da una parte si cerca di stemperare le tensioni, facendo uscire di galera i sieropositivi e incentivando i tossicodipendenti in attesa di giudizio ad andare nella comunità terapeutiche. «Per i sieropositivi - spiega Martelli - saranno individuati ospedali in cui verranno creati reparti sorvegliati. Lo Stato ha già stanziato 2000 miliardi per la lotta contro l'Aids. Questo criterio è dettato da principi umanitari e da principi di igiene e profilassi nelle carceri». Dall'altra si aumentano gli organici con il ricorso ai volontari dell'esercito. Naturalmen- te, ha spiegato il ministro, nessuno sarà costretto ad entrare nel corpo di polizia penitenziaria: ogni anno seimila soldati chiedono di restare nell'esercito, quest'anno mille di loro potranno diventare agenti di custodia. O meglio diventeranno ausiliari del corpo, visto che non entreranno in contatto con i detenuti e saranno adibiti al lavoro esterno. Il corpo degli agenti è sotto pressione, dunque. Si tratta di circa 40 mila persone. E' previsto che ne vengano assunti altri 4600. I concorsi, però, hanno tempi lunghi. E allora si ricorre ai soldati. «Sì, è una misura in qualche senso eccezionale. Ma in questa situazione di tensione non possiamo aspettare altri mesi. Per la verità abbiamo costruito nuove carceri, ma non riusciamo ad aprirle per mancanza di personale», commenta Martelli. Eppure i sindacalisti del corpo, anche se ammettono che il decreto è una prima boccata di ossigeno, ritengono che il problema delle carceri non sia stato ancora risolto alla radice. «Gli organici e i posti in carcere - spiega il sindacato autonomo Sappe - sono stati calcolati alla fine degli Anni Ottanta, quando non era ancora esplosa l'emergenza criminale e mafiosa. In quella situazione di relativa pace, si calcolava che fossero sufficienti 29 mila posti in cella e 42 mila agenti. Ma oggi dobbiamo fare i conti con la nuova si¬ tuazione. I numeri andrebbero quantomeno raddoppiati». Le misure decise ieri dal governo, intanto, sollecitano nuove polemiche. Gli antiprobizionisti, ad esempio, vedono nella decisione la «prima evidente conseguenza dei danni provocati dalla legge Jervolino-Vassalli sull'uso degli stupefacenti». \ ■ Sono soddisfatti quelli che si occupano dei sieropositivi. Don Ciotti, fondatore del gruppo Abele: «Il decreto indica positivamente una nuova e concreta attenzione al problema drammatico dei detenuti sieropositivi e quelli tossicodipendenti». E Giuseppe Visco, della commissione nazionale Aids: «E' una decisione importante perché apre finalmente uno spiraglio per la soluzione di un problema scottante». Ma adesso c'è un nuovo fronte di polemiche. Il decreto di ieri, infatti, rinvia a un prossimo decreto della Sanità che dovrà stabilire quando un sieropositivo sia «totalmente incompatibile» con la prigione e quando sia «compatibile». La commissione Aids dovrà valutare caso per caso. Ma già le associazioni volontarie - come l'Arcigay, il Coordinamento persone sieropositive o la Lega nazionale per la lotta all'Aids - contestano. Temono che il ministero della Sanità sia troppo severo nel fissare i criteri, vanificando la speranza di uscire dal carcere per molti detenuti malati. Francesco Grignetti Saranno utilizzati un migliaio di soldati per presidiare i muri di cinta degli istituti penitenziari In alto il ministro della Giustizia Claudio Martelli, qui sopra il direttore generale degli istituti di pena, Nicolò Amato L'Aids esce dal carcere Saranno ricoverati in ospedale gli ammalati e i sieropositivi L'Aids esce dal carcere Polemiche sul decreto, che interessa oltre 5000 detenuti Martelli: «Gesto di umanità per sconfiggere l'emergenza» ROMA. Le carceri sono sovraffollate, sull'orlo dell'esplosione. E il governo corre ai ripari, con un decreto: saranno scarcerati presto i 500 detenuti malati di Aids e molti tra i 5000 sieropositivi (pari al dieci per cento della popolazione carceraria). Per aumentare subito gli organici della polizia penitenziaria, intanto, mille soldati potranno fare domanda per vestire la divisa degli agenti di custodia. Saranno utilizzati per vigilare sui muri di cinta. Il ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, ammette l'emergenza: «La popolazione carceraria è aumentata nell'ultimo anno da 25 a 45 mila unità. Ciò ha creato problemi e tensioni». Ventimila nuovi detenuti in pochi mesi: un record. E' stata sufficiente l'azione combinata di due provvedimenti, infatti la legge Jervolino-Vassalli che manda in galera i tossicodipendenti e le severe restrizioni alla legge Gozzini per i reati più pericolosi - per ingolfare tutto il sistema carcerario. Ogni mese, sono mille detenuti in più che si affollano nelle carceri. Tra