Borrelli: tesi assurda di Susanna Marzolla

Borrelli: tesi assurda Borrelli: tesi assurda Ma su un'altra fuga di notizie rischiano guai polizia e finanza MILANO. E' sera, palazzo di giustizia è ormai deserto quando da Roma arrivano le notizie delle iniziative socialiste. Ma il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli fa in tempo a replicare. I servizi segreti: «E' semplicemente assurda l'ipotesi che la magistratura abbia utilizzato i servizi di sicurezza in questa o in altre inchieste». La fuga di notizie su Craxi: «Il codice esclude dal segreto tutti gli atti che sono conosciuti dall'imputato o dall'indagato; salvo che non sia intervenuto un provvedimento di segretezza. Quindi, se l'esposto si riferisce a verbali di interrogatorio si potranno considerare aspetti di scorrettezza o di scarsa eleganza da chi ha fornito il materiale alla stampa, ma non di violazione di segreto d'ufficio». Borrelli non è stupito di dover replicare. Ormai in tribunale si è capito che aria tira. Non a caso l'ultimo impegno di ieri del procuratore capo e dei suoi sostituti è stato un vertice in procura, presenti anche il questore, il capo del nucleo di polizia tributaria, i responsabili di polizia e Guardia di Finanza che hanno condotto l'operazione all'Ortomercato. Stavolta non si tratta del solito vertice di routine per fare il punto sulle indagini. La riunione infatti, cominciata alle cinque del pomeriggio e finita un'ora più tardi, arriva dopo che per tutto il giorno è girata la «voce» di un'indagine interna alla polizia e alla guardia di Finanza. Come è stato possibile che venerdì 3 luglio, quando sono stati perquisiti gli uffici dell'Ortomercato e la sede della de in via Nirone, fossero presenti sul posto decine di giornalisti e telecamere? Chi, come, perché li ha eventualmente avvertiti? Sono queste le domande a cui un ispettore appositamente inviato dalla segreteria del capo della polizia dovrebbe rispondere con un'indagine «conoscitiva». Primo passo per decidere di un'eventuale inchiesta amministrativa vera e propria. E analoga indagine sembra sia in corso anche alla Finanza. Questo almeno si evince da un fonogramma che sarebbe arrivato da Roma ai responsabili di polizia: «Il lavoro di équipe tra agenti e Guardia di Finanza sul caso-Ortomercato potrà riprendere solo dopo gli accertamenti in corso». Ufficialmente la «voce» dell'indagine interna ha ricevuto solo smentite. In Questura e al nucleo di polizia tributaria dicono di non saperne niente. Si muove anche il ministero del- l'Interno con una nota che definisce «destituite di ogni fondamento» le notizie su un'inchiesta amministrativa «disposta in ordine a personale della polizia di Stato che nei giorni scorsi operò una perquisizione nell'ambito dell'inchiesta sull'Ortomercato di Milano». La nota del Viminale arriva dopo che il deputato missino Franco Servello ha reso pubblica la «voce» con una dichiarazione in cui parla di «mtimidazione e minacce di trasferimento di alcuni inquirenti che collaborano con gli uffici giudiziari di Di Pitero e Colombo». Insomma ce n'è più che abbastanza per definire il clima «avvelenato». Anche se Borrelli cerca di rispondere alla situazione con il suo consueto aplomb. Così, sull'eventuale inchiesta interna a polizia e Finanza dice di non saper ufficialmente nulla, ma ricorda che il suo ufficio era «favorevole in linea di principio alla circolare del ministro Martelli» (quella che invitava a non mostrare le manette in tv). Ma la vicenda delle perquisizioni non è la sola «storia strana». E' ancora da chiarire, ad esempio, se quello lanciato dal consigliere verde Basilio Rizzo è un missile o un semplice petardo. Lui stesso l'ha lasciato a metà strada, senza dire qual è il «grande gruppo finanziario» che avrebbe ingaggiato un ex carabiniere per «screditare» Di Pietro. E Borrelli è cauto: «Anche ammesso che questa voce sia vera - dice - bisogna vedere come avviene questa raccolta di notizie; perché sarebbe reato solo in caso di utilizzo di strumenti illegali. E ad ogni modo aggiunge - poiché è coinvolto un magistrato milanese, la competenza ad indagare sarebbe della procura di Brescia». Poi c'è la questione dell'irruzione negli uffici di Bettino e Bobo Craxi. Non riguarda direttamente l'inchiesta, ma... Anche qui Borrelli dice di non aver avuto «alcuna segnalazione». E anche qui: «Ad ogni modo, poiché i reati ipotizzabili sono violazione di domicilio ed eventualmente furto, la competenza è della Procura presso la pretura». Per ora il procuratore capo è riuscito a schivare i colpi, ma nei prossimi giorni? Intanto l'inchiesta va comunque avanti, anche se l'unica notizia rilevante ieri veniva da Bergamo: per la locale inchiesta sulle discariche ha ricevuto un'informazione di garanzia (concorso in concussione) il presidente del Consiglio regionale, Claudio Bonfanti (psi). Susanna Marzolla