Con la bussola in testa di Ezio Giacobini

Con la bussola in testa ORIENTAMENTO Con la bussola in testa Trovati cristalli di magnetite nel cervello umano ORGANI •uccèlli piccioli ANI diversi in alcuni li - ad esempio nei piccioni - nei pesci e persino nelle api contengono microscopici cristalli di un sale di ferro, la magnetite, che si trova, tra l'altro, nelle miniere a cielo aperto dell'Isola d'Elba. Come dice il nome, questo minerale ha proprietà magnetiche, cioè è in grado di attirare oggetti contenenti ferro e di interagire con il campo magnetico terrestre. Anche certi batteri, come YAquaspirillum magnetotacticum, contengono cristalli di magnetite. A cosa servono? Nell'ultimo caso la risposta è semplice: i cristalli ferrosi trasformano i batteri in aghi da bussola naviganti nel fuido acquoso di altri organismi. La presenza dei cristalli di magnetite è essenziale per l'orientamento dei piccioni e dei pesci nell'aria come nell'acqua. La distruzione degli organi che li contengono porta a un semitotale disorientamento. Un recente articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Science degli Stati Uniti, firmato da un geobiologo, Joseph Kirshwink e dai suoi colleghi del Califorr.ian Institute of Technology (Caltech), annuncia la scoperta di cristalli di magnetite nel cervello umano. Come si è giunti a una scoperta del genere? L'ispirazione venne da risultati ottenuti usando una tecnica ormai comune nelle cliniche neurologiche di tutto il mondo, la risonanza magnetica (Mri = magnetic resonance imaging) nucleare. Con essa si ottiene un'immagine assai precisa di varie fette del cervello in un soggetto vivente. Esaminando accuratamente alcune immagini, Kirshwink giunse alla conclusione che certe ombre potevano esser causate solo da materiale ferromagnetico. La Mri è sensibilissima ai metalli e difatti durante l'esame i pazienti vengono privati, anche per motivi di sicurezza, di ogni oggetto metallico. Per dimostrare definitivamente la presenza di cristalli ferrosi nel cervello gli scienziati svilupparono due tecniche diverse. La prima permetteva di preparare opportunamente materiale cerebrale ottenuto da autopsie o da animali evitando accuratamente ogni contaminazione prodotta da strumenti metallici o da polvere. La seconda permetteva un esame diretto sotto il microscopio elettronico di minutissimi frammenti di tessuto cerebrale ottenuti mediante centrifugazione. Sotto il microscopio elettronico apparivano corpi scuri uguali a quelli trovati precedentemente pure al Caltech in alcuni batteri. Se queste particelle sono veramente accumuli di ferro presenti nel tessuto nervoso dobbiamo cercare di capirne la funzione. Ad esempio, 1 campi elettromagnetici deboli generati da linee ad alta tensione sono stati incolpati di facilitare l'insor¬ genza di tumori, soprattutto cerebrali, e della leucemia. La questione è ancora vivamente dibattuta dagli specialisti. Potrebbero tali campi magnetici interagire anche con i cristalli di magnetite scoperti ora nel cervèllo? Il materiale ferroso intracerebrale pone anche la questione di minuti campi elettromagnetici generati nel medesimo tessuto e captatili appunto mediante il Mri. Quali sarebbero gli effetti biologici di questi microcampi naturali? Prima di tutto potrebbero facilitare l'interazione con altri campi magnetici esterni o avere un effetto sulle onde elettromagnetiche generate normalmente dallo stesso cervello, misurabili con l'elettromagnetogramma e usate per la diagnostica clinica. Secondo alcuni critici dei risultati di Kirshvink, il cervello conterrebbe quantità di una proteina, la ferritina, sufficiente a spiegare la presenza del fer¬ ro e le ombre viste con l'Mri. In altre parole la magnetite trovata dagli scienziati del Caltech non sarebbe altro che ferritina di deposito. Poiché sembra difficile trovare una funzione per la magnetite cerebrale analoga a quella di bussola naturale nei piccioni e nei pesci, ci si chiede se questi depositi ferrosi non rappresentino solo un residuo evoluzionistico lasciatoci dai nostri antenati. Disgraziatamente gli esse- ri umani sono molto meno abili dei pesci e degli uccelli nell'orientarsi in percorsi lunghi senza l'aiuto della vista, di carte o appunto della bussola. Visto che le migrazioni umane non richiedono questo tipo di strumento è possibile che l'evoluzione ne abbia annullata la funzione lasciandocene solo il ricordo. Ezio Giacobini Università del Sud Illinois Quello degli uccelli migratori è l'esempio più conosciuto di eccellente capacità di orientamento, facoltà condivisa da cetacei, pesci e insetti

Persone citate: Joseph Kirshwink

Luoghi citati: Illinois, Stati Uniti