Un altro venerdì di fuoco per la lira
Un altro venerdì di fuoco per la lira Le «voci» sulla manovra ridanno fiato alla speculazione e il marco sale a quota 757,40 Un altro venerdì di fuoco per la lira E Bankitalia corre in difesa della moneta MILANO. Un altro venerdì nero per la lira? Eh sì, per qualche ora, il timore degli uomini della Banca d'Italia ieri è stato proprio quello di un bis, di un altro venerdì di fuoco per la lira sette giórni dopo il precedente. Non è stato così, per fortuna. Ma lo scivolone, nonostante l'intervento sul mercato e i 100 milioni di marchi (e i 30 milioni di Ecu) venduti da via Nazionale al momento del fixing, c'è stato. Eccome: il marco a 757,40, una lira sopra le 756,48 di giovedì, pochi centesimi sotto il record di una settimana fa, sono indubbiamente un fatto preoccupante. Così come un tasso di finanziamento dei pronti contro termine al 15,09% sono un altro record che fa riflettere. Insomma, il segnale lanciato di nuovo dalla grande speculazione internazionale è fin troppo chiaro: la lira è sempre sotto tiro e basta un nulla perché la tempesta si riscateni. Soprattutto se agli interventi monetari, se alle difese costruite dall'istituto centrale con il rialzo dei tassi non seguiranno quei provvedimenti di risanamento dell'economia che l'estero considera indispensabili per ridare fiducia al Sistema Italia. Un'altra giornataccia quella di ieri per la lira. Le premesse, ahimè, c'erano tutte. Le anticipazioni - subito smentite dal governo ma comunque circola¬ te a lungo tra gli operatori internazionali - su possibili tassazioni dei titoli di Stato. E poi le voci di una manovra che ora dopo ora, nelle aspettative della vigilia, diventava sempre più complessa, contrastata, minacciata dai veti dei sindacati e persino di alcuni partiti della maggioranza: niente addizionale, ni a una patrimoniale, no a una riforma vera delle pensioni. Prima ipotesi di superstangata, poi di semplice stangatina. E tanto è bastato alle antenne della speculazione per captare messaggi contraddittori, per ricominciare a tessere la trama contro la lira. Qualcosa, l'ostacolo del rincaro del denaro e dei tassi varato dalla Banca d'Italia con l'aumento dello sconto, ha fatto. Qualcosa ma poco. Il marco, sceso a quota 755, quasi ai minimi dell'inizio delle tensioni sulla lira partite dopo il no a Maastricht dei danesi, ha ripreso a correre. Un po' su giovedì, un altro po' su ieri. «Brutto segno», è il commento di molti banchieri, preoccupatissimi del fatto che nonostante la scossa del tasso di sconto, cinque giorni dopo la lira sia di fatto ai medesimi livelli di emergenza. Chi ha seguito più da vicino le mosse ultime della speculazione sulla lira, per esempio dalla prima linea di via Nazionale, fa capire che la manovra ha subito un cambiamento di strategie. Se fino a una settimana fa l'attacco era teso a battere con la forza di grandi vendite ogni difesa della Banca d'Italia, adesso la tattica si sarebbe fatta più subdola, più sottile, più di lunga durata. Ecco perché, insiste ripete a ogni occasione il governatore Carlo Azeglio Ciampi (l'ultima due giorni fa a Perugia, al seminario in memoria di Rinaldo Ossola): «Il governo deve far presto», deve intervenire con una manovra rapida e concreta. La barriera eretta da Ciampi e dai suoi bravissimi gnomi di via Nazionale potrebbe non bastare più. Ieri, tanto per ripassare il concetto a chi di dovere, da Perugia ha detto la sua anche Lamberto Dini, direttore generale di Bankitalia. Un discoreo apparentemente centrato sull'analisi dei sistemi internazionali ma con un richiamo indiretto a quanto sta succedendo anche in Italia. «Credo che dovremo concentrare i nostri sforzi su come migliorare la sorveglianza multilaterale del Fondo monetario internazionale», ha detto. Aggiungendo significativamente: «Aumentare il coordinamento delle politiche di bilancio e alleviare il peso eccessivo che ricade sulle politiche monetarie». Insomma, per salvare la lira occorrono provvedimenti di politica economica: quelli annunciati in serata basteranno? Per avere una risposta, ovviamente, bisognerà aspettare lunedì la riapertura dei mercati. Sperando, nel frattempo, che le altre tensioni sui mercati non complichino il già maledettamente complicato percorso della lira. Che il dollaro, per esempio, dopo il su e giù violento dei giorni scorsi (ieri, ovunque, il dollaro ha frenato la corsetta del giorno prima: 1137,50 contro 1140,80 il cambio con la lira fissato a Milano) si stabilizzi. E che in casa del marco, in Germania, non siano vere le voci (per ora smentite) di un prossimo rialzo dei tassi. Armando Zeni Il direttore generale della Banca d'Italia Lamberto Dini che anche ieri ha ribadito l'impegno dell'istituto d'emissione per la difesa della lira LA SEI fiiWANA CALDA DELLA LIRA , DOLLARO USA 1144 rT 1140 -i». \ 1136 1132 1128 1124 1120 L.6/7 M.7/7 •: W M.8/7 G.9/7 V.10/7 757.40 757.20 757.00 756.80 756.60 756.40 756.20 756.00 755.80 755.60 755.40 MARCO TEDESCO L.6/7 M.7/7 M.8/7 G.9/7 V.10/7 Un altro venerdì di fuoco per la lira Le «voci» sulla