EMERGENZE LITURGIE AGGIUSTAMENTI

EMERGENZE LITURGIE AGGIUSTAMENTI EMERGENZE LITURGIE AGGIUSTAMENTI ANCHE questa volta il copione dello psicodramma collettivo proprio delle manovre economiche è stato rispettato alla lettera: indiscrezioni pilotate, convulsi incontri notturni, consultazione delle «parti sociali», babele delle lingue, provvedimenti smontati e rimontati, governo in conclave per ore. Ma il gran tormento non ha prodotto il colpo d'ala di cui pochi per la verità si ostinavano ancora a sperare. Da Palazzo Chigi, a sera, Giuliano Amato non è uscito come il Quintino Sella destinato ad avviare la grande opera di risanamento economico del Paese, ma semmai con il profilo basso di molti dei suoi predecessori, costretto, con liturgie immutabili, a varare misuretampone per l'emergenza. Una scena di improvvisazioni, tentennamenti e balbettii congiunturali, cui abbiamo assistito mille volte fin dal tempo dei «decretoni» Anni Settanta, caratteristici dei governi balneari. Il Consiglio dei ministri fiume ha in qualche modo rastrellato i 30 mila miliardi che mancavano, ma con scelte di corto respiro, che non segnalano una svolta epocale e neanche una grande svolta. Caduta l'addizionale Irpef, soprattutto per l'opposizione dei sindacati, che la giudicavano giustamente una sorta di tassa sugli onesti, è prevalsa la patrimoniale, parola che turba i sonni degli italiani fin dal dopoguerra, ma che non muta la logica delle misure una tantum: servono a tappare i buchi, ma non a risanare Alberto Staterà CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA EMERGENZE LITURGIE AGGIUSTAMENTI EMERGENZE LITURGIE AGGIUSTAMENTI ANCHE questa volta il copione dello psicodramma collettivo proprio delle manovre economiche è stato rispettato alla lettera: indiscrezioni pilotate, convulsi incontri notturni, consultazione delle «parti sociali», babele delle lingue, provvedimenti smontati e rimontati, governo in conclave per ore. Ma il gran tormento non ha prodotto il colpo d'ala di cui pochi per la verità si ostinavano ancora a sperare. Da Palazzo Chigi, a sera, Giuliano Amato non è uscito come il Quintino Sella destinato ad avviare la grande opera di risanamento economico del Paese, ma semmai con il profilo basso di molti dei suoi predecessori, costretto, con liturgie immutabili, a varare misuretampone per l'emergenza. Una scena di improvvisazioni, tentennamenti e balbettii congiunturali, cui abbiamo assistito mille volte fin dal tempo dei «decretoni» Anni Settanta, caratteristici dei governi balneari. Il Consiglio dei ministri fiume ha in qualche modo rastrellato i 30 mila miliardi che mancavano, ma con scelte di corto respiro, che non segnalano una svolta epocale e neanche una grande svolta. Caduta l'addizionale Irpef, soprattutto per l'opposizione dei sindacati, che la giudicavano giustamente una sorta di tassa sugli onesti, è prevalsa la patrimoniale, parola che turba i sonni degli italiani fin dal dopoguerra, ma che non muta la logica delle misure una tantum: servono a tappare i buchi, ma non a risanare Alberto Staterà CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Alberto Staterà, Giuliano Amato, Quintino Sella