UNA MUSERUOLA PER LE RECENSIONI di Luciano Genta

UNA MUSERUOLA PER LE RECENSIONI UNA MUSERUOLA PER LE RECENSIONI A tempo di giu1 ^ dizi e pagelle, il / non solo a scuoI 1 I * la. Le schede di valutazione, j J per noi che la- I 1 I votiamo nei I supplementi I j /" culturali dei J—Lsdil quotidiani, sono arrivate adesso in libreria, sotto il titolo La comunicazione editoriale (pp. 156, L. 28.000). Le ha stilate La Rivisteria: il mensile milanese, diretto da Bea Marin, ha esaminato con geometrica pazienza le pagine di sei supplementi (i «domenicali» di Corriere della sera, Giornale nuovo, Sole 24 ore, il Tuttolìbrì della Stampa, La talpa del venerdì nel manifesto, l'Unità), ha calcolato lo spazio dedicato alle recensioni librarie nel corso del '91, ha compilato la graduatoria di beneficiati e penalizzati: hanno trovato ospitalità solo 371 editori, il 13,5%; di questi, solo 25 sono stati segnalati da tutti i sei supplementi; l'I,8% degli editori si è aggiudicato il 40,6% delle recensioni: Mondadori e Einaudi al primo posto, seguiti a ruota da Garzanti, Adelphi, Rizzoli, incalzati da Bollati Boringhieri, Mulino, Laterza e Feltrinelli. Mentre i piccoli editori, anche quelli ormai affermati come e/o, Theoria, ecc, debbono sempre «arrancare», conquistarsi le posizioni, con «una guerra di trincea». Il mercato del libro resta un settore in cui sono carenti le analisi ben documentate (un contributo tecnico in questa direzione viene dall'Indagine sull'editorìa ora pubblicata dalla Fondazione Agnelli, pp. 246, L. 19.000). I numeri sono sempre benvenuti, per evitare i bla bla generici e inconcludenti. Anche questo Borsino delle recensioni ha il merito di obbligarci a fare un po' più di conti. Detto questo, a unanime giudizio (compreso quello dei suoi estensori), si rivela uno strumento parziale, ina¬ deguato e per certi versi fuorviante. Perché il Borsino considera appunto solo le recensioni canoniche, quelle, per capirci, che riportano in testa o in coda i dati bibliografici del libro (nel nostro gergo il blocchetto). Al contrario, in questi anni sui quotidiani si è cercato di presentare i libri nelle forme più diverse: dalla scheda alla rubrica per generi e argomenti, dall'anticipazione all'intervista con l'autore, e poi, soprattutto, l'inchiesta, il dibattito, la polemica, a volte utilizzando un titolo anche solo come provocazione. Si può condividere o no questa tendenza. Di fatto ha rotto i tradizionali confini delle terze pagine, ha intersecato le pagine libri con quelle di «società, cultura, spettacoli», ha coinvolto pubblici diversi e frastagliati, cercando di catturare quei lettori definiti dalle statistiche deboli o occasionali. Quindi, piaccia o no, non la si può ignorare, quando si tirano giù i conti. Altrimenti si rischia di discutere su dati scorretti. Parliamo per noi: La Rivisteria sostiene che Tuttolibri è per gli editori «uno degli spazi più difficili da raggiungere» e aggiunge ad esempio: «Brillano alcune assenze come Sellerio, Tartaruga, Iperborea». Abbiamo richiesto un rapido controllo al computer del nostro archivio e ci siamo ritrovati una stampante lunga tre metri, con una trentina di segnalazioni complessive per le tre sigle editoriali. Com'è pos¬ sibile? Semplice. Un articolo a 4 colonne per II canto dell'essere e dell'apparire dell'olandese Noteboom, edito da Iperborea, per il Borsino non conta: perché è un colloquio con l'autore. E cosi pure non vale, nel caso di Sellerio, l'incontro con Nelida Milani, scrittrice italiana in Croazia, per la sua Valigia di cartone. Tanto meno pesano le decine di note nelle rubriche dei «tascabili» o degli «appena usciti». Non sono solo fatti nostri, questioni di «cucina» giornalistica. Coinvolgono i lettori, la loro domanda di informazione (e formazione) culturale. Già Calvino diceva che è spesso più interessante ed utile parlare di libri «dentro i fatti», stabilire un «cortocircuito» tra attualità e memoria. Lo faceva Sciascia, leggendo ad esempio le Brigate rosse attraverso un romanzo di Chesterton come L'uomo che fu Giovedì. Lo conferma Beniamino Placido, con i giochi di prestigio delle sue citazioni colte lasciate cadere nel bel mezzo di una digressione televisiva. Il che non significa affatto rinnegare il valore della recensione, il ruolo della critica, ecc. Il punto è un altro: l'efficacia del messaggio non si misura di per sé in centimetri quadri di testo scritto (a proposito: come «pesare» anche la collocazione, i titoli, le illustrazioni e la grafica?). E purtroppo non c'è da illudersi mai troppo sui risultati: in questi anni lo spazio per l'informazione sui libri è enormente cresciuto mentre il consumo di libri è rimasto stagnante. Allora, sembra davvero poco proficuo dividersi e rinfacciarsi la «lottizzazione» delle recensioni (si è calcolato che se si dovessero segnalare tutte le novità ci sarebbe per ognuna circa mezzo centimetro quadrato: doveroso scegliere. E lo si può fare ancora in base alle idee e ai gusti, magari sbagliati, ma liberi. Luciano Genta Mdbcm((c

Luoghi citati: Croazia