Borrelli: tesi assurda Borrelli: tesi assurda Ma su un'altra fuga di notizie rischiano guai polizia e finanza MILANO. E' sera, palazzo di giustizia è ormai deserto quando da Roma arrivano le notizie delle iniziative socialiste. Ma il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli fa in tempo a replicare. I servizi segreti: «E' semplicemente assurda l'ipotesi che la magistratura abbia utilizzato i servizi di sicurezza in questa o in altre inchieste». La fuga di notizie su Craxi: «Il codice esclude dal segreto tutti gli atti che sono conosciuti dall'imputato o dall'indagato; salvo che non sia intervenuto un provvedimento di segretezza. Quindi, se l'esposto si riferisce a verbali di interrogatorio si potranno considerare aspetti di scorrettezza o di scarsa eleganza da chi ha fornito il materiale alla stampa, ma non di violazione di segreto d'ufficio». Borrelli non è stupito di dover replicare. Ormai in tribunale si è capito che aria tira. Non a caso l'ultimo impegno di ieri del procuratore capo e dei suoi sostituti è stato un vertice in procura, presenti anche il questore, il capo del nucleo di polizia tributaria, i responsabili di polizia e Guardia di Finanza che hanno condotto l'operazione all'Ortomercato. Stavolta non si tratta del solito vertice di routine per fare il punto sulle indagini. La riunione infatti, cominciata alle cinque del pomeriggio e finita un'ora più tardi, arriva dopo che per tutto il giorno è girata la «voce» di un'indagine interna alla polizia e alla guardia di Finanza. Come è stato possibile che venerdì 3 luglio, quando sono stati perquisiti gli uffici dell'Ortomercato e la sede della de in via Nirone, fossero presenti sul posto decine di giornalisti e telecamere? Chi, come, perché li ha eventualmente avvertiti? Sono queste le domande a cui un ispettore appositamente inviato dalla segreteria del capo della polizia dovrebbe rispondere con un'indagine «conoscitiva». Primo passo per decidere di un'eventuale inchiesta amministrativa vera e propria. E analoga indagine sembra sia in corso anche alla Finanza. Questo almeno si evince da un fonogramma che sarebbe arrivato da Roma ai responsabili di polizia: «Il lavoro di équipe tra agenti e Guardia di Finanza sul caso-Ortomercato potrà riprendere solo dopo gli accertamenti in corso». Ufficialmente la «voce» dell'indagine interna ha ricevuto solo smentite. In Questura e al nucleo di polizia tributaria dicono di non saperne niente. Si muove anche il ministero del- l'Interno con una nota che definisce «destituite di ogni fondamento» le notizie su un'inchiesta amministrativa «disposta in ordine a personale della polizia di Stato che nei giorni scorsi operò una perquisizione nell'ambito dell'inchiesta sull'Ortomercato di Milano». La nota del Viminale arriva dopo che il deputato missino Franco Servello ha reso pubblica la «voce» con una dichiarazione in cui parla di «mtimidazione e minacce di trasferimento di alcuni inquirenti che collaborano con gli uffici giudiziari di Di Pitero e Colombo». Insomma ce n'è più che abbastanza per definire il clima «avvelenato». Anche se Borrelli cerca di rispondere alla situazione con il suo consueto aplomb. Così, sull'eventuale inchiesta interna a polizia e Finanza dice di non saper ufficialmente nulla, ma ricorda che il suo ufficio era «favorevole in linea di principio alla circolare del ministro Martelli» (quella che invitava a non mostrare le manette in tv). Ma la vicenda delle perquisizioni non è la sola «storia strana». E' ancora da chiarire, ad esempio, se quello lanciato dal consigliere verde Basilio Rizzo è un missile o un semplice petardo. Lui stesso l'ha lasciato a metà strada, senza dire qual è il «grande gruppo finanziario» che avrebbe ingaggiato un ex carabiniere per «screditare» Di Pietro. E Borrelli è cauto: «Anche ammesso che questa voce sia vera - dice - bisogna vedere come avviene questa raccolta di notizie; perché sarebbe reato solo in caso di utilizzo di strumenti illegali. E ad ogni modo aggiunge - poiché è coinvolto un magistrato milanese, la competenza ad indagare sarebbe della procura di Brescia». Poi c'è la questione dell'irruzione negli uffici di Bettino e Bobo Craxi. Non riguarda direttamente l'inchiesta, ma... Anche qui Borrelli dice di non aver avuto «alcuna segnalazione». E anche qui: «Ad ogni modo, poiché i reati ipotizzabili sono violazione di domicilio ed eventualmente furto, la competenza è della Procura presso la pretura». Per ora il procuratore capo è riuscito a schivare i colpi, ma nei prossimi giorni? Intanto l'inchiesta va comunque avanti, anche se l'unica notizia rilevante ieri veniva da Bergamo: per la locale inchiesta sulle discariche ha ricevuto un'informazione di garanzia (concorso in concussione) il presidente del Consiglio regionale, Claudio Bonfanti (psi). Susanna Marzolla

Luoghi citati: Bergamo, Brescia, Milano, Roma