manovra ridanno fiato alla speculazione e il marco sale a quota 757,40 Un altro venerdì di fuoco per la lira E Bankitalia corre in difesa della moneta MILANO. Un altro venerdì nero per la lira? Eh sì, per qualche ora, il timore degli uomini della Banca d'Italia ieri è stato proprio quello di un bis, di un altro venerdì di fuoco per la lira sette giórni dopo il precedente. Non è stato così, per fortuna. Ma lo scivolone, nonostante l'intervento sul mercato e i 100 milioni di marchi (e i 30 milioni di Ecu) venduti da via Nazionale al momento del fixing, c'è stato. Eccome: il marco a 757,40, una lira sopra le 756,48 di giovedì, pochi centesimi sotto il record di una settimana fa, sono indubbiamente un fatto preoccupante. Così come un tasso di finanziamento dei pronti contro termine al 15,09% sono un altro record che fa riflettere. Insomma, il segnale lanciato di nuovo dalla grande speculazione internazionale è fin troppo chiaro: la lira è sempre sotto tiro e basta un nulla perché la tempesta si riscateni. Soprattutto se agli interventi monetari, se alle difese costruite dall'istituto centrale con il rialzo dei tassi non seguiranno quei provvedimenti di risanamento dell'economia che l'estero considera indispensabili per ridare fiducia al Sistema Italia. Un'altra giornataccia quella di ieri per la lira. Le premesse, ahimè, c'erano tutte. Le anticipazioni - subito smentite dal governo ma comunque circola¬ te a lungo tra gli operatori internazionali - su possibili tassazioni dei titoli di Stato. E poi le voci di una manovra che ora dopo ora, nelle aspettative della vigilia, diventava sempre più complessa, contrastata, minacciata dai veti dei sindacati e persino di alcuni partiti della maggioranza: niente addizionale, ni a una patrimoniale, no a una riforma vera delle pensioni. Prima ipotesi di superstangata, poi di semplice stangatina. E tanto è bastato alle antenne della speculazione per captare messaggi contraddittori, per ricominciare a tessere la trama contro la lira. Qualcosa, l'ostacolo del rincaro del denaro e dei tassi varato dalla Banca d'Italia con l'aumento dello sconto, ha fatto. Qualcosa ma poco. Il marco, sceso a quota 755, quasi ai minimi dell'inizio delle tensioni sulla lira partite dopo il no a Maastricht dei danesi, ha ripreso a correre. Un po' su giovedì, un altro po' su ieri. «Brutto segno», è il commento di molti banchieri, preoccupatissimi del fatto che nonostante la scossa del tasso di sconto, cinque giorni dopo la lira sia di fatto ai medesimi livelli di emergenza. Chi ha seguito più da vicino le mosse ultime della speculazione sulla lira, per esempio dalla prima linea di via Nazionale, fa capire che la manovra ha subito un cambiamento di strategie. Se fino a una settimana fa l'attacco era teso a battere con la forza di grandi vendite ogni difesa della Banca d'Italia, adesso la tattica si sarebbe fatta più subdola, più sottile, più di lunga durata. Ecco perché, insiste ripete a ogni occasione il governatore Carlo Azeglio Ciampi (l'ultima due giorni fa a Perugia, al seminario in memoria di Rinaldo Ossola): «Il governo deve far presto», deve intervenire con una manovra rapida e concreta. La barriera eretta da Ciampi e dai suoi bravissimi gnomi di via Nazionale potrebbe non bastare più. Ieri, tanto per ripassare il concetto a chi di dovere, da Perugia ha detto la sua anche Lamberto Dini, direttore generale di Bankitalia. Un discoreo apparentemente centrato sull'analisi dei sistemi internazionali ma con un richiamo indiretto a quanto sta succedendo anche in Italia. «Credo che dovremo concentrare i nostri sforzi su come migliorare la sorveglianza multilaterale del Fondo monetario internazionale», ha detto. Aggiungendo significativamente: «Aumentare il coordinamento delle politiche di bilancio e alleviare il peso eccessivo che ricade sulle politiche monetarie». Insomma, per salvare la lira occorrono provvedimenti di politica economica: quelli annunciati in serata basteranno? Per avere una risposta, ovviamente, bisognerà aspettare lunedì la riapertura dei mercati. Sperando, nel frattempo, che le altre tensioni sui mercati non complichino il già maledettamente complicato percorso della lira. Che il dollaro, per esempio, dopo il su e giù violento dei giorni scorsi (ieri, ovunque, il dollaro ha frenato la corsetta del giorno prima: 1137,50 contro 1140,80 il cambio con la lira fissato a Milano) si stabilizzi. E che in casa del marco, in Germania, non siano vere le voci (per ora smentite) di un prossimo rialzo dei tassi. Armando Zeni Il direttore generale della Banca d'Italia Lamberto Dini che anche ieri ha ribadito l'impegno dell'istituto d'emissione per la difesa della lira LA SEI fiiWANA CALDA DELLA LIRA , DOLLARO USA 1144 rT 1140 -i». \ 1136 1132 1128 1124 1120 L.6/7 M.7/7 •: W M.8/7 G.9/7 V.10/7 757.40 757.20 757.00 756.80 756.60 756.40 756.20 756.00 755.80 755.60 755.40 MARCO TEDESCO L.6/7 M.7/7 M.8/7 G.9/7 V.10/7
Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Lamberto Dini, Rinaldo Ossola, Zeni
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