l'altro, i nuovi sono quasi tutti tossicodipendenti. Risultato: si calcola che quindicimila reclusi (uno su tre) siano drogati; il sovraffollamento alimenta qua e là piccole rivolte; gli agenti della polizia penitenziaria non ce la fanno più a tenere il ritmo. In questa situazione già prossima al collasso, piomba un ulteriore aggravio di fatica: la legge che ha smilitarizzato il corpo della polizia penitenziaria prevedeva che gli agenti di custodia facessero loro i piantonamenti di detenuti in ospedale e non più la polizia. Da due giorni, effettivamente, c'è stato lo scambio di consegne. «Solo che noi non ce la facciamo - lamenta un sindacalista degli agenti di custodia, Giovanni De Blasis, vicesegretario generale del Sappe - perché in carcere i turni si allungano e con tutti questi tossicodipendenti e sieropositivi il lavoro di piantonamento in ospedale è aumentato a dismisura». E' emergenza, insomma. Lo stesso Martelli ammette le «gravi tensioni carcerarie esistenti a causa del sovraffollamento. Questi problemi, poi, d'estate rischiano di peggiorare». Il ministero quindi corre ai ripari. Da una parte si cerca di stemperare le tensioni, facendo uscire di galera i sieropositivi e incentivando i tossicodipendenti in attesa di giudizio ad andare nella comunità terapeutiche. «Per i sieropositivi - spiega Martelli - saranno individuati ospedali in cui verranno creati reparti sorvegliati. Lo Stato ha già stanziato 2000 miliardi per la lotta contro l'Aids. Questo criterio è dettato da principi umanitari e da principi di igiene e profilassi nelle carceri». Dall'altra si aumentano gli organici con il ricorso ai volontari dell'esercito. Naturalmen- te, ha spiegato il ministro, nessuno sarà costretto ad entrare nel corpo di polizia penitenziaria: ogni anno seimila soldati chiedono di restare nell'esercito, quest'anno mille di loro potranno diventare agenti di custodia. O meglio diventeranno ausiliari del corpo, visto che non entreranno in contatto con i detenuti e saranno adibiti al lavoro esterno. Il corpo degli agenti è sotto pressione, dunque. Si tratta di circa 40 mila persone. E' previsto che ne vengano assunti altri 4600. I concorsi, però, hanno tempi lunghi. E allora si ricorre ai soldati. «Sì, è una misura in qualche senso eccezionale. Ma in questa situazione di tensione non possiamo aspettare altri mesi. Per la verità abbiamo costruito nuove carceri, ma non riusciamo ad aprirle per mancanza di personale», commenta Martelli. Eppure i sindacalisti del corpo, anche se ammettono che il decreto è una prima boccata di ossigeno, ritengono che il problema delle carceri non sia stato ancora risolto alla radice. «Gli organici e i posti in carcere - spiega il sindacato autonomo Sappe - sono stati calcolati alla fine degli Anni Ottanta, quando non era ancora esplosa l'emergenza criminale e mafiosa. In quella situazione di relativa pace, si calcolava che fossero sufficienti 29 mila posti in cella e 42 mila agenti. Ma oggi dobbiamo fare i conti con la nuova si¬ tuazione. I numeri andrebbero quantomeno raddoppiati». Le misure decise ieri dal governo, intanto, sollecitano nuove polemiche. Gli antiprobizionisti, ad esempio, vedono nella decisione la «prima evidente conseguenza dei danni provocati dalla legge Jervolino-Vassalli sull'uso degli stupefacenti». \ ■ Sono soddisfatti quelli che si occupano dei sieropositivi. Don Ciotti, fondatore del gruppo Abele: «Il decreto indica positivamente una nuova e concreta attenzione al problema drammatico dei detenuti sieropositivi e quelli tossicodipendenti». E Giuseppe Visco, della commissione nazionale Aids: «E' una decisione importante perché apre finalmente uno spiraglio per la soluzione di un problema scottante». Ma adesso c'è un nuovo fronte di polemiche. Il decreto di ieri, infatti, rinvia a un prossimo decreto della Sanità che dovrà stabilire quando un sieropositivo sia «totalmente incompatibile» con la prigione e quando sia «compatibile». La commissione Aids dovrà valutare caso per caso. Ma già le associazioni volontarie - come l'Arcigay, il Coordinamento persone sieropositive o la Lega nazionale per la lotta all'Aids - contestano. Temono che il ministero della Sanità sia troppo severo nel fissare i criteri, vanificando la speranza di uscire dal carcere per molti detenuti malati. Francesco Grignetti Saranno utilizzati un migliaio di soldati per presidiare i muri di cinta degli istituti penitenziari In alto il ministro della Giustizia Claudio Martelli, qui sopra il direttore generale degli istituti di pena, Nicolò Amato

Persone citate: Claudio Martelli, Don Ciotti, Francesco Grignetti, Giovanni De Blasis, Giuseppe Visco, Gozzini, Jervolino, Nicolò Amato

Luoghi citati: